REDAZIONE VENETO

Vicenza, bossolo intimidatorio a dottoressa. "Medita di lasciare la professione"

La giovane medica, che sta ancora ultimando la specializzazione ma ha già 1200 pazienti, avrebbe ricevuto “minacce reiterate”. Un fenomeno diffuso, denuncia la Federazione degli Ordini dei Medici, esprimendo solidarietà ai colleghi vicentini

Sul bossolo intimidatorio contro una dottoressa è intervenuto il presidente della Federazione Ordine dei Medici Filippo Anelli

Vicenza, 4 aprile 2023 - Un bossolo nella cassetta delle lettere dove i pazienti inseriscono le richieste per una ricetta. A trovarlo una giovane dottoressa che sta ancora ultimando il Corso di specializzazione di Medicina Generale ma che, in base alla legge istituita in Veneto per far fronte alla carenza di medici, già esercita a Vicenza ed ha all'attivo 1200 pazienti. Ora la giovane professionista sta pensando di lasciare l'incarico.

Fnomceo: “Profondamente amareggiati”

Sulla vicenda è intervenuto il presidente della Federazione nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri - Fnomceo, Filippo Anelli che si dice "profondamente amareggiato dalle minacce pesanti e reiterate ricevute dalla collega", medica di famiglia nel Vicentino, la quale, "dopo essere stata più volte aggredita verbalmente dai pazienti e aver ritrovato un bossolo nella cassetta della posta, medita di abbandonare la professione. Siamo vicini alla collega, che ha dovuto scontrarsi con questa realtà proprio all’inizio della carriera professionale, e a tutto l’Ordine di Vicenza”. La dottoressa, scrive Fnomceo, frequenta ancora il Corso specifico di Formazione per la Medicina Generale ma ha già 1200 pazienti, grazie a una norma voluta dal Veneto per sopperire alla carenza di medici di famiglia, racconta ai giornali locali una realtà fatta di urla, offese, minacce di morte. Tanto da mettere in dubbio il suo futuro professionale.

Un precedente si era registrato in Veneto lo scorso 10 novembre 2022 quando quando una dottoressa dello Iov di Padova era stata aggredita e ferita con un coltello da un paziente, un 85enne arrestato con l’accusa di lesioni aggravate. 

Medici in fuga

“Sono sempre più i medici – evidenzia Anelli – che dicono basta, che abbandonano una professione che ogni giorno si fa più difficile, per le condizioni insostenibili di lavoro. In ospedale, negli ambulatori di guardia medica e, ora, anche dei medici di famiglia. Medici aggrediti, minacciati, sottoposti a violenza fisica e psicologica. Medici ospedalieri costretti a turni infiniti, medici di famiglia che rispondono sino a tarda sera alle richieste dei pazienti e, quando devono assentarsi anche solo per un giorno, non trovano un sostituto. Medici denunciati, nella maggior parte dei casi ingiustamente, che passano anni sotto la pressione di un processo, prima di essere assolti. Un disagio tanto profondo da portare alla mobilitazione per rivendicare il rispetto della dignità dell’esercizio professionale, così come è accaduto a Bari, dove sono scesi in piazza oltre mille medici”. “Per questo – continua - abbiamo apprezzato la sensibilità dimostrata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, prima con il Dl Bollette e poi con le dichiarazioni rilasciate ieri alla stampa. In particolare, condividiamo il provvedimento contro la violenza, così come l’intenzione di depenalizzare la responsabilità medica”.

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No a 'decreto appropriatezza' sul numero di esami

“Dobbiamo fermare la fuga dei medici e dei professionisti sanitari dal Servizio Sanitario Nazionale – mette in guardia Anelli -. Le aggressioni, la carenza di personale e soprattutto i carichi di lavoro aumentano il rischio clinico. Ogni giorno, i medici sono oggetto di una campagna mediatica sui danni presunti in sanità, minando la serenità dei professionisti già aggravata da un ricorso massivo, spesso improprio, alle prestazioni sanitarie. Né si può pensare di arginare questo fenomeno limitando il numero e la tipologia di esami che i medici possono prescrivere: un nuovo 'Decreto appropriatezza' sarebbe, come l’altro, bocciato dalla Corte costituzionale”.

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"Risorse per fermare l'esodo"

“Un numero sempre maggiore di medici vuole lasciare il Servizio sanitario nazionale anche per scarsa attrattività di un sistema che non li tutela né li remunera in maniera adeguata  – ribadisce il presidente Fnomceo –. Servono risorse e provvedimenti legislativi per fermare questo esodo. Serve uno scudo penale che ridia serenità ai medici, che consenta ai cittadini di ottenere, in tempi ancora più rapidi, il giusto riconoscimento dell'eventuale danno subito senza che il medico sia trascinato in un tribunale per la sua condotta professionale. Un provvedimento che riproponga quanto già sperimentato durante il Covid e che consenta di porre un argine alla grande fuga dei medici dal Ssn”.

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"Servono 30 miliardi"

“Apprezziamo dunque - conclude - la volontà del Ministro Schillaci di aumentare il Fondo sanitario nazionale, portandolo a 131 miliardi per ridurre il divario tra finanziamento e spesa sanitaria che oramai si è attestata lo scorso anno a 133 miliardi. Continuiamo a pensare, tuttavia, che occorra un finanziamento straordinario che vincoli le risorse sul potenziamento del personale e dei professionisti sanitari. Molti analisti sanitari stimano in 30 miliardi questo stanziamento, che servirebbe per pagare gli stipendi ai professionisti sanitari oggi assenti sul territorio, aumentare le remunerazioni ai medici, sia in ospedale che sul territorio, e ai professionisti della salute, aumentare il numero degli addetti in sanità, garantendo a tutti gli operatori sanitari un welfare sociale ancora oggi assente in larga parte del Paese. Servono infine modifiche al DL Bollette nella parte in cui si creano differenze tra medici, come, ad esempio, tra medici di diversi reparti o, nell’ambito dell’emergenza-urgenza, tra quelli che operano nei pronto soccorso e quelli che operano nel servizio del 118".