GABRIELE ARCURI
Vivere Sassuolo

Inesauribile Rognoni: "Santiago, la mia meta"

A sessant’anni ha appena concluso il più arduo dei cammini che conducono alla Cattedrale: "Durante il percorso tutti siamo uguali" .

Inesauribile Rognoni: "Santiago, la mia meta"

A sessant’anni ha appena concluso il più arduo dei cammini che conducono alla Cattedrale: "Durante il percorso tutti siamo uguali" .

Il territorio fioranese, tra i tanti pregi, non è conosciuto per essere terra di ‘avventurieri’, se così si possono definire i pellegrini che si mettono in marcia per centinaia di chilometri verso la Cattedrale di Santiago di Compostela. Questo, tuttavia, non ha fermato Rossano Rognoni, sessantenne originario di Spezzano che, poche settimane fa, ha completato il Cammino del Nord: con i suoi 942 chilometri, a partire dalla cittadina al confine tra Francia e Spagna Irún, è la più famosa e ardua rotta che porta alle reliquie dell’Apostolo San Giacomo il Maggiore.

Rognoni, lei non è nuovo a questo tipo di viaggi – o meglio dire imprese – vero?

"Sì, non sono certo ‘di primo pelo’. Scherzi a parte: i più battuti, quelli che portano a Santiago, li ho fatti tutti. Normalmente in circa due settimane riesco a completarli. La caratteristica più importante, per chi vorrebbe avvicinarsi ai pellegrinaggi di Santiago, è la capacità di adattamento. Non si può essere schizzinosi, in alcun modo".

Aggiungiamo che è reduce dal completamento del più complicato percorso dei Cammini di Santiago. Quali sono state le difficoltà durante quei lunghissimi mille chilometri? "Ci ho messo trentasette giorni, con una media di 25 chilometri al giorno. Come dicevo, non è la prima esperienza di questo tipo che intraprendo, eppure, non c’è dubbio: è stato il più duro. Le difficoltà principali risiedono, oltre nella lunghezza, nel cammino in sé e per sé. Quando decido di partire per un percorso lo faccio per intero, senza pause nel mezzo, dunque le complicazioni aumentano col passare del tempo. Soprattutto la tratta dei Paesi Baschi, tra ripide discese e salite continue, è faticosissima. Alcune città meriterebbero poi di fermarsi per visitarle meglio, però, se posso dire, è ‘contro la mia etica’".

Cosa intende?

"Io non vado in vacanza, io vado a completare il Cammino di Santiago. È quello il mio obiettivo. Inoltre, se si evita di fermarsi si prende su un certo ritmo che, in caso contrario, sarebbe difficile da recuperare. Più vai avanti, più le gambe vanno meglio". Com’è una giornata tipo durante il Cammino?

"Mi sveglio, per indole, molto presto. Alle 6 sono in piedi. Alle 6.30 mi incammino con la torcia in mano perché, in Spagna, fino alle 8.30 del mattino non c’è luce. Cammino tutto il giorno fino a tarda serata, fin quando non trovo, nei mezzi che la situazione mi consente, da dormire. Insomma, lo ripeterò a sfinimento: ci si deve adattare a ciò che viene, senza lamentarsi e con il massimo della disponibilità".

Solitamente, cammina in solitaria?

"Parto dall’Italia in solitaria, questo sì. Ma, durante il percorso, è impossibile non trovare qualcuno con cui scambiare due chiacchiere, che è lì con il tuo medesimo intento. Si fa amicizia presto, in condizioni del genere. Tutti ti motivano, tutti ti spingono a non demordere nonostante la stanchezza o le condizioni meteorologiche avverse".

Vuole lasciare un messaggio ai lettori che potrebbero pensare di incamminarsi verso la Cattedrale?

"Più che un messaggio, vorrei lasciare un pensiero: là, durante il percorso, siamo tutti uguali. Non ci sono uomini o donne, vecchi o giovani, ricchi o poveri: ci sono soltanto esseri umani con lo stesso intento. Le differenze si annullano. La solidarietà e la condivisione sono all’ordine del giorno. Si tratta di un microcosmo che, purtroppo, fuori dai Cammini di Santiago è irrealizzabile".