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Covid Veneto, 21 febbraio: due anni di pandemia. Zaia: "Il virus ha peggiorato l'insonnia"

Crollo dei contagi. Il governatore: "Il Covid? La storia di una tragedia". E' finita? "Penso che siamo entrati nella fase tre della pandemia: convivenza piena grazie ai vaccini"

Bollettino Covid Veneto, 21 febbraio 2022

Bollettino Covid Veneto, 21 febbraio 2022

Venezia, 21 febbraio 2022 – Secondo anniversario dell’inizio della pandemia.  Due anni fa, come oggi 21 febbraio 2022, il Veneto piombava nell'incubo del diffondersi del contagio da Coronavirus Due anni ripercorsi con enfasi dal presidente della Regione Luca Zaia in una diretta lunga più di due ore dalla sede della protezione Civile di Marghera.

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"Non avrei pensato di ritrovarvi dopo 24 mesi a fare un bilancio del coronavirus, non sapevamo nemmeno cosa fosse un lockdown", così Zaia nel giorno dell'anniversario dell'inizio della pandemia in Veneto che segnò l'emergenza sanitaria col primo decesso a Vò Euganeo in provincia di Padova. "C'era chi pensava fosse un'influenza, dopo 24 mesi siamo qui, oggi è la giornata dei bilanci e dei ringraziamenti. Abbiamo vissuto una delle più grandi tragedie dell'umanità, l'abbiamo vissuta in real time".

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"Ringrazio le prime linee - prosegue Zaia - tutti i sanitari, senza distinzione di grado, tutti i volontari 3 mln di ore da parte della Protezione Civile, tutti i bambini e gli adolescenti che hanno sofferto di più, grazie alla stampa. Ringrazio tutti i cittadini: 90% dei Veneti sono vaccinati perché hanno creduto in un piano di sanità pubblica".

Due anni fa

"Il 21 febbraio del 2020 siamo all'ospedale di Schiavonia, sono ricoverati qui i primi due pazienti antibiotico resistenti", ricorda il governare Zaia mentre ripercorre le tappe dell'emergenza sanitaria in Veneto. In quella data, proprio all'ospedale di Schiavonia, moriva la prima persona per Covid: il 77enne pensionato Adriano Trevisan. Poi la Zona Rossa, salta la chiusura del Carnevale di Venezia, chiudono i cinema e i teatri. Il 24 febbraio spuntano le tende militari fuori dagli ospedali.

La prima zona rossa. "Nessuno ricorda il primo marzo di quell’anno: Lombardia, Veneto e Marche diventano gli untori d'Italia”. Il 3 marzo, in anticipo su quello nazionale, il Veneto istituisce il primo Cts, il comitato scientifico per affrontare la pandemia. Arrivano i disegni dei bambini: più di 1600 raccolti oggi in un mostra itinerante.

Il primo lockdown il 9 marzo escludeva i lavoratori, l'11 marzo l'Italia si ferma. "Ricordo l'assalto ai supermercati. Commessi e dipendenti dei supermercati degli eroi". Arrivano le donazioni, parte la campagna dei tamponi, il piano Marshall contro il coronavirus scatta il 15 marzo e vede nascere i covid hospital: 12 ospedali veneti tutti dedicati ai pazienti covid.

Il 2 del 2020 ottobre il primo test fai da te "primi al mondo". Dopo la tregua estiva il 12 ottobre parte la seconda ondata della pandemia, a novembre si istituisce il coprifuoco, a Natale Italia è zona rossa. Il 27 dicembre 2020 arrivano le prime dosi di vaccino Pfitzer "parte di fatto una nuova fase" e il 29 gennaio il Veneto passa in zona gialla.

La pandemia in numeri

"E’ la storia di una tragedia", sottolinea Zaia. Da allora a oggi il Veneto conta 13.726 decessi da Covid, 40.988 ricoveri, più 27 milioni di tamponi fatti. Nel tracciare un bilancio il governatore ha ricordato che il Veneto ha vissuto a gennaio 2022 il giorno con più persone in isolamento (294mila), a gennaio 2021 quello con più ricoveri (3896) e più terapie intensive occupate (401) e con più decessi (122, a gennaio 2022 il giorno con più test effettuati (201mila), sempre a gennaio 2022 quello con più positivi identificati (25mila). Più 4,5 milioni di persone (il 93,2% della popolazione) si sono sottoposti ad almeno un tampone. "Una esperienza tragica per tutti, in particolare per chi l'ha vissuta in prima linea. Non possiamo dimentica che quasi 14mila persone hanno perso la vita, questo non è bilancio positivo. Siamo l'ottava regione d'Italia per mortalità".

Una sanità iperspeciallizzante

"Oggi questo Paese ha l'obbligo morale di cambiare la Sanità: il DM sui posti letto per abitante va cambiato, ce ne vogliono di più; bisogna investire nei professionisti, nelle assunzioni e negli stipendi, per essere più professionalizzanti e più attrattivi, la sanità da una visione analogica deve andare a una sempre più digitale e fortemente orientata sull'intelligenza artificiale. Il che non vuole dire meno professionisti. Noi con il Pnrr apriamo 99 case delle comunità e 30 ospedali di comunità. La sanità del futuro è iperspecializzazione, dobbiamo essere forti nei territori, garantire l'emergenza urgenza all'ultimo miglio. Il mondo scientifico ci dice che questi ritorni di infezione si possono ripresentare, le nuove tecnologie ci aiuteranno" continua Zaia.

