Verona, 12 aprile 2022 – Le Colline Unesco come leva strategia per la ripartenza, puntando sull’economia del Prosecco e sul turismo per guidare il rilancio. Con 104 milioni di bottiglie e oltre 620 milioni di fatturato solo nell’ultimo anno, con una crescita del 18%, a Vinitaly 2022 si torna a parlare del Veneto. E lo ha fatto il governatore Luca Zaia che, questa mattina, ha ricevuto nello spazio espositivo regionale il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, per suggellare un patto capace di creare un asse tra il Prosecco e il Passito di Pantelleria.
“Due Patrimoni dell’Umanità, che hanno raggiunto questo risultato su mia iniziativa – ha spiegato il Presidente del Veneto –. Da sempre è ottimo il rapporto tra le nostre regioni. E le due aree, quella del prosecco e quella pantesca, hanno vissuto un percorso simile, figlio di una agricoltura eroica. Per questo ho proposto di creare un’alleanza tra Prosecco e Passito”, dice Luca Zaia.
Vinitaly 2022, Zaia attacca il Prosek: "Giù le mani dal Prosecco, citiamoli per danni"
L’invito è stato subito raccolto dal presidente siciliano, che ha ricevuto in omaggio una bandiera della regione Veneto, “l’unica che ha scritta la parola pace”, ha ricordato Zaia. “Dobbiamo fare sintesi fra le nostre regioni, per agricoltura e turismo. E speriamo – ha detto il governatore Musumeci – che arrivi presto l’autonomia concreta, tanto attesa dal Veneto e dalla Sicilia, basata sulla solidarietà e sulla corresponsabilità”. Speranza confermata dal Governatore della Regione Veneto.
Veneto, “capolista” Unesco
Con nove siti iscritti al registro del Patrimonio Unesco, il Veneto è tra le realtà più tutelate. “Le Colline Unesco saranno tra le leve che ci confermeranno ai vertici turistici nazionali – conferma il presidente veneto, Luca Zaia – e il riconoscimento raggiunto è destinato ad aprire un nuovo rinascimento per il territorio. Assieme a tutti i nostri siti Unesco, le Colline di Conegliano e Valdobbiadene hanno tutte le caratteristiche paesaggistiche, sociali e culturali per essere un tesoro, vero catalizzatore di uno ‘slow tourism’ che sia anello di congiunzione tra le spiagge dell'Adriatico, le città d'arte, i laghi, e le nostre montagne come le Dolomiti, dove si terranno le Olimpiadi Invernali 2026".
La ricerca: cosa pensano i giovani del vino
È in calo la quota di italiani che bevono vino, che comunque rimane un prodotto strategico per l'economia italiana. Erano il 58% nel 1993, sono il 55,5% nel 2020. Nello stesso arco di tempo, la quota di giovani che apprezza un buon bicchiere di vino, bevendo con moderazione bottiglie di qualità, è salita dal 48,7% al 53,2%, mentre quella che beve più di mezzo litro al giorno è scesa in picchiata dal 3,9% a meno dell'1%. È quanto emerge dal Rapporto Enpaia-Censis sul mondo agricolo ''Responsabile e di qualità: il rapporto dei giovani col vino'', presentato al Centro Congressi del Vinitaly a Verona.
Tra i giovani che consumano vino, il 70,9% lo fa raramente, il 10,4% uno o due bicchieri al giorno e il 17,3% solo stagionalmente. I numeri dicono che il consumo di vino è un invariante delle abitudini, componente significativo della buona dieta guidato dalla ricerca della qualità e dal suo ruolo di moltiplicatore della buona relazionalità. La risultante di tutto ciò è un rapporto responsabile e maturo.
Inoltre il 79,9% dei giovani con età compresa tra 18 e 34 anni afferma che nel rapporto con il vino vale la logica “meglio meno, ma di qualità”. Non solo: il 70,4% di giovani dichiara: ''Mi piace bere vino, ma senza eccessi''. L'italianità come criterio di scelta è richiamato dal 79,3% dei giovani, perché è percepito come garanzia di qualità. Il riferimento alle certificazioni Dop (85,9%) o Igp (85,2%) mostra come i giovani siano molto attenti al nesso tra vini e territori,