Venezia, 15 gennaio 2022 – “Le imprese Venete hanno ancora poche settimane, poi inizieranno a licenziare se nessuno ci aiuta". È il grido di allarme lanciato da Federalberghi Veneto, che tratteggia un disegno del settore turistico in crisi. "Come era stato previsto già prima di Natale, l'occupazione delle strutture alberghiere passa da un minimo del 10% ad un massimo del 40%. Il mercato internazionale è scomparso, e molte strutture da Verona a Venezia hanno deciso che è più conveniente chiudere piuttosto che mantenere costi ormai insostenibili a fronte di nessun sostegno", spiega Massimiliano Schiavon, presidente degli albergatori veneti.
"Ci sono ancora degli eroi nel nostro settore – dice Schiavon – che stanno stoicamente cercando di trovare la quadra e resistono nella desolazione delle disdette e delle mancate prenotazioni, alle quali si deve aggiungere il rincaro insostenibile dei costi dovuti all'aumento delle bollette, che solo nella migliore delle ipotesi si trasformerà in un forte rincaro per i nostri ospiti”. Le strutture sono vuote e, come è stato più volte ribadito da tutte le associazioni di categoria, Federalberghi in primis, “non ci sono le forme di sostegno che permetterebbero la sopravvivenza delle aziende e dei relativi posti di lavoro: il credito d'imposta sugli affitti, l'esonero dal pagamento dell'Imu, la moratoria sui mutui e la cassa integrazione Covid.
Tampone per entrare in Italia, Federalberghi Veneto: "Si penalizza il turismo"
Nelle scorse settimane, Federalberghi aveva inviato a Roma una proposta sui sostegni necessari per salvare il settore dal fallimento, tra le zone più penalizzate ci sono le aree montane e le città d’arte. “Il sistema non regge senza sostegni: abbiamo poche settimane, poi licenzieremo”, ribadisce Schiavon. “Il tema della Cig è noto al Governo da prima di Natale, e avrebbe dovuto essere affrontato nell'ultimo Consiglio dei ministri, ma è scomparso dai radar. L'aumento delle bollette è una colossale mostruosità, e non basta la rateazione. Primo i sostegni - ribadisce – poi una diversa politica sulle limitazioni”.