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Gino Cecchettin, la rabbia sui social: “Sono offeso, umiliata la memoria di Giulia”

Il papà della vittima risponde all’arringa dell’avvocato di Filippo Turetta, che ha negato le aggravanti del delitto, ovvero premeditazione, stalking e crudeltà. “C’è un limite dettato dal buon senso che non va superato”

Venezia, 27 novembre 2024 – Nei giorni scorsi Gino Cecchettin non è stato presente in aula per il processo a Filippo Turetta, il 22enne che ha ucciso sua figlia Giulia non accettando la fine della loro relazione. Aveva preferito dedicarsi alle attività della Fondazione nata in suo nome, specie in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Ma le parole pronunciate ieri dai difensori di Turetta hanno spinto Gino a parlare: “Ieri mi sono nuovamente sentito offeso e la memoria di Giulia umiliata – ha scritto in un post condiviso sui social – La difesa di un imputato è un diritto inviolabile, ma credo sia importante mantenersi entro un limite che è dettato dal buon senso e dal rispetto umano”.

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Gino Cecchettin, Filippo Turetta e il post condiviso sui social (Ansa)

Ha fatto discutere la tesi presentata ai giudici da Giovanni Caruso, avvocato del 22enne reo confesso: il femminicidio di Cecchettin non era premeditato. Nonostante la nota sul cellulare di Turetta con una vera e propria ‘lista della spesa’ di oggetti con i quali legare, silenziare e uccidere l’ex fidanzata, e lo studio delle mappe per la fuga, per i difensori Turetta “non sa premeditare nulla”. “Non me ne voglia ma, a meno che non sia il più consumatore degli attori, è insicuro: è insicuro di fare gli esami, non sa se riprendere a giocare a pallavolo, non sa se Giulia è ancora innamorata di lui”, ha spiegato Caruso. 

Non solo. Nella sua arringa, l’avvocato della difesa ha sottolineato che Filippo “non ha agito con crudeltà”, bensì “in preda all’emotività”. Più che ad uccidere, avrebbe puntato a sequestrarla.

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Proprio queste parole potrebbero aver spinto Gino Cecchettin a prendere parola: “Travalicare il limite rischia di aumentare il dolore dei familiari della vittima e di suscitare indignazione in chi assiste”.

L’obiettivo della difesa non è evitare a Turetta una condanna – il giovane è infatti reo confesso – ma quello di negare le aggravanti di premeditazione, crudeltà e stalking, così da evitare possibilmente l’ergastolo, chiesto dal pubblico ministero. “Non c’è stato stalking – un’altra parte dell’arringa di Caruso – Giulia non aveva paura di lui, tanto che è andata all'ultimo appuntamento e i suoi comportamenti non le avevano provocato un grave e perdurante stato d'ansia, andava dallo psicologo ma non risulta che avesse parlato di una paura di Filippo”. Convinzioni che potrebbero cadere con la pubblicazione dei quindici motivi per i quali Cecchettin aveva lasciato Turetta, tutti appuntati dalla 22enne sul suo diario.