Verona, 10 ottobre 2023 – “Non posso stare qui mentre il mio popolo muore: vado, non ho paura”. È la chiamata alle armi avvertita nel cuore da Nadav, un 27enne israeliano che abita a Verona e studia medicina a Bologna. E così ha deciso di partire come riservista per combattere nella guerra appena scoppiata tra Israele e Hamas. Troppi morti per restare, Nadav ha scelto di fare la sua parte: “Voglio aiutare il mio popolo, non posso stare qua mentre laggiù si muore per difendere il Paese”.
Ormai sono più di un migliaio le vittime del conflitto in atto, iniziato sabato con il raid notturno dei soldati palestinesi a un rave party nel deserto e proseguito con gli attacchi sistematici delle Forze di difesa israeliane nella Striscia di Gaza. E di fronte a queste immagini così cruente, sono tanti i ragazzi italo-israeliani che hanno deciso di rientrare in patria per imbracciare le armi e difendere il proprio Paese. Ieri, dall’aeroporto internazionale di Fiumicino, sono partiti 300 giovani riservisti richiamati da Israele e che vivevano in varie regioni d’Italia.
La scelta coraggiosa di Nadav
Nadav è un ragazzo come tanti altri, una vita ‘normale’ tra la facoltà di medicina a Bologna e la sinagoga di Verona, che frequenta regolarmente. “Mi do da fare per la comunità ebraica veronese. Ma la mia famiglia vive in Israele – racconta il 27enne – sia a Gerusalemme che nelle zone vicine alla striscia di Gaza. Tanti miei amici sono già stati arruolati per la guerra, io spero di raggiungerli in fretta. Vado, non ho paura”.
“Pronto a sacrificare la mia vita”
“Sono consapevole del rischio – sottolinea Nadav – ma il mio Paese è minacciato e sono pronto a sacrificare la mia vita per il futuro di Israele e la pace del popolo ebraico. Sarò medico, ho scelto per professione di salvare vite umane, parto come soldato per fare la stessa cosa. E ne sono felice”. Nadav racconta di essere “scioccato” delle immagini della guerra che si sta combattendo nel suo Paese: “Sono cose che non si vedevano dai tempi dell'Olocausto”.
“Sento l'obbligo morale di andare a lottare per la giustizia – dice il giovane riservista – per la pace, per i diritti umani. Oggi è Israele e domani può succedere ovunque. Il terrorismo deve essere fermato altrimenti non ci sarà mai pace. Vogliono annientare gli ebrei e allontanarli dalla Terra Promessa. Ripeto, sono gli stessi obiettivi che avevano i nazisti. E chiedo a tutti di guardarsi dalle fake news che circolano in rete. Israele vuole la pace, in Israele convivono persone di tutte le religioni e razze”, conclude.
Trecento riservisti partiti dall’Italia
Non è il primo giovane a scegliere una strada così difficile. La fiorentina Susanna Camerini, 25 anni, è sposata da pochi mesi e ora vive in Israele con il marito: “Ero in vacanza quando ho ricevuto la chiamata dall’esercito, ho iniziato a piangere. Mai avrei pensato di ritrovarmi in questa situazione. Aspetto che i genitori di mio marito vengano a prendere il cane e poi parto”. Da Roma, si è già imbarcata su un aereo Noa Rakel Perugia, una studentessa di 22 anni che ieri si è imbarcata da Fiumicino insieme ad altri 300 ragazzi italo-israeliani.