Venezia, 22 maggio2022 – Il long Covid non allenta la presa, in Veneto il 5% dei pazienti continua ad avere i postumi del virus a distanza di mesi. I sintomi più diffusi restano la stanchezza cronica e la “nebbia cerebrale”, che crea uno stato confusionale diffuso. L'età media dei casi è tra i 30 e i 60 anni. A dirlo è un'indagine della Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi), che hanno in carico il 70% dei pazienti Covid. I dati sono stati presentati durante il congresso della Fadoi, in corso a Roma.
Covid in Veneto oggi, il bollettino del 22 maggio: 1.389 contagi e 4 vittime
I risultati della ricerca
I medici internisti evidenziano come i pazienti che non si liberano dei postumi dopo essersi negativizzati sono in Veneto il 5% – il dato più basso della forchetta a livello nazionale, compresa tra il 5 e il 10% – e “con i servizi a loro dedicati che sono però insufficienti”.
La variante Omicron, rileva ancora l'indagine Fadoi, è rimasta sostanzialmente invariata nella percentuale di pazienti Long Covid. Ma c'è stata una notevole recrudescenza delle mattie infettive rispetto al periodo pre-pandemico. “I problemi maggiori – spiega Ernesto De Menis, presidente della Fadoi Veneto e Direttore Unità Operativa 2 Medicina Generale dell'Ulss 2 Veneto – sono l'uso di personale connesso al mantenimento di reparti Covid anche per pazienti internistici, ma asintomatici. Tali risorse sono sottratte ai reparti Internistici non Covid”.
Non solo adulti, l’effetto del long Covid si sta facendo sentire sul 7% dei bambini e degli adolescenti guariti dal virus, secondo la prima ricerca italiana sugli effetti del Covid in età pediatrica. Anche se la fine dello stato di emergenza non ha cancellato il virus, ha ridotto la paura nei suoi confronti e gli assistiti sono tornati a bussare alle porte degli ospedali, mettendo a nudo problemi di carenza di personale e posti letto.