Patrizia Tossi
Veneto

Tragedia della Marmolada, Zaia: “Otto i veneti scomparsi, è una ferita ancora aperta”

A un anno dalla valanga che ha travolto Veneto e Trentino, il governatore Luca Zaia ricorda quel giorno drammatico e mette in allerta gli alpinisti. “Alle 13.43 del 3 luglio è scoppiato il Big Bang”

Luca Zaia sulla Marmolada insieme alla Protezione Civile subito dopo il crollo

Luca Zaia sulla Marmolada insieme alla Protezione Civile subito dopo il crollo

È passato un anno dalla tragedia della Marmolada, 11 le persone travolte dalla valanga che ha devastato il territorio il 3 luglio 2022. “La tragedia della Marmolada rimarrà una cicatrice del nostro Veneto che non potremo dimenticare. Il Veneto è stato il territorio che ha avuto il maggior numero di vittime, otto sono i veneti che hanno perso la vita”, dice il governatore Luca Zaia a poche ore dal primo anniversario del devastante crollo del ghiacciaio che ha travolto la cima sul crinale tra Veneto e Trentino. “Una tragedia – aggiunge – che ha lasciato il segno: un dolore indimenticabile nelle famiglie delle vittime e dei feriti, di chi si è speso per portare aiuto”.

Zaia: “Una ferita ancora aperta”

“I segni sul ghiacciaio della Regina delle Dolomiti si possono ancora osservare: è una ferita aperta che ha colpito chi la montagna l’amava, la viveva e la affrontava pienamente”, continua Zaia nel ricordare la memoria delle vittime. Otto i veneti che hanno perso la vita in quota durante il distacco della Marmolada: Filippo Bari, Tommaso Carollo, Paolo Dani, Nicolò Zavatta, Davide Miotti, Erika Campagnaro, Gianmarco Gallina e Manuela Piran. “Abbiamo perso delle vite, le abbiamo piante insieme ai famigliari”, sottolinea il presidente del Veneto.

Il ricordo di quel giorno

Zaia scava nella memoria per tratteggiare il ricordo di quella drammatica giornata. “Ricordo quel giorno, domenica 3 luglio. Il sole splendeva, sembrava un giorno perfetto per una scalata, almeno per le cordate di alpinisti che si erano avventurate sulle nostre Dolomiti. Era caldo, troppo caldo per quella zona dell’area dolomitica. Alle 13.43 è scoppiato il Big Bang: è l’ora in cui si è registrato il crollo della parte sommitale del ghiacciaio e il distacco di una massa enorme di ghiaccio e pietra che ha travolto i malcapitati. Se prima c’era il sole con la sua luce e la spensieratezza che li avvolgeva, immediatamente dopo è piombato il buio, il silenzio e la catastrofe”.

Dolomiti: bellissime, ma imprevedibili

Ricordando “gli sforzi dei soccorritori, che hanno dato il massimo in quelle ore complicate, tutti uniti in uno sforzo corale che ha esaltato le capacità di soccorso”, Zaia sottolinea che “la montagna rappresenta in Veneto uno dei pezzi di territorio più straordinari e apprezzati” e, come tale, “dobbiamo fare ogni sforzo per rispettarla e averne cura”. Divertirsi si, ma con una consapevolezza in più. “Anche un ambiente molto frequentato e apparentemente ‘friendly’, come le nostre Dolomiti – sottolinea Zaia – può esprimere fenomeni imprevedibili, intensi, pericolosi: sono le leggi della natura, dove il potere dell’uomo non può che arrendersi. La montagna va vissuta, va visitata, va esplorata, non deve trasformarsi in un museo intoccabile che si guarda da lontano. Anche nel ricordo di chi, quel giorno, ha perso la vita o è rimasto ferito, praticando l’attività che amava”.