STEFANO FOGLIANI
Vivere Sassuolo

Giovedì Santo a Sassuolo: una tradizione secolare attorno al Santissimo Tronco

La celebrazione del Giovedì Santo a Sassuolo unisce la comunità attorno al Santissimo Tronco, simbolo di fede e tradizione.

Una edizione precedente della processione del Santissimo Tronco

Una edizione precedente della processione del Santissimo Tronco

Mancano una ventina di giorni, ma i giorni sono niente, se dietro i giorni ci sono i secoli. E di secoli alle spalle ce ne sono, perché parliamo di una tradizione che, in città, si tramanda ormai da più di 700 anni.

La tradizione è quella del Giovedì Santo a Sassuolo, a suo modo un ‘unicum’ delle liturgie pasquali – che celebrano gli appuntamenti più attesi, di solito, tra il venerdì e la domenica – cui i sassolesi legano invece, ogni anno ormai dalla seconda metà del Cinquecento, il loro essere comunità. Raccogliendosi attorno al Santissimo Tronco, il crocifisso custodito dalla più bella chiesa cittadina – San Francesco in Rocca, gioiello barocco che sorge in fregio al Palazzo Ducale – che proprio il giovedì prima di Pasqua viene prima esposto a ridosso dell’altare perché i fedeli possano omaggiarlo e poi, in serata, sfila al centro di una processione che ‘marca’ indelebilmente, da sempre, il senso di appartenenza alla città da parte dei suoi abitanti e si conclude, dal balcone del Palazzo Ducale, con la benedizione.

I più cinici dicono che l’andamento delle aziende che fanno di Sassuolo la capitale del distretto ceramico si vede proprio da quanta gente c’è, il Giovedì Santo, tra piazzale della Rosa, il Palazzo Ducale e le strade del centro cittadino che la processione solca, ma detto che i cinici mescolano per antonomasia – e con il dovuto rispetto, s’intende – sacro e profano, va aggiunto come in processione ci vadano anche loro, perché a ben vedere non c’è niente di più sassolese del Giovedì Santo. Sfilò anche durante il lockdown, il Santissimo Tronco, accompagnato solo da Don Giovanni Rossi, allora parroco di San Giorgio, ma senza nessuno al seguito, e questo dice moltissimo dell’aura che lo circonda da sempre.

A Sassuolo, del resto, il Giovedi Santo è una sorta di ‘giorno dei giorni’ che mescola liturgia e ‘secolo’, bancarelle e solennità, con la tradizionale ‘visita alle sette chiese’ che vede i sassolesi sciamare tra Santa Chiara, San Giuseppe, Sant’Anna, la già citata San Francesco in Rocca e il Duomo di San Giorgio. Si passeggia, come fosse un giorno di festa, ci si ferma a chiacchierare con chi si incontra, si aspetta la sera che vedrà le ‘palandrane’ bianche degli appartenenti alla Confraternita del Santissimo Tronco accompagnare il crocifisso lungo le vie cittadine insieme alle ‘consorelle’, vestite di un nastro verde, e a centinaia di fedeli. Il Santissimo Tronco, del resto, è a Sassuolo dal XVI secolo, e sta alla Sassuolo religiosa come le piastrelle stanno alla città laica. E resta, come le piastrelle che hanno fatto la fortuna della città, un simbolo di Sassuolo del suo essere comunità.

Il suo ritrovamento, in Turchia, lo vide in Italia già dal 1450: fu portato a Sassuolo nel 1500 dai Pio, divenuti nel frattempo signori della città, e nel 1587 venne ufficialmente donato al popolo sassolese perché ne perpetuasse il culto anche attraverso la Confraternita all’uopo istituita, in caricata della custodia della reliquia. Si parla di storia, insomma, non di cronaca, e il resto viene da sé. Perché c’è molto altro, attorno al ‘Giovedi Santo’ dei sassolesi, ma dentro un giorno speciale c’è soprattutto l’idea del ritrovarsi. Attorno a quanto accompagna Sassuolo da sempre: sette secoli, del resto, pesano. E quel crocifisso che i Pio donarono alla città nel XVI secolo è ancora lì, a ricordare a tutti che molto, è vero, passa, ma moltissimo resta.

s.f.