Verona, 7 febbraio 2024 – Anche la banca può essere ritenuta responsabile delle truffe con il metodo del “phishing”, le false richieste online, ai danni dei propri clienti. É quanto è emerso in una vicenda che riguarda una donna veronese, vittima di una truffa con il metodo del "phishing”, che ha vinto il ricorso presso l'Arbitro Bancario Finanziario ottenendo un risarcimento di 50mila euro.
La vicenda
La donna, dopo il rifiuto della sua banca cui aveva chiesto la restituzione della somma sottrattale attraverso tecniche combinate di “smishing” e “vishing”, quindi attraverso false richieste di comunicazione dei propri dati bancari o con messaggi sul cellulare o con telefonate, si era rivolta ad Adiconsum Verona. L'avvocato dell'associazione, Carlo Battistella, esperto nel settore delle frodi e delle truffe online, nel corso della procedura ha messo in luce la responsabilità dell'istituto bancario coinvolto, evidenziando la mancata implementazione delle difese necessarie e attuabili contro questa sempre più frequente tipologia di truffa.
Adiconsum: "Pronuncia fondamentale per tutte le vittime”
"Questa pronuncia favorevole - ha dichiarato Battistella - rappresenta un risultato di fondamentale importanza per tutti i consumatori che cadono vittime di truffe online. È una vittoria che dimostra che i casi di phishing possono essere affrontati con successo e che le istituzioni finanziarie devono assumersi la responsabilità di proteggere i propri clienti da tali minacce”. Il legale ha aggiunto che “bisogna reagire con determinazione quando si è vittime di phishing. Non ci si deve arrendere di fronte al semplice diniego della banca coinvolta. È fondamentale indagare a fondo sulle responsabilità delle parti coinvolte e ottenere il giusto risarcimento”.