Mantova, 9 luglio 2024 – Il fascicolo aperto dalla Procura di Verona resta per omicidio, ma le indagini dei carabinieri sul ritrovamento del cadavere di Erika Boldi sembrano sempre di più avvalorare l’ipotesi di una morte accidentale. Anche alla luce dei primi risultati dell’autopsia condotta oggi sul corpo della ragazza mantovana 26enne ripescato l'altro ieri nel canale Tartaro, a Vigasio (Verona), secondo la quale la ragazza sarebbe morta proprio per annegamento.
Ci vorranno invece alcuni giorni per sapere i risultati delle analisi tossicologiche. Secondo quanto si è appreso, non sarebbero state riscontrate ferite o segni di violenza fisica.
Come detto, il corpo della giovane era stato ritrovato domenica scorsa nelle griglie del canale Tartaro, a Vigasio, comune del Veronese, senza vestiti. Un primo esame sulla salma aveva rivelato l’assenza di segni evidenti di violenza ma anche assenza di acqua nei polmoni. Un dettaglio, questo, evidentemente smentito ora dall’autopsia.
Le ultime ore di vita
Sul caso sono al lavoro i carabinieri del nucleo investigativo della comando provinciale di Verona. Primo obiettivo è ricostruire i suoi ultimi momenti in vita. Dove si trovasse, quali movimenti abbia compiuto e, soprattutto, chi fosse con lei. Di certo c’è che sabato sera Erika ha trascorso alcune ore in un locale di Villafranca, in compagnia di un gruppetto di persone, dove è stata vista a bere un drink. Erano suoi amici? Oppure elementi appena conosciuti? E chi sono quelle persone con le quali Erika è uscita da quel ritrovo? Si è appartata da qualche parte con qualcuno di loro? E se è così, cos’è successo in quei momenti? Ha forse assunto stupefacenti, che le hanno provocato un malore?
A queste domande i militari dell’Arma stanno cercando di rispondere. Fin da domenica sono stati sentiti i familiari di Erika, alcuni conoscenti, i gestori del locale e chi serve ai tavoli. C’è da coprire il “buco” di alcune ore fra quella serata di apparente divertimento e il ritrovamento del corpo della giovane, avvistato da un addetto alla manutenzione del fiume. Gli investigatori stanno cercando anche di capire chi fosse alla guida dell’auto che alcuni testimoni hanno segnalato nella zona del ritrovamento del cadavere verso l’una di notte. La vettura – dicono i residenti – è arrivata sulle sponde del canale, si è fermata per pochi istanti e poi è ripartita a tutta velocità.
La famiglia
La famiglia di Erika, intanto, vuole conoscere la verità. Abituate alle sue lunghe assenze, la madre e la sorella – papà è morto da qualche tempo – non avevano comunque perso la speranza che la giovane potesse rimettersi in qualche modo in carreggiata, nonostante la dipendenza da più di una sostanza stupefacente. Si sono rivolte all’avvocato Marco Pezzotti, che ha nominato un consulente di parte per assistere all’autopsia.
La mamma di Erika ha parlato con L’Arena, il quotidiano di Verona. Ha raccontato di quella figlia difficile, della lotta con la tossicodipendenza iniziata sei anni fa e dei tentativi di farla disintossicare. Negli ultimi tempi, con la madre, aveva ipotizzato la possibilità di un ingresso nella comunità di San Patrignano.
Ha poi spiegato che venerdì, un giorno prima della sua scomparsa, Erika aveva detto loro che avrebbe trascorso la nottata da un’amica a Mantova. Questa giovane – pare – sabato pomeriggio ha parlato con la sorella di Erika, raccontandole di un litigio dopo il quale le due si sarebbero separate. L'amica avrebbe cercato la 26enne di San Martino dall’Argine, senza riuscire a trovarla.
“Mi interessa capire come è morta mia figlia – ha detto la madre all’Arena – Eravamo passate in diverse occasioni da Villafranca, per andare a Verona dove abbiamo parlato con alcuni volontari di San Patrignano. Mi ha detto che lì aveva degli amici”. Sempre al quotidiano scaligero la mamma di Erika ha aggiunto un particolare importante. Sabato sera, poche ore prima scomparire, la giovane avrebbe chiamato la sorella, dicendole che quella mattina era stata arrestata con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Nonostante questa vicenda – ancora tutta da accertare, compreso l’eventuale rilascio immediato – sembrava tranquilla. Che cosa è accaduto subito dopo? Gli investigatori provano a capirlo. In procura a Verona, intanto, è stato aperto un fascicolo, attualmente a carico di ignoti, in cui si ipotizza l’accusa di omicidio.