Lo sguardo a Wuhan

"Se tornassi indietro? Prenderei i migliori del Veneto per andare a Wuhan a vedere de visu come ci si comporta. Farei molto di più in proprio, fino a gennaio ci eravamo affidati alle autorità internazionali. I peggiori momenti sono stati all'inizio: eravamo a mani nude, penso a tutte le persone morte che se avessero avuto il vaccino sarebbero ancora vive. La prima cosa tragica scoperta - ha aggiunto Zaia - è stata che la terapia intensiva fosse fondamentale per il paziente. L'altro momento tragico è stato il dicembre 2020, pensavamo che l'estate ci avrebbe liberato dal virus, a ottobre abbiamo visto la curva tornate ad aumentare".

"Non siamo più quelli di prima. Spero che ne usciremo migliori come persone, più umane e più rispettose della sofferenza, più attente alle libertà altrui e con una scala valoriale che cambierà. Il covid ha peggiorato la mia insonnia, un disturbo che già avevo, dormo tre ore per notte ed è troppo poco".

Bollettino Covid Veneto, 21 febbraio 2022
Bollettino Covid Veneto, 21 febbraio 2022

Ritorno alla normalità

"I cittadini mi chiedono: ‘Ma è finita?’. Penso che siamo entrati nella fase tre della pandemia: convivenza piena grazie ai vaccini. Dobbiamo ancora avere la cura di portare la mascherina, tutelare gli altri anche quando non sarà un obbligo portarla. Non siamo più quelli di prima, per le privazioni, i sacrifici, le persone perse, morte da sole. Di fronte a tutto questo dico: 'sulle restrizioni finitela di protestare'”. Conclude Zaia con “un grazie a tutti”. E aggiunge “Da qui in avanti parleremo di una primavera 2022 con il virus in discesa, di un ritorno alla normalità".

Il bollettino di oggi 21 febbraio

Contagi in caduta libera anche se i dati di oggi lunedì 21 febbraio riflettono il consueto calo dei tamponi eseguiti nel fine settimana. In tutto il Veneto, nelle ultime ore si registrano 1800 nuovi casi (-2.005 ieri) sono 72.238 (-1.239) persone in isolamento. Sono 12 i decessi riportati oggi dall’Unità di crisi regionale, che portano a 13.726 il totale delle vittime negli ultimi due anni  (qui i dati di ieri 20 febbraio). Lo segnala il bollettino regionale, con il totale dei casi a 1.303.219.

Negli ospedali tiepida ripresa dei ricoveri, sono 1.195 i pazienti in area non critica (+5) e in terapia intensiva 104 (+1).

La curva dei contagi nelle province

Numeri in picchiata in tutte le province venete. A Padova oggi 21 febbraio il bollettino segnala 331 nuovi casi. Sono invece 11.904 i padovani in isolamento. Nelle ultime 24 ore, Treviso registra 273 nuovi positivi che portano a 9668 il totale degli attuali contagiati. Nella Città metropolitana di Venezia sono risultati positivi 375 tamponi, per un totale di 11.987 persone in isolamento. Verona è ancora la provincia con il più alto numero di cittadini in isolamento: 14.599 , mentre i casi registrati oggi nel bollettino diramato dall’Unità di crisi regionale sono 358. A Vicenza sono: 254. E il totale dei positivi in isolamento arriva a quota 11.374. A Belluno sono 78 i positivi, con 2.397 contagi in tutto. Nella provincia di Rovigo si registrano, nelle ultime 24 ore, 96 nuovi casi, che portano a 2.659 il totale dei contagiati.

Rallentano le vaccinazioni

Poco meno di 7000 le dosi iniettate ieri 20 febbraio di vaccini anti- Covid in Veneto, 6.607 il dato preciso di cui la maggior parte (4.763) sono le dosi addizionali/booster. Seguono i richiami (1.577) e le prime dosi (267). L'utilizzo delle forniture in regione è al 91,3%.

I dati Agenas: intensive ferme al 10%

Nel dettaglio, nell'arco di 24 ore, secondo il monitoraggio quotidiano dell'Agenzia Nazionale dei servizi sanitari regionali, la percentuale di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti con Covid-19 cresce in Calabria (al 13%) e Liguria (12%), mentre cala in 7 regioni: Friuli Venezia Giulia (11%), Lombardia (8%), Marche (12%), Sardegna (13%), Toscana (10%), Umbria (8%), Valle d'Aosta (12%). Il tasso è, invece, stabile in 12 regioni: Abruzzo (al 9%), Basilicata (1%), Campania (7%), Emilia Romagna (11%), Lazio (16%), Molise (10%), Pa Bolzano (3%), Pa Trento (7%), Piemonte (8%), Puglia (11%), Sicilia (12%) e Veneto (5%).

Per quanto riguarda l'occupazione dei posti letto nei reparti di area medica (o 'non critica’) da parte di pazienti con Covid-19, a livello giornaliero, la percentuale cresce in 6 regioni: Abruzzo (al 32%), Basilicata (28%), Pa Bolzano (con +3 arriva al 17%), Piemonte (19%), Umbria (27%), Valle d'Aosta (15%). Mentre scende in 3: Campania (25%), Marche (26%), Molise (con -3, cala al 15%). Il tasso è stabile, infine, in 12 regioni: Calabria (30%), Emilia Romagna (19%), Friuli Venezia Giulia (26%), Lazio (26%), Liguria (26%), Lombardia (13%), Pa Trento (15%), Puglia (25%), Sardegna (23%), Sicilia (31%), Toscana (19%) e Veneto (13%).

Tutte le regioni e province autonome salvo 5 (Lombardia, Molise, Pa Trento, Valle d'Aosta,Veneto) sono oltre la soglia del 15% dei posti letto di area medica (o non critica) occupati da pazienti con Covid-19. Le soglie di allerta per l'occupazione dei posti letto per pazienti Covid sono fissate appunto al 10% per le terapie intensive e al 15% per i reparti di area medica.