LAURA GUERRA
Sport

Giro d'Italia in Emilia Romagna tra storia e campioni

Una pedalata nei 102 anni della 'rosa', dall'ideatore del Giro fino al colle della Guardia che nel 2009 piegarono Froome, passando per il Pirata, la storica scalata di Magni e tanto altro

Giro d'Italia verso San Luca, a Bologna

Bologna, 9 maggio 2019 - E’ un nodo rosa e molto stretto quello che lega la storia del Giro d’Italia a Bologna ma ancor di più, quello che unisce questa grande corsa rosa a tutta la Regione Emilia Romagna cavalcando storia, personaggi, salite e miti. E non tutti sanno che questo arzillo vecchietto chiamato semplicemente Giro, dando il via alla 102esima edizione, deve ringraziare proprio un emiliano.

Nato a Forlì, Tullo Morgani era un redattore della Gazzetta dello Sport che, nell’estate del 1908 con un Tour del France partito da qualche anno, venne a sapere insieme all’allora direttore Costamagna e l’amministratore Cougnet, che il giornale avversario stava pensando di organizzare un giro ciclistico d’Italia. Con un vero sprint da finisseur, il 24 agosto dello stesso anno i tre annunciarono la nascita del Giro d’Italia dando il via ad una magia mai più tramontata, capace di scrivere pagine epiche dello sport della bicicletta, ma anche legarsi indissolubilmente con la storia della nazione, portando la gente a bordo strada ad aspettare la carovana dei corridori, in cartoline che dall’antico bianco e nero vestono oggi i colori più sgargianti. In quel lontano 1909 Bologna fu subito tra le protagoniste di un Giro con tantissimo pubblico e per eroi, veri e propri giganti di una strada che ancora faticava ad esistere e tappe che vedevano la partenza quando era ancora buio per poi pedalare per quasi 400 km di sofferenza su bici pesanti come cancelli, senza cambio, un solo rapporto e il pignone fisso.

La prima tappa è proprio la Milano – Bologna, partita alle 2.53 per terminare all’ippodromo Zappoli dopo 397 km. Quella prima tappa storica la vinse il romano Dario Beni e 4°, dopo una brutta caduta e una rimonta formidabile, arrivò Luigi Ganna dando il via al mito. Da lì, furono poi 23 gli arrivi del Giro che solo nel 1994 decise di nascere dal capoluogo emiliano per poi attendere il ritorno fino ad oggi. E se è sulle montagne che piccoli uomini in bici diventano campioni corteggiando le salite facendole proprie con fatica, sudore ed astuzia, è sul colle della Guardia che il Giro è arrivato tre volte ma che lì ha scritto una delle pagine indimenticabili del ciclismo. Era il 1956 e Fiorenzo Magni stava litigando con un Giro che lo aveva visto cadere troppe volte fratturandosi la clavicola. Determinato, rifiutò il gesso ma quel braccio dolorante gli impediva di spingere sul manubrio e arrivare in cima. Il colpo di genio fu di Ernesto Colnago e Faliero Masi che pensarono di attaccare un pezzo di camera d’aria al manubrio. Magni affrontò San Luca con la rabbia di chi non molla e il tubolare in bocca per farsi forza con i denti. Un’immagine che ancora oggi è tra quelle indimenticabili. All’ombra della Madonna di San Luca, il Giro arrivò solo altre due volte, nel 1984 con il successo di Argentin e Fignon in rosa, e nel 2009 con il trionfo di Simon Gerrans, Denis Mechov in rosa e un Chris Froome che poi dominerà il Tour, piegato dalle severe rampe bolognesi. E tanti sono stati anche i corridori emiliano romagnoli a scrivere il loro nome nel libro d’oro del Giro. Il primo fu Alfonso Calzolari di Vergato che, capace di svettare sul Bracco lasciando Girardengo indietro di un’ora, vinse la corsa rosa nel 1914 con 1 ora e 55’ su Albini, il maggior distacco mai inflitto dal vincitore al secondo classificato.

Poi fu la volta di Ercole Baldini di Forlì che scrisse il suo nome nell’albo d’oro del 1958 lasciandosi alle spalle Charly Gaul, nel 1961 fu Arnaldo Pambianco di Bertinoro che si infilò nella fuga buona a metà Giro difendendo la maglia rosa dai colpi di Gaul sullo Stelvio, nel 1965 il colpo da maestro di Vittorio Adorni da Parma che pronosticò la sua vittoria conquistandola in un Giro duro che a 300 metri dell’arrivo sullo Stelvio chiese ai corridori di raggiungere a piedi il traguardo a causa di una slavina.

Infine, l’eterno Marco Pantani da Cesenatico e quel bellissimo 1998 che vide l’appassionante duello con Pavel Tonkov a Montecampione che crollò sotto i continui scatti di colui che per tutti sarà ‘il pirata’. Al loro fianco, tanti altri ciclisti, ma anche squadre che dall'Emilia Romagna sono andati alle conquista del  mondo delle due ruote a pedali.