REDAZIONE VENEZIA

Cavalcavia di Mestre, il procuratore: “Serve una perizia tecnica sul guardrail”

“Non ci sono segni di frenata o contro sterzata, vogliamo dire che la barriera avrebbe tenuto 23 tonnellate che sbandano?”, dice l’assessore Boraso. Il racconto del capo dei pompieri: "Ho visto colleghi piangere”. Oggi i parenti delle 21 vittime in obitorio per il riconoscimento. La procura sta indagano per omicidio stradale plurimo

Mestre (Venezia), 5 ottobre 2023 – Un ‘buco’ di due metri senza guardrail? È questa la domanda sulla quale si sta cercando di fare luce, un’ipotesi spuntata questa mattina e destinata a sollevare un polverone. Il Comune di Venezia si difende: “Sono affermazioni inaccettabili: quel buco è un varco di sicurezza, previsto dal progetto originario del manufatto”. A dirlo è l’assessore comunale ai trasporti Renato Boraso.

Il tratto del cavalcavia dove è accaduto l'incidente è stato sequestrato dalla Procura
Il tratto del cavalcavia dove è accaduto l'incidente è stato sequestrato dalla Procura

E aggiunge: “Il bus non è caduto perché c'era un buco di un metro e mezzo nel guardrail. È caduto 50 metri dopo il varco, dopo aver strisciato sul guardrail, senza segno di frenata o contro-sterzata”. Poi incalza: “O Vogliamo dire che senza il buco, la barriera avrebbe tenuto un mezzo in corsa, che sbanda, di 13 tonnellate?”. Quesiti che al momento sono senza risposta e sui quali potranno fare luce solo le indagini in corso.

Il procuratore: ”Serve una consulenza tecnica sul guardrail”

"Non abbiamo ancora acquisito'' i documenti relativi al progetto del cavalcavia di Mestre ha spiegato il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi che ha disposto una consulenza sul guardrail e sul parapetto esterno che non hanno retto all'urto con il mezzo elettrico dal peso di oltre 13 tonnellate. Il fascicolo aperto dalla procura per omicidio stradale plurimo resta a carico di ignoti e l'uomo che guida la procura invita la stampa alla prudenza: ''Non possiamo fare le cose ad minutus''. E Cherchi aggiunge che “non lo so se i guardrail fossero fatiscenti” per replicare a chi ritiene che le barriere protettive abbiamo avuto un ruolo nell'incidente. Per ora è stata disposta una consulenza delle barriere che si trovano su quel tratto di strada sequestrato, ma ancora non è stata decisa la squadra di esperti. ''Valuteremo con calma chi sentire e chi no'' anche del Comune di Venezia. ''Non abbiamo le conoscenze per poter fare valutazioni tecniche sulla tenuta del guardrail e sulla tenuta dell'altro parapetto e con gli esperti dovremo accertare'' quanto accaduto, conclude il procuratore

Boraso: “I nostri uffici non sono assassini”

“Noi ci sto all'idea di far passare i nostri uffici come assassini. Difenderò il loro operato in ogni modo”, dice l’assessore veneziano Renato Boraso. “Sarebbe da chiederci se è normale che il Comune debba mettere le mani e impiegare soldi per sistemare una opera fatta allo Stato negli anni '70”, aggiunge l'assessore ai trasporti in risposta alla polemica sulle condizioni del guardrail del cavalcavia Vempa.

"I nostri uffici dal 2016 sono impegnati per sistemare quel tratto di guardrail – ha proseguito – non si può affidare 7 milioni di euro di lavori senza una gara d'appalto. Chiediamoci invece perché in Italia una procedura per dei lavori debba essere così lunga”. 

Le indagini per omicidio stradale plurimo

Continueranno anche oggi le indagini per arrivare presto alla verità giudiziaria su quanto accaduto martedì sera sul cavalcavia Vempa. La procura ha aperto un fascicolo per omicidio stradale plurimo, anche se al momento non risultano indagati.

Sequestrata la scatola nera del pullman e passati al setaccio i video della telecamera di videosorveglianza del viadotto, gli inquirenti si stanno muovendo sulla pista di un malore dell'autista o di un guasto tecnico dell’autobus. Esclusa la presenza di un mezzo pirata: sul principio si era parlato di un’auto, poi di una presunta collisione con un altro pullman.

