Belluno, 27 ottobre 2021 – Ideal Standard annuncia la chiusura dello stabilimento di Trichiana, 500 famiglie rischiano di rimanere senza stipendio. È una doccia ghiacciata quella caduta sulla testa dei lavoratori bellunesi, un territorio già segnato dalla crisi della Wanbao Acc di Campo San Pietro, con altri 300 lavoratori a rischio di licenziamento. È un periodo difficile per le dolomiti bellunesi, ma la fumata nera uscita oggi dal tavolo convocato dal Ministero dello Sviluppo Economico a Roma per trattare del futuro dello stabilimento di Trichiana, nel Comune di Borgo Valbelluna.
“Giornata drammatica oggi per l’intera industria veneta. La dichiarazione della chiusura dello stabilimento di Ideal Standard a Trichiana ci lascia sotto shock perché è molto grave. I lavoratori, da tempo, avevano mostrato preoccupazione e ipotizzato che le decisioni della multinazionale andassero in questa direzione e, purtroppo, è accaduto ciò che temevano”, commenta l’assessora regionale al Lavoro, Elena Donazzan, che oggi ha partecipato al tavolo del Mise insieme all’Unità di Crisi aziendali della Regione Veneto.
“Non è accettabile che i costi finanziari determinino la chiusura di uno stabilimento – continua l’assessora Donazzan –, realtà dove nel 2015, rinunciando a 170 euro al mese gli operai determinarono un risparmio di circa 8 milioni di euro. Cifra che nella busta paga di un operaio pesa moltissimo. Ed è il costo dell’investimento che venne fatto per un nuovo forno di ultima generazione. Quel forno che oggi permette la produzione di ceramica di altissima qualità”. Veneto, frenano le imprese: cessate oltre 9.000 attività nel 2021
I costi della chiusura graveranno migliaia di lavoratori
“Oggi sono circa 500 famiglie che rischiano di non avere più un posto di lavoro in Ideal Standard, ma si calcola che i lavoratori coinvolti nell’indotto siano il doppio – sottolinea l’assessora al Lavoro del Veneto -. Cifre alle quali vanno aggiunti gli oltre 300 lavoratori di Acc, che oggi è sottoposto a gravi problematiche occupazionali”.
La regione, su richiesta delle parti sindacali, ha formalizzato al Mise la disponibilità ad essere parte attiva nella gestione dei tavoli di trattativa. La proposta è stata accettata anche dall’azienda, fissando l’appuntamento al 5 novembre in sede regionale per una trattativa, che si annuncia intensa e molto articolata. L’azienda si è detta disponibile a ragionare su tutte le richieste avanzate in termini di continuità industriale, anche con eventuale acquisizione da parte di competitor, cessione del marchio Ceramica Dolomite e tutto ciò che potrà servire per attirare un nuovo investitore industriale. “La situazione è tutt’altro che semplice – precisa ancora Donazzan –, nonostante la disponibilità dell’azienda a ragionare, non possiamo dimenticare che quel territorio è gravemente sottoposto a stress da impatto occupazionale e crisi produttiva, che i costi delle materie prime e quelli energetici hanno raggiunto livelli di insostenibilità. Sarà necessario mettere in campo anche tutte le forze della cosa pubblica”.
L’appello del Veneto caduto nel vuoto. “Abbiamo cercato di convincere la multinazionale a rimanere, mettendo a disposizione tutti gli strumenti della Regione, di cui, peraltro, Ideal Standard in passato ha beneficiato – dichiara in conclusione Elena Donazzan –. Mi auguro continuino ad investire nel nostro territorio, ma con rispetto della filiera e dell’indotto generato. Mi aspetto che un territorio oggi così duramente colpito qual è Borgo Valbelluna, in considerazione delle crisi di Ideal Standard e Acc, divenga uno dei primi punti dell’agenda di Governo in materia di rilancio produttivo e difesa occupazionale”. Emergenza latte, filiera veneta in crisi: "Allevamenti rischiano la chiusura"
La posizione del Governo
Parla di “decisione gravissima” il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, che si dice “estremamente deluso dall'atteggiamento adottato da parte della proprietà a cui, in molte occasioni formali, era stata chiesta chiarezza sul futuro dei lavoratori del sito". A marzo, il tavolo di crisi del Mise aveva chiesto a Ideal Standard di non dismettere il marchio Ceramica Dolomite. “Non solo: anche durante l'ultimo incontro che si è tenuto nel mese di agosto, ci si aspettava un passo in avanti da parte della stessa azienda che si sarebbe dovuta pronunciare sul piano industriale entro la data odierna – aggiunge il ministro –. Questa decisione non è accettabile: non tiene conto delle capacità dei dipendenti dell'unico sito produttivo rimasto in Italia e non tiene conto dell'opportunità di rilancio, in un momento di grande ripersa dell'economia, in particolare nel settore edile”. Secondo il ministro D’Incà, "il vero grande obiettivo da parte del Governo è quello di intervenire per la salvaguardia della produzione e per dare continuità al sito: gli sforzi andranno nella tutela degli operai che da tempo dimostrano dedizione per un'azienda storica del bellunese. Sono in costante contatto con le organizzazioni sindacali di cui mi farò portavoce con il Ministero dello Sviluppo economico per trovare una soluzione".
La reazione dei sindacati
Non c'è nessun piano industriale per lo stabilimento di Ideal Standard. A denunciarlo sono i sindacati, oggi seduti al tavolo del Mise insieme alla controparte. "L'azienda, e i dirigenti mercenari che la rappresentano, mostrano il loro vero volto e dopo mesi di menzogne sono costretti ad ammettere la verità di quanto denunciato più volte dal sindacato e dalle istituzioni tutte", dicono dalle segreterie territoriali di Femca, Filctem e Uiltec. "Abbiano chiaro più di sempre che Trichiana non si chiude e deve iniziare una trattativa che deve portare alla continuità del sito, come chiesto già oggi dal sindacato, dalla Regione Veneto e dal Governo", aggiungono annunciando uno sciopero di 16 ore nelle giornate di giovedì 28 e venerdì 29 ottobre, con picchetto all'entrata, e un'assemblea unica generale giovedì 28 alle 11.30 nel piazzale interno alla fabbrica. Amazon, aperto il nuovo deposito di smistamento a Venezia: assunzioni nel 2022