Venezia, arrestato l’assessore Renato Boraso. Indagato anche il sindaco Brugnaro

Sono 18 le persone sotto inchiesta per l’area dei Pili. In manette anche l’imprenditore edile Fabrizio Ormenese. Sequestri per un milione di euro

L'assessore Andrea Boraso (a sinistra) e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro

L'assessore Andrea Boraso (a sinistra) e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro

Venezia, 16 luglio 2024 – Sindaco indagato e assessore arrestato. Stamattina sono finiti in carcere Renato Boraso, l’assessore alla Mobilità, e l’imprenditore edile Fabrizio Ormenese. Ai domiciliari figurano funzionari comunali e delle partecipate pubbliche, tra cui l'azienda dei trasporti comunale Actv. L'abitazione di Boraso è stata sottoposta a perquisizione. Nel mirino degli inquirenti ci sarebbero le trattative di vendita tra il sindaco Luigi Brugnaro e l'imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, dell'area dei ‘Pili’ che si affaccia sulla laguna di Venezia, e che coinvolgerebbe anche la cessione dell'immobile comunale Palazzo Poerio Papadopoli.

Gli indagati

Oltre a Brugnaro, sono indagati anche il capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron, il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini. Gli accertamenti riguardano il ’blind trust’ che gestisce il patrimonio di Brugnaro.

La ricostruzione

La procura di Venezia ipotizza che il sindaco Brugnaro, Ceron e Donadini – avrebbero concordato con Ching la vendita di “41 ettari di terreno denominato i Pili con il versamento di un prezzo di 85 milioni di euro in cambio della promessa di far approvare, grazie al loro ruolo all'interno dell'ente Comunale, il progetto edilizio ad uso anche commerciale e residenziale che sarebbe stato presentato da una società del Ching e di adottare al comune di Venezia tutte le varianti urbanistiche che si fossero rese necessarie per l'approvazione del progetto edilizio stesso”. Il capo di imputazione è citato in un decreto di perquisizione a carico di Donadini.

Nell'atto si afferma che tra il luglio e l'agosto del 2016 gli indagati “richiedevano e concordavano, in particolare, con Ching la maggior somma di 70 milioni di euro come sovrapprezzo che remunerava la promessa di adozione dei provvedimenti edilizi e urbanistici che avrebbero consentito un intervento edilizio pure residenziale e commerciale e avrebbero grandemente elevato il valore dell'area rispetto al prezzo a cui i terreni erano stati acquistati nel 2006 (5 milioni di euro), al valore cui erano stati appostati nello stato patrimoniale 2018 della società proprietaria (15 milioni di euro) ed il loro reale valore intrinseco derivante dall'essere un'area industriale inquinata” che richiedeva “una profonda bonifica e avente una preclusione all'utilizzo residenziale e commerciale”.

Inoltre, Brugnaro, Ceron e Donadini “concordavano con Ching e Luis Lotti (rappresentante in Italia di quest’ultimo) la cessione dell'immobile comunale Palazzo Poerio Papadopoli al prezzo di oltre 10 milioni di euro, inferiore al valore di 14 milioni, attraverso l'esercizio dei loro poteri amministrativi volti alla riduzione del suo valore di stima e ciò al fine di facilitare le trattative con Ching e Lotti per la cessione del terreni di proprietà del Brugnaro, denominati 'I Pili'”. “In forza di tale riduzione di valore, l'immobile veniva provvisoriamente aggiudicato dalla commissione di gara, alla società Fortune Oxley srl di Ching al prezzo di 10 milioni e 800mila euro e quindi definitivamente aggiudicato stipulando infine il contratto di compravendita”.

La misura cautelare in carcere nei confronti dell'assessore Boraso si è resa necessaria, secondo il capo di Venezia Bruno Cherchi, perché alcune intercettazioni avevano rivelato che stava “eliminando delle prove”.

Il blind trust di Brugnaro

Nel 2017, il sindaco aveva ceduto a un trust newyorkese la gestione delle azioni delle aziende da lui possedute e raccolte nella 'LB holding'. A riguardo, Cherchi ha dichiarato: “Forse, l’avviso di garanzia a Brugnaro poteva anche non essere necessario, però per trasparenza abbiamo ritenuto che fosse messo a conoscenza che stiamo valutando questo. Non c'è niente di segreto, per cui abbiamo ritenuto di poterlo fare, nonostante non sia stato attinto nemmeno da perquisizione”.

Brugnaro: “Sono esterrefatto”

“Sono esterrefatto! – ha fatto sapere Brugnaro – In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l'incarico di Sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici. Per entrare nel merito, l'ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare dei vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata”.

“Quella è un'area già edificabile da prima della mia amministrazione e mai ho pensato né messo in atto, alcuna azione amministrativa per un cambiamento delle cubature. Stessa cosa riguardo la vendita di Palazzo Papadopoli, che mi risulta alienato secondo una procedura trasparente dal punto di vista amministrativo” ha continuato il sindaco, concludendo dicendosi “a disposizione della magistratura per chiarire tutte le questioni”.

I reati ipotizzati

Un milione di euro l’ammontare dei sequestri nei confronti di alcuni indagati. L’ipotesi accusatoria è legata a reati contro la pubblica amministrazione.

Per altri sei indagati è stata disposta l'interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici. In tutto, sono 18 le persone indagate: vi figurano il direttore generale dell'Actv, Giovanni Seno, e il responsabile del settore appalti, Fabio Cacco.