Roma, 19 novembre 2024 – “Filippo ha avuto un'escalation nel suo modo di comportarsi. È passato da fidanzato affettuoso a stalker a omicida”. Con queste parole Gino Cecchettin continua la sua battaglia per fare giustizia a Giulia e per porre fine al fenomeno dei femmincidi, questa volta alla presentazione della campagna ministeriale ‘#nessunascusa’ all’Università Luiss di Roma. “Nelle nostre conversazioni – ha continuato – io parlavo con Giulia e premevo perché lei chiudesse anche il rapporto di amicizia. Perché so come i maschi si comportano se hanno la possibilità di vedere la porta aperta, di continuare la relazione. Lei mi diceva 'papà Filippo non farebbe male a nessuno”.
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Nel suo intervento, Cecchettin ha fatto eco a quegli esperti che ritrovano la causa di queste tragedie nell’incapacità dei giovani (e non solo) di accettare un ‘no’. “Non abbiamo la percezione dell'escalation di questo problema che è radicato. La vita non finisce con un no, questo è un valore fondamentale che dovremmo dare, la vita ti pone sempre una scelta”.
Ma a far commuovere è soprattutto il racconto di un sogno ricorrente che lo ha attanagliato nei lunghi messi successivi al femminicidio di Giulia. “Ho sognato che arrivavo a Fossò dove Giulia ha sperimentato quello che sappiamo, la caricavo in macchina e la salvavo. In quei momenti pensavo a cosa può scatenare questo”. “Abbiamo parlato di pene, di legislazioni ma quando si arriva a commettere un atto del genere – la risposta che si è dato – l'essere umano non arriva a pensare a tanto, ha già deciso il suo comportamento indipendentemente da quello che sarà il suo futuro”. “Noi dobbiamo fermare processo a monte”, ha concluso Gino Cecchettin.