Gran Paradiso, morto alpinista veneto. “Precipitato dalla vetta per 300 metri”

Il corpo di Roberto Dissegna, 57 anni, è stato recuperato dalle squadre del Soccorso alpino. L’incidente è avvenuto sotto gli occhi di un gruppo di escursionisti

Gran Paradiso, morto alpinista di Vicenza

Gran Paradiso, morto alpinista di Vicenza

Torino, 17 giugno 2024 - L’alpinista morto questa mattina sul Gran Paradiso si chiamava Roberto Dissegna, aveva 57 anni e viveva a Vicenza. Secondo una prima ricostruzione dell’incidente, l’uomo sarebbe precipitato per 300 metri.

La dinamica dell’incidente

L’incidente è avvenuto verso le 9 sulla vetta del Gran Paradiso, che si trova in territorio valdostano, al confine fra i comuni di Cogne e Valsavarenche.

L’allarme è stato dato da una cordata di alpinisti che si trovava in zona e che ha assistito alla scena. Il corpo senza vita è stato recuperato dal Soccorso alpino valdostano giunto sul posto in elicottero e poi trasportato alla camera mortuaria del cimitero di Courmayeur.

"Precipitato per 300 metri”

Secondo i primi accertamenti, l’uomo è precipitato per circa 300 metri. Era con un compagno di scalata: insieme avevano trascorso la notte al rifugio Chabod. Partiti e arrivati in cima alla parete Nord, per andare verso la vetta sono dovuti scendere per un breve tratto: proprio in questa fase, dove normalmente ci si cala con le corde doppie, è avvenuto l’incidente.

Le testimonianze al rifugio Chabod

"Sì, mi ricordo bene l’escursionista – racconta al telefono la gestrice del rifugio Chabod -. Aveva dormito qui. La mattina molto presto, forse alle 3:30, è ripartito con un amico. Sì, gli orari sono quelli perché è una nord, non la via normale, insomma è un itinerario più difficile. Ma l’incidente è avvenuto sulla vetta, la dinamica è tutta da ricostruire”. L’uomo è precipitato sotto gli occhi dell’amico, “che è rimasto pietrificato. Gli altri alpinisti in cordata, che hanno dato l’allarme, lo hanno riaccompagnato poi qui al rifugio. Naturalmente è sotto choc. L’elicottero non era riuscito a recuperarlo perché c’era nebbia. No, gli incidenti non sono frequenti, rispetto alla folla di gente che frequenta la montagna. Ogni volta penso alla statua della Madonnina, lassù in vetta, e mi dico: è una protezione”.