REDAZIONE VENETO

Covid Veneto 15 febbraio, bollettino di oggi. Crollo record di vaccini: 9.600 in un giorno

Sono 7.298 i nuovi casi registrati oggi dal bollettino, mentre il totale dei positivi scende sotto la soglia delle 100mila persone per la prima volta da mesi. Restano alti i decessi: 38. Terapie intensive all'8%, contro una media nazionale del 12%. Crollo record dei vaccini: 385 prime dosi somministrare ieri

Venezia, 15 febbraio 2022 – Scende al di sotto della media nazionale l’occupazione delle terapie intensive del Veneto, con l’8% dei posti letto occupati. È un risultato positivo che da bene sperare, mentre nel resto del Paese la media è al 12%, con nove regioni al di sopra, tra cui picchi del 19% in Friuli Venezia Giulia e nel Lazio.

Leggi gli aggiornamenti: Covid Veneto 16 febbraio, il bollettino di oggi: Zaia in diretta alle 12.30

Quando fare il tampone per quarantena e isolamento - Il bollettino delle Marche

Sommario: 

Covid Veneto, i dati del 15 febbraio 2022
Covid Veneto, i dati del 15 febbraio 2022

Il bollettino di oggi

Incoraggiante anche l’andamento dei contagi. Sono 7.298 i nuovi casi riportati dal bollettino emesso oggi dalla Regione Veneto, mentre il numero di contagi scende – per la prima volta dopo molto tempo – al di sotto della quota dei 100mila: son 97.194 i veneti in isolamento. Un nuovo passo avanti che segna una rapida ripresa, visto che fino a ieri gli attuali positivi erano oltre 105mila e domenica superavano la soglia delle 108mila persone. Restano molto alti i decessi: 38 il numero dei morti reso noto oggi dalla Regione, che portail totale delle vittime a 13.607 dall'inizio della pandemia ad oggi.

Rispetto ai 2mila casi di ieri, la ripresa di oggi è solo apparente che, come ogni settimana, risente nel bollettino del martedì del ritorno alla normale attività di tracciamento dopo il week end. Da oggi cambia lo scenario delle regole: scatta l’obbligo del super green pass sul lavoro per gli over 50. Ecco, invece, quali sono le regole per tampone, quarantene e isolamento.

In rapida discesa anche il totale dei ricoveri con 53 dismissioni dalle aree mediche, che oggi registrano 1.384 pazienti ricoverati, e 12 dalle terapie intensive, dove i ricoveri risultano essere 128. La pressione ospedaliera sta migliorando in tutta Italia, i ricoveri scendono quasi ovunque come effetto positivo alla vaccinazione di massa.

Province: cosa emerge dai dati

Si allenta la tensione nelle sette province venete, dove i numeri appaiono più bassi rispetto a pochi giorni fa. A fronte di un aumento dei casi che è solo apparente – dovuto al solito effetto post weekend, con la ripresa dei tamponi – diminuiscono i numeri dei positivi in isolamento. Ecco qual è la situazione. Il dato più alto del bollettino emesso questa mattina dall’Unità di crisi regionale è quello di Verona, dove ci sono 21.835 positivi, quasi 3mila in meno rispetto a domenica. Sono invece 1.265 i casi di oggi.

È di poco superiore alla soglia dei 16mila contagi la provincia di Vicenza, con 16.143 residenti in isolamento, con un migliaio di guariti in soli due giorni. Oggi i casi sono 1.266. Segue a ruota la zona di Padova, dove le Ulss hanno emesso 15.632 provvedimenti di isolamento, con quasi 2mila persone risultate negative rispetto a domenica scorsa. Oggi nel Padovano sono 1.470 gli ultimi test positivi.