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Il capo dei vigili del fuoco: “Ho visto colleghi piangere”

Immagini dure che non si riesce a togliere dalla mente. “La fila dei cadaveri che diventava sempre più lunga, alla fine ne avevamo qui 19, due delle vittime sono decedute in ospedale. Ma ho davanti agli occhi lo sgomento dei ragazzi del personale sanitario. Correvano verso le ambulanze come dei pazzi con quelle barelle”. È il doloroso racconto del comandante dei vigili del fuoco di Venezia, Mauro Luongo.

Una scena terribile anche per i vigili più esperti. “Di incidenti stradali ne seguiamo molti. Siamo abituati, se si può dire così, ad affrontare la sofferenza della gente. Fra noi chiamiamo ‘incarcerati’ le persone da liberare nei mezzi incidentati. Qui c'erano gli incarcerati, c'erano tutti quei morti, c'era il volo da più di dieci metri, il fuoco”, continua il comandante Luongo.

“È stato attivato da subito il percorso psicologico della Croce Rossa – ha raccontato Luongo – un primo incontro con gli psicologi in caserma, tutti assieme. Ho visto molti colleghi coinvolti emotivamente. Quando arrivi su una scena del genere, ti dai da fare e basta: scattano automatismi, sei addestrato per essere lucido, per la competenza. Poi, però, quando l'intervento finisce, è un'altra cosa. Ho visto colleghi di provatissima esperienza agire sul posto senza un tentennamento e poi scoppiare a piangere alla fine del lavoro”. 

Sposina intrappolata tra le fiamme: era incinta di sei mesi

Era incinta di sei mesi la giovane donna croata morta nell’incidente di Mestre mentre era in viaggio di nozze col marito. Si chiamava Vecernji List e si era sposata nemmeno un mese fa in Croazia. Le nozze il 10 settembre e poi il viaggio in Italia prima del parto. Il marito è ferito gravemente ed è ricoverato a Mirano, nel Veneziano.

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Critiche le condizioni dei feriti

Negli ospedali del Veneto sono ricoverati 15 pazienti coinvolti nell'incidente. Si tratta di 12 adulti e 3 minorenni. Dieci di loro si trovano in terapia intensiva, sei in condizioni molti critiche. Sono tutti stranieri e sono stati smistati nei vari ospedali in base alla gravità delle ferite e delle ustioni riportate durante l’urto e l’incendio del mezzo sul quale viaggiavano, di ritorno a Marghera dopo una gita a Venezia.

Migliorano le condizioni di alcuni dei feriti più gravi dell'incidente del pullman precipitato dal cavalcavia di Mestre. Resta invariato quindi il numero dei deceduti nel disastro, 21. Secondo fonti sanitarie, sono in netto miglioramento il marito croato della sposina morta, che oggi lascerà la terapia intensiva per il trasferimento in reparto, e di una donna francese in rianimazione a Dolo, che dà a sua volta segni di ripresa.

Identificazione in corso

Sono state identificate con certezza 13 delle 15 persone ricoverate: si tratta di cinque ucraini, quattro tedeschi, due spagnoli, un croato e un francese. Sono ancora in corso – a quanto si apprende – accertamenti su una cittadina ucraina e un uomo tedesco. Bandiere a mezz'asta all’ospedale dell’Angelo di Mestre, dove sono ricoverati 5 feriti, di cui due donne e un uomo di nazionalità ucraina, un tedesco e una donna in corso di identificazione

Il grosso dei feriti sono stati smistati tra l’ospedale di Mestre  e di Treviso, qui i medici stanno monitorando h24 altre 5 persone, di cui due minori austriaci, una ragazza e un ragazzo. A Padova sono ricoverati 3 feriti: una donna spagnola, una bambina ucraina, un'altra donna in corso di identificazione.Una donna francese è in cura all’ospedale veneziano di Dolo e un uomo croato – il marito della ragazza incinta Vecernji List – si trova a Mirano, sempre in provincia di Venezia. Alle 11 di oggi, i medici dirameranno il nuovo bollettino medico con gli aggiornamenti.

Oggi il giorno del dolore

Oggi i parenti delle vittime arriveranno all’obitorio dell’ospedale di Padova per il riconoscimento ufficiale dei loro cari. Sarà una giornata difficile, Ulss e Regione hanno messo a disposizione un team di psicologi per il supporto e la gestione del dolore.

Sono state tutte identificate le 21 persone morte sul bus precipitato su via dell’Energia. Si tratta di nove ucraini, quattro rumeni, tre tedeschi e due portoghesi, a cui si aggiungono un croato, un sudafricano e un italiano, ovvero l'autista trevigiano Alberto Rizzotto.