REDAZIONE VENETO

Filippo Turetta condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin

Il giovane, reo confesso, è rimasto immobile con lo sguardo basso. Riconosciuta la sola aggravante della premeditazione. Risarcimento: 500mila per il padre e 100mila a testa per i fratelli

Venezia, 3 dicembre 2024 – Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin: la sentenza letta da Stefano Manduziodella, presidente della corte d’Assise di Venezia, (video) è stata ascoltata da un imputato immobile, con lo sguardo abbassato. Il 22enne di Torreglia era presente, seduto a fianco dei suoi difensori, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera. A pochi metri di distanza anche Gino Cecchettin, papà della vittima.

VENEZIA, OMICIDIO CECCHETTIN, OGGI LA SENTENZA
Filippo Turetta entra in aula della Corte di Assise, all’inizio dell’udienza odierna (Ansa/Andrea Merola)

L’intervista all’avvocato penalista: Quanto dura l’ergastolo in Italia

I giudici hanno riconosciuto la sola aggravante della premeditazione, escludendo crudeltà e stalking presentate dal pubblico ministero Andrea Petroni. A nulla sono serviti i tentativi della difesa di negarle. "La decisione dei giudici di non riconoscere l'aggravante dello stalking è un passo indietro", tuona l'avvocato Nicodemo Gentile, legale di parte civile per Elena, la sorella di Giulia Cecchettin.

"Penso sia stata fatta giustizia e rispetto al sentenza - ha sottolineato più tardi Gino Cecchettin - ma la violenza di genere non si combatte con le pene, bensì con la cultura. Come essere umano mi sento sconfitto. Come papà non è cambiato nulla rispetto a un anno fa. La giuria si è pronunciata, non entro nel merito della pena perché ho sempre detto che non l'avrei fatto e non lo faccio".

L’omicidio che ha scosso l’Italia

I fatti hanno avuto luogo l’11 novembre 2023 nel Veneziano: Turetta ha ucciso l’ex fidanzata – di cui non aveva mai accettato la scelta di chiudere la relazione – dopo aver passato la serata con lei al centro commerciale ‘Nave de vero’. La 22enne stava cercando un abito: si sarebbe laureata di lì a pochi giorni.

Oltre alle interdizioni di legge, è stato disposto un risarcimento alle parti civili con il pagamento di una provvisionale di 500mila a Gino Cecchettin, 100mila ciascuno ai fratelli Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio, oltre alle spese di costituzione legale

L’aggressione si è sviluppata in due fasi. La prima nel parcheggio del quartiere dove Cecchettin viveva a Vigonovo: ha deciso di non accettare i regali di Filippo – dei pelouche e un fumetto – e ciò ne ha scatenato l’ira. Mentre lei si stava dirigendo verso casa, lui l’ha inseguita inferendole le prime coltellate, così violente da far staccare la lama. Il giovane ha dunque caricato l’ex in macchina, dirigendosi verso la zona industriale di Fossò. Lì, Cecchettin ha tentato un’ultima fuga, venendo però raggiunta da Turetta, che l’ha finita su un marciapiede. I colpi in totale sono stati 75: Giulia è morta dissanguata. 

Dopo aver caricato il corpo in auto, l’assassino si è diretto verso il lago di Barcis (Pordenone), dove lo ha nascosto in un anfratto. Poi, una settimana di fuga conclusasi in Germania, dove si è fatto fermare dalla polizia tedesca: “Ho ucciso la mia ragazza, volevo suicidarmi, ma non ho avuto il coraggio”. Il cadavere di Giulia era stato trovato poche ore prima. 

Ora la corte ha due mesi di tempo, 60 giorni, per depositare le motivazioni della sentenza. Dopo averle lette, la difesa potrà decidere se presentare ricorso con la sentenza.