Verona, 7 giugno 2022 – Nessuna ragazzina che ha denunciato ha riconosciuto i molestatori, i fascicoli aperti sono ancora a carico di ignoti. “In tribunale non si fanno processi sociologici. Considerata l'estrema gravità di quanto accaduto, è comprensibile invocare il massimo rigore. Ma prima bisogna attribuire con assoluta certezza i singoli reati a chi li ha commessi”. Lo dice il procuratore reggente di Verona, Bruno Francesco Bruni al Corriere del Veneto, commentando la maxirissa sul Garda. Entrambe le inchieste aperte dagli inquirenti scaligeri risultano per ora “contro ignoti, nei confronti di persone da individuare”. Al momento, ci sono solo cinque denunce per molestie: la procura invita le altre vittime a farsi avanti.
Baby gang Treviso, scontro tra gruppi rivali al bar della stazione: 9 minori identificati
È un gruppo di una trentina di persone quello su cui si stanno concentrando le indagini per far luce su quanto accaduto lo scorso 2 giugno a Peschiera del Garda. Lo conferma il procuratore di Verona, Francesco Bruni, spiegando che si tratta di "un bacino all'interno del quale si cercano i responsabili delle molestie avvenute sul treno di rientro e, probabilmente, anche dei danneggiamenti a Peschiera del Garda". Le indagini stanno proseguendo con l'analisi dei contributi video – molti dei quali pubblicati sul social network TikTok – che documentano con particolare precisione quando accaduto a Peschiera del Garda quel pomeriggio sul Lago di Garda.
Maxirissa, cosa sta succendo e cosa sappiamo:
- Le indagini
- Una decina le ragazzine molestate
- Odio razziale?
- Sala: “Baby gang: allarme sociale”
- Cosa succede in Questura
Le indagini
Fascicoli aperti sulla maxirissa scoppiata il 2 giugno sul Garda, per fare luce sull'organizzazione dell'evento che ha portato centinaia di persone nella piccola cittadina di Peschiera e poi degenerato in violenza. Sono due le inchieste parallele sui disordini e sulle molestie alle ragazze lombarde. La prima indagine riguarda i disordini scoppiati tra Peschiera e Castelnuovo, sia in città che in quel tratto di spiaggia dismesso che da tempo attira disordini e degrado. Per questo fascicolo, l'ipotesi è di rissa aggravata, danneggiamenti e tentata rapina. Il secondo filone delle indagini si focalizza specificatamente sulle molestie sessuali denunciate da cinque adolescenti lombarde sul treno che le riportava a casa dopo una giornata trascorsa a Gardaland.
A coordinare il doppio filone d'indagine sarà il pm Mauro Leo Tenaglia. “Il primo si concentrerà sui pesantissimi eventi accaduti in spiaggia e riguarderà danneggiamenti, risse, lesioni, rapine, devastazioni, vandalismi, interruzione di pubblico servizio”, anticipa Bruni. “Il focus della seconda inchiesta invece sono le molestie sessuali subite e denunciate in treno da almeno cinque minorenni. Abbiamo appena ricevuto gli atti dai colleghi di Milano, la competenza a indagare spetta a Verona”.
A riguardo si è ipotizzata una trentina di sospettati, ma nessuna delle ragazzine è stata finora in grado di riconoscere da foto e video colui o coloro che le hanno “toccate”, indicando solo tatuaggi, capi d'abbigliamento e altri particolari a cui sarà comunque possibile trovare riscontro dai filmati, ma ci vorrà del tempo”, continua il procuratore scaligero.
Una decina le ragazzine molestate
Peraltro, per Bruni, le vittime sarebbero “più numerose rispetto alle cinque che hanno sporto denuncia, almeno il doppio”. Quanto alle prove a disposizione degli investigatori per stringere il cerchio sul branco, si profilano, oltre alle possibili testimonianze dirette, principalmente due piste: le decine di filmati pubblicati sui social e le immagini di videosorveglianza girate alla stazione di Peschiera e nei pressi del lungolago dov'è andato in scena il raduno sfociato in scorribande e violenze fino all'intervento delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa.
Odio razziale?
Secondo quanto trapela da fonti giudiziarie, non è escluso che la Procura veronese valuti, per la seconda inchiesta, anche l'aggravante dell'odio razziale, sulla base proprio delle dichiarazioni delle cinque vittime. “Mentre ci toccavano senza lasciarci scampo – ha raccontato una delle adolescenti agli investigatori – ci urlavano: qui non vogliamo italiani”. Sono una trentina le persone sospettate.
Sala: “Baby gang: allarme sociale”
Una vicenda che ricorda da vicino le violenze scoppiate a Milano la notte di Capodanno, quando il branco aveva assalito giovani e molestato sessualmente numerose ragazze nel centro della città. E, infatti, a lanciare l’allarme su un fenomeno sempre più preoccupante è il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. “Quello delle baby gang è un allarme sociale e, purtroppo, lo è in tutta Italia e in tutto il mondo. Bisogna lavorare di più e non si può immaginare solo la repressione, anche se il territorio va controllato eccome”, dice il primo cittadino meneghino commentando i fatti del Garda.
“Ci sono dei fattori sociali sottostanti a questi fenomeni – continua –. I giovani dobbiamo da un lato comprenderli e dall'altro aiutarli. Oggi vedo tanti giovani che si impegnano molto e hanno una grande aspettativa – conclude – e tanti che sembrano persi, dobbiamo sostenere i primi e cercare di aiutare i secondi”.
Cosa succede in Questura
Bocce cucite in questura a Verona sugli elementi raccolti finora dalle testimonianze di chi ha vissuto da vicino quelle terribili ore di violenza. Verranno passati al setaccio le immagini delle telecamere di video sorveglianza: primo obiettivo è dare un volto ai responsabili delle violenze, il secondo è arrivare all’organizzazione del raduno che, giovedì 2 giugno, ha portato sulle sponde del lago centinaia di ragazzi. Tutto è partito da un video lanciato su TikTok che, al grido "L'Africa a Peschiera del Garda", invitava tutti per il giorno della Festa della Liberazione a un raduno una spiaggia libera tra Castelnuovo e Peschiera del Garda.