REDAZIONE VENETO

Terremoto Lega, il Veneto vuole la testa di Salvini. Equilibri a rischio nella giunta Zaia

Coltelli affilati in vista del consiglio federale a Milano: i big del Nordest premono per un cambio di leadership. FdI preme per avere più assessori nell'esecutivo veneto

il governatore veneto Luca Zaia e il segretario della Lega, Matteo Salvini

il governatore veneto Luca Zaia e il segretario della Lega, Matteo Salvini

Venezia, 27 settembre 2022 – I franchi tiratori veneti non sono riusciti a spingere Salvini nell'angolo, per il momento andrà a Roma e rimarrà a capo del partito. Persa una mano, i giochi potrebbero riaprirsi in vista di un possibile congresso della Lega, come ha chiesto la "corrente veneta" capeggiata da Roberto Marcato.  A quel punto, le fazioni in campo – dai governatori del Nordest Zaia e Fedriga, tra i più gettonati per la successione al trono, ai big del partito veneto – potrebbero tornare alla carica con altre candidature, contrapposte a Salvini. Ma questo, lo si vedrà nei prossimi mesi. Ora la priorità è formare il Governo. Intanto nel qaurtier generale della Lega, in via Bellerio a Milano, il congresso federale è finito alle 19 e nessuno al momento ha voglia di parlare. 

Sommario:

La corrente veneta: cosa succede

Terremoto nella Lega, Salvini sotto il fuoco incrociato del Veneto. È sempre più rovente il clima nelle retrovie leghiste all’indomani del voto che ha incoronato Fratelli d’Italia primo partito del Veneto, la regione più a destra d’Italia. C’è attesa per il consiglio federale della Lega convocato per oggi pomeriggio a Milano, dove gli esponenti veneti – capeggiati dall’assessore regionale Roberto Marcato – potrebbero chiedere un cambio ai vertici del partito. Ovvero, potrebbero chiedere la testa di Matteo Salvini.

Tremano i salviniani, che si sentono attaccati dalla leadership sempre più forte del governatore Luca Zaia e dalla Liga Veneta, infuriata per il deludente risultato del Carroccio che supera di poco il 14%, contro il 32% di Fratelli D’Italia. Ma primi scossoni potrebbero arrivare anche nei delicati equilibri in Regione, dove FdI conta un solo assessore in giunta.

Zaia: “Dimissioni? Mai sentito parlare”

Con il solito fairplay, il governatore Luca Zaia ha trapelare il clima difficile che si è creato tra Salvini e i governatori. Salvini si dimetterà o saranno i big del Nordest chiedere un cambio di leadesrhip in casa Lega? "No, non ho proprio sentire di eventuali dimissioni. Si farà un'analisi del voto e oggi al consiglio federale faremmo un'analisi, ma non ho mai sentito parlare di dimissioni", dice il presidente del Veneto, Luca Zaia, parlando delle voci di eventuali dimissioni del segretario della Lega Matteo Salvini.

Giunta veneta sotto attacco

L’avanzata di Giorgia Meloni potrebbe diventare foriero di richieste di nuovi assetti post elettorali. Dopo l'esito delle urne, la destra potrebbe chiedere una rappresentanza più ampia nell’esecutivo di Zaia, dove finora c’è solo la bandiera tricolore dell’assessora vicentina Elena Donazzan che ha le deleghe a Scuola, Formazione, Lavoro e Pari opportunità. Ma il Carroccio non ci sta.

Parla chiaro, in questo senso, l’assessore regionale leghista Roberto Marcato, assessore regionale ed esponente del Carroccio: "Il consiglio regionale è nato così e così finirà, la giunta è nata così e così finirà", afferma deciso. Gli alleati "chiedano quello che vogliono, non mi interessa: il consiglio regionale è fatto con un sistema di preferenze ed è la fotografia della Regione quando si va al voto. Che poi nell'arco dei cinque anni cambino le parti di gioco non mi interessa", conclude.

Il sospetto di Salvini: caduta orchestrata dai governatori?

Dal mondo della Lega Nord, oggi pomeriggio si prevedono non pochi attacchi. In veneto protesta anche l'ex segretario della Liga Veneta, il trevigiano Toni Da Re, europarlamentare in quota Lega. "Preso atto della situazione politico-elettorale, con la presente, siamo a chiedere l'immediata convocazione del congresso della Lega lombarda/Liga veneta", si legge nel documento circolato nelle ultime ore sui telefonini e per il quale si stanno raccogliendo - via sms e Whatsapp - le firme dei militanti. Intanto, domenica sera c’è già stata una prima notte dei coltelli, come raccontano alcuni presenti alla riunione tra Salvini e i fedelissimi per analizzare il risultato elettorale in via Bellerio a Milano. I presidenti di Regione e i ministri della Lega non si sono fatti vedere, non hanno fatto neanche sentire la propria voce. Luca Zaia ha parlato solo ieri, con parole durissime: “Risultato assolutamente deludente”, è stato il primo commento del governatore veneto.

Salvini li ha difesi pubblicamente, "sono dei militanti anche loro", ha detto, ma il convincimento – confidato a caldo – è che non si siano spesi sul territorio, che non si siano fatti vedere abbastanza in campagna elettorale. E il sospetto che non abbiano fatto votare Lega. "Non si sono visti consiglieri regionali in giro", il refrain.

Marcato: “Subito congresso o tre 6 mesi il partito è morto”

Il Veneto chiede immediatamente il congresso e punta a riaprire spazi di confronto con il territorio. Se ciò non avverrà "qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di aver ucciso un sogno", dice senza mezzi termini Roberto Marcato. I veneti chiedono un cambio di passo nel partito. Ne è convinto Marcato: "Se non si cambiano i fattori perché dovrebbe cambiare il risultato? Cosa pensiamo, che improvvisamente la Lega inizi a macinare consenso perché? Non è così che funziona. Bisogna capire cosa è successo e mettere in atto tutto quello che serve per continuare ad essere interpreti del territorio: noi siamo il sindacato del territorio. Noi dobbiamo prenderci i territori che siamo in grado di interpretare e rappresentare", chiarisce Marcato allontanando l'idea di Lega nazionale sviluppata proprio da Matteo Salvini.