Treviso, 27 ottobre 2023 – Quattromila colf e badanti in regola con i contratti di lavoro e i versamenti Inps ma non con il fisco. E tra loro 295 rientrano nella categoria degli "evasori totali", avendo omesso la presentazione della dichiarazione fiscale per una base imponibile sottratta a tassazione di oltre 12 milioni di euro. Li ha scoperti la Guardia di Finanza di Treviso nel corso di una serie di controlli nel settore dei collaboratori domestici impiegati sul territorio della Marca trevigiana.
I controlli dei finanzieri
Il monitoraggio aveva permesso in una prima fase di individuare complessivamente oltre 4.000 posizioni di lavoratori inadempienti, nei confronti dei quali sono stati avviati i controlli fiscali. Da aprile ad ottobre sono già stati individuati quasi 300 collaboratori domestici che non hanno mai presentato il 730 (per questo definiti “evasori totali”), per una base imponibile sottratta a tassazione di oltre 12 milioni di euro. Sei di questi, proprio per aver occultato i compensi, avevano chiesto e ottenuto anche il reddito di cittadinanza (per un totale di 85mila euro) che ora dovranno restituire.
Controllo su lavoratori “in regola”
Il profili reddituali sono stati ricostruiti attraverso la documentazione detenuta dall'Inps, con il quale la Finanza ha stipulato un protocollo d'intesa a livello nazionale. Non si tratta però di lavoratori in nero. Le posizioni fiscali che hanno portato alle verifiche sono quelle di colf e badanti in regola con il rapporto di collaborazione e con il versamento delle ritenute previdenziali, ma che non avevano, mai presentato le dichiarazioni fiscali ai fini Irpef, per gli anni che vanno dal 2017 al 2021. La normativa prevede infatti che al superamento di determinate soglie di reddito (8.000 euro fino al 2021, 8.176 euro dal 2022), il contribuente debba presentare la dichiarazione annuale, tramite il 730 o il modello Unico. Al di sotto di tali soglie, invece, la dichiarazione può essere omessa. I sei che avevano incassato anche il reddito di cittadinanza, oltre che alla Procura della Repubblica di Treviso, per i profili penali emersi, sono stati segnalati anche agli uffici competenti Inps per il recupero delle somme.