Venezia, 9 luglio 2023 – Nove mesi trascorsi su e giù per l’Europa a bordo di un’auto nera, con una coperta per dormire e pochi oggetti per vivere viaggiando. C’erano ancora i resti di cibo sull’Audi A3 con cui ha falciato un’intera famiglia veneziana a Santo Stefano di Cadore, sulla strada che attraversa il paesino bellunese in direzione di Sappada, in Friuli. Angelika Hutter, l’automobilista tedesca fermata per omicidio stradale plurimo dopo la strage, aveva tanti sogni, spezzati uno a uno.
Una vita a zigzag, con tante partenze promettenti – dall’atletica in cui primeggiava quando aveva 15 anni all’arte, con cui sperava di poter vivere – e sterzate improvvise, come quella che giovedì l’ha fatta piombare all’improvviso sulle tre vittime dell’incidente: il 48enne Marco Antoniello, la suocera Mariagrazia Zuin, 65 anni, e il piccolo Mattia, di due anni appena. Intanto la famiglia delle vittime sta attendendo il via libera della magistratura per la consegna delle salme, così da poter organizzare i funerali.
Domani verrà rilasciata?
C’è grande attesa intorno all’udienza di convalida del fermo di Angelika Hutter di domani, lunedì 10 luglio. La procura dovrà decidere se rilasciarla o confermare la custodia cautelare nel carcere di Venezia, dove la 31enne si trova da tre giorni. Teoricamente, in mancanza delle aggravanti di alcol o droga – escluse dai risultati delle analisi effettuate subito dopo l’incidente – andrebbero a cadere i motivi della custodia preventiva per l’omicidio stradale plurimo di cui è accusata. Tuttavia, il fatto che la donna al momento risulti straniera e senza fissa dimora, quindi senza un domicilio certo, potrebbe spingere i pm ad appellarsi al ‘pericolo di fuga’, motivo per cui potrebbe comunque scattare il fermo preventivo fino al processo. La famiglia delle vittime teme la scarcerazione – “Abbiamo paura che resti impunita”, ha detto Luigi Antoniello, padre e nonno di Marco e Mattia – ma tutto è in mano alla procura e si sarà solo domani cosa ne sarà di Angelika.
Lutto cittadino a Santo Stefano
Lunedì sarà indetto lutto cittadino a Santo Stefano di Cadore. La comunità è sconvolta. Comune ha annullato la festa in piazzetta Baldissarutti prevista questo weekend in segno di lutto. E nel tardo pomeriggio di venerdì è stata celebrata una messa in suffragio delle vittime preso la chiesa del paese.
Il corto circuito: cosa è successo nella vita di Angelika?
A 15 anni Angelika Hutter era considerata una promessa dell’atletica nel vivaio del Comenius Gymnasium di Deggendorf. Nel febbraio 2007, ha gareggiato ai campionati indoor della Baviera meridionale, ma la partenza fortunata si è rivelata un flop e contro ogni pronostico non è riuscita ad arrivare in finale. A quel punto la ragazza si dedica all’arte e al design. Dopo il liceo, si iscrive al corso di Design alla Fachhochschule di Salisburgo in Austria e, dopo la laurea, trascorre un semestre all’University of Technology di Auckland della Nuova Zelanda.
A quel punto entra nel mondo del lavoro e inizia ad accumulare le prime frustrazioni: passa da un contratto da stagista al precariato continuo, prima come grafica a Monaco (fra il 2011 e il 2015), poi Grafenau e Passau. Entra nel mondo del web design, ma anche in quel campo non trova stabilità e nel 2020 apre una società – la Birkenweiss Designs – con cui si occupava di comunicazione e media, ma anche di illustrazione e artigianato. “Per me, l’arte significa il coraggio di essere diversi”, spiegava sul proprio sito tempo fa. Poi a ottobre qualcosa è successo: secondo i giornali tedeschi, la 31enne avrebbe raccolto i bagagli in fretta e furia per lasciare la Baviera.
La rabbia e gli slogan su social
Era arrabbiata Angelika Hutter, la 31enne ce l’aveva con tutti. Forse la frustrazione accumulata nella vita, oppure un problema psicologico più serio. Ma questo lo stabiliranno i periti nei prossimi giorni. “È un incidente, può capitare a chiunque. La mia assistita è distrutta: non vuole essere neanche aiutata”, ha detto l'avvocato che le è stato assegnato d’ufficio, Giuseppe Triolo, che domani chiederà la scarcerazione. E sull’ipotesi che l’incidente sia stato un gesto volontario, spuntano le parole del procuratore di Belluno, Paolo Luca: “Al momento lavoriamo sugli elementi empirici che abbiamo a disposizione, senza anticipare conclusioni che potrebbero essere fuorvianti, come quella del gesto volontario”.
Prima di andarsene dalla Baviera, sui social Angelika scriveva di arte e design. Poi qualcosa è cambiato e sono iniziati i post pieni di rabbia. Ce l’aveva con i fattorini e i corrieri – “Questi signori purtroppo non sono così ben sviluppati. Qui i camion vengono posizionati in sala e poi davvero spinti sul gas!! – tanto da fare similitudini con i campi di concentramento: “Cosa dico? Anche i nazisti sono marroni. E anche i nazisti hanno gasato le persone”. Ce l’aveva anche con le banche: “Attenti voi nazisti. Purtroppo, le banche in Germania non sono sicure!! Vogliono tutti i tuoi dati. Ma attenzione se i dati devono essere modificati o si dice che il luogo di residenza non esiste più perché sei in viaggio all’estero?! Nessun taccuino può tenere il passo!”. Pensieri sconnessi, forse un primo segnale di qualcosa di più grande che il 6 luglio potrebbe avere portato al corto circuito più grande e irrecuperabile: la tragedia del Cadore.