Portogruaro (Venezia), 24 febbraio 2022 – Dopo lo scoppio delle prime bombe e il dolore lacerante per i parenti rimasti in patria, i cittadini ucraini che vivono in Veneto si mobilitano. Domenica, a Portogruaro ci sarà una grande manifestazione indetta dall’associazione culturale Roskolana, nata nel 2005 in provincia di Venezia, per assistere e aiutare cittadini ucraini immigrati nel territorio del Veneto Orientale e nelle zone vicine e rappresentare i loro interessi e necessità. E intanto, il Veneto si sta organizzando per inviare aiuti ai connazionali che vivono in Ucraina.
"Vogliamo cercare di proteggere i bambini e le donne incinte, bisogna aiutarli perché gli uomini possano combattere tranquilli, sapendo che qualcuno si sta occupando della loro famiglia", racconta Alyona Poplavska, presidente dell'associazione veneta Roskolana. “Vediamo di organizzarci contattandoci a vicenda per capire come spostarsi, cosa possiamo offrire. Abbiamo tante persone ucraine che potrebbero magari offrire ospitalità a donne e bambini. Intanto stiamo raccogliendo informazioni e dando informazioni, cercheremo di coordinare le persone che non si conoscono per poter fornire un qualche aiuto e informazioni su dove si potrebbe andare".
“Anche le donne, dopo qualche lacrima, sono pronte a difendersi". Parenti e amici contattati questa mattina al telefono "sono preoccupati, ma non c'è il panico", spiega Poplavska, la cui famiglia al momento si trova a Kiev.
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"Domenica stiamo organizzando una manifestazione per la pace contro l'aggressione della Russia. Ci troveremo alle 11 in piazza a Portogruaro, vogliamo spiegare agli italiani e fargli conoscere la situazione".
Al momento, dove la presidente dell’associazione italo-ucraina, "c'è tanta manipolazione dell'informazione, è normale, l'Ucraina è abbastanza sconosciuta per gli italiani". Inoltre "il 4 marzo faremo un incontro intitolato 'Ucraina terra di confine, terra d'Europa', per far conoscere di più la storia e la posizione del Paese e sensibilizzare l'opinione pubblica", aggiunge Paplovska. "Questa mattina ho già ricevuto molte telefonate da amici e conoscenti italiani che hanno espresso la loro solidarietà e proposto forme di aiuto. Voglio ringraziare tutti gli italiani da parte di tutti gli ucraini".
E qualche richiesta sarà rivolta anche alle istituzioni italiane. "Ci consulteremo e formuleremo le nostre richieste concrete di collaborazione e sostegno", afferma Poplavska. Sarà fondamentale sensibilizzare e coinvolgere la popolazione italiana, che non conosce bene l'Ucraina e la sua situazione.
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La situazione è complicata anche per le tante famiglie ucraine divise a metà, con figli e parenti che vivono in Russia. E molti gli ucraini sono riusciti a scappare oltre frontiera nelle ultime settimane, spaventati dalle tensioni tra i due Paesi e dalle minacce di guerra, ora diventate realtà. “È vero che molti ucraini hanno parenti e amici in Russia e soffrono per questa situazione. Ma questi legami non vogliono dire che gli ucraini non siano pronti a difendere il loro Paese da quei russi che lo vogliono invadere. È brutto soprattutto per chi ha dall'altra parte parenti o amici, ma quelli che vengono a ucciderci non possono essere nostri amici", continua Poplavska.
"Gli ucraini che sono rimasti nelle zone invase – è il quadro illustrato da Alyona Poplavska – lo hanno fatto principalmente perché non hanno soldi, non hanno niente, nessun altro posto dove andare. O per via di genitori anziani o malati che era impossibile muovere. Tanti di quelli che si sono trasferiti lo hanno fatto subito oltre la linea di combattimento, per rimanere vicini alle loro case".
"L'Ucraina si sente un popolo europeo, gli ucraini non si sentono russi. Tanto è vero che nel referendum del 1991 la maggioranza del Paese, compresi Crimea e Donbass, hanno votato per l'indipendenza dell'Ucraina che è stata riconosciuta da tutto il mondo", conclude la presidente dell’associazione di Portogruaro.