Nella Città metropolitana di Venezia sono invece 14.800 gli attuali positivi che si trovano in isolamento a casa o in ospedale, domenica scorsa erano vicini alla soglia dei 16.200. Il bollettino dell’Unità di crisi regionale oggi riporta altri 1.397 casi. Sono 13.105 i contagi nel Trevigiano, dove anche qui la situazione appare più leggera con 2mila casi in meno, e 1.185 i test risultato positivi nelle ultime 24 ore.

Restano alti, in proporzione al numero degli abitanti e al trend delle ultime settimane, i contagi sulla costa di Rovigo. Sono, infatti, 3.600 i rovigini contagiati dal Covid, 400 in meno rispetto a due giorni fa, mentre i casi di oggi sono 285. Nella provincia di Belluno si registrano, nelle ultime 24 ore, 302 nuovi casi, che portano a 3.247 il totale dei contagiati, con 600 persone guarite nelle ultime 48 ore.

Vaccini al contagocce

I numeri delle somministrazioni non sono mai statti così bassi, segno che tra i 450mila veneti non ancora vaccinati c’è lo zoccolo duro dei no-vax. Sono 161mila gli over 50 senza nemmeno una dose, in molti aspettano l’arrivo dell’estate, quando l’obbligo decadrà. Ieri, solo state inoculate solo 9.685 dosi, un dato notevolmente al ribasso rispetto alle 21.402 di sabato scorso.

Sono quasi ferme ormai le prime dosi, con 385 persone che si sono presentate agli hub vaccinali del Veneto – sabato ne sono state distribuite 1.035 – mentre sono state 1.647 quelle di richiamo del ciclo primario (sabato erano 4.324). Più che dimezzate in soli due giorni anche le dosi booster: ieri ne sono state somministrate 7.653, contro le 16.043 terze dosi registrate sabato scorso. Lo riferisce il bollettino della Regione. La popolazione residente con doppio vaccino è pari all'80,9%, quella con terza dose è il 61,6%.

Medici di famiglia sul piede di guerra

Le medicina di base continua ad essere in crisi, nonostante l’intervento tampone della Regione che ha innalzato la soglia dei mutuati per ogni medico da 1.500 a 1.800. Un sollievo solo momentaneo per i pazienti in cerca di un medico di base, dopo i pensionamenti a catena che si sono succeduto in moltissimi territori, che ha però portato a un ulteriore ingolfamento degli ambulatori e dei medici, già sommersi dalla “burocrazia Covid”.

L’1 e il 2 marzo, sciopero dei medici del territorio indetto dal Sindacato medici italiani (Smi) e dal Sindacato italiano medici del territorio (Simet). La protesta riguarda i professionisti convenzionati con il Sistema sanitario nazionale e prevede la chiusura degli ambulatori per le due giornate e una manifestazione a Roma – il 2 marzo, dalle 9 alle 13 – al ministero della Salute. "Il malessere della categoria è palpabile: carichi di lavoro insostenibili, mancanza di tutele, burocrazia aberrante e non ultimo il mancato indennizzo alle famiglie dei colleghi deceduti per Covid. Uno schiaffo, da parte dello Stato, soprattutto agli orfani di quei medici", scrivono in una nota le due sigle sindacali.

"Scioperiamo – continuano – perché rivendichiamo, come tutti gli altri lavoratori, tutele concrete quali ferie, maternità, malattia. Reclamiamo tutele certe in materie di sostegno ad handicap e sostituzioni per poter fruire del meritato riposo, nonché politiche serie sulle pari opportunità. In questa pandemia, che ha travolto il mondo, sono le donne medico che hanno pagato il prezzo più alto. Il diritto al lavoro si deve coniugare al diritto alla vita familiare e personale. Vogliamo riappropriarci del nostro ruolo e della nostra dignità professionale per poter curare al meglio i pazienti che a noi si sono affidati. In questo senso, siamo impegnati a garantire a tutti i cittadini parità di accesso e immediate risposte in rapporto ad uguali bisogni di salute". E l’appello: “Chiediamo ai cittadini di essere al nostro fianco", concludono i sindacati.