"Il bullismo l’ho vissuto sulla mia pelle, dalla quinta elementare per ben quattro anni, ogni singolo giorno e ogni singola ora". A raccontarlo è Cristian Cevoli. La violenza fisica e verbale lui la conosce bene e con lei è cresciuto. Oggi fa il magazziniere e vive a Riccione e delle difficoltà con cui ha convissuto per molto tempo ne ha fatto una forza per aiutare le tante persone che come lui conoscono o hanno conosciuto il dramma del bullismo, anche attraverso la sua associazione ’L’autore egregio’.
Spinto dalla moglie e dalla figlia ha scritto due libri: ‘Fidarsi di ogni emozione’ e ‘Il mio viaggio tra le emozioni’, per parlare di una piaga che anche sul nostro territorio inghiotte tanti ragazzi e di come lui è riuscito a superarla.
Cosa ricorda della sua infanzia?
"Sono cresciuto perseguitato dalla paura, ho iniziato a superare la situazione quando ho conosciuto le arti marziali, mi hanno aiutato ad avere più fiducia in me stesso".
In che modo veniva bullizzato?
"Venivo umiliato per otto ore al giorno, tutti i santi giorni. E’ capitato che mi scagliassero addosso un bidone, dei gessetti o addirittura mi assalissero direttamente".
Ha un ricordo di quel periodo che si porta ancora dentro? "Quando mia madre si è accorta della situazione. Un pomeriggio a catechismo assistette in prima persona a questi episodi, scontrandosi direttamente con la realtà".
Quanti erano i bulli che la perseguitavano?
"Cinque ragazzini".
Li ha più incontrati?
"Certo, con due o tre di loro sono anche andato a mangiare una pizza".
E rivedendoli dopo anni, come si sono comportati?
"Mi hanno semplicemente chiesto scusa, come a minimizzare la faccenda".
Li ha perdonati?
"Credo di sì, ma non ho mai dimenticato nulla, se lo facessi non potrei aiutare gli altri".
Cosa spinge un ragazzo a commettere atti di bullismo?
"Il bullo fondamentalmente è debole, fragile; ha problemi e difficoltà che si porta dietro. Una delle mie ‘macchie’ era ad esempio il bel rapporto che avevo instaurato con alcune mie compagne di classe, mentre gli altri ragazzi non riuscivano a scambiarci più di due parole. Tutto questo infastidiva i bulli che se la prendevano con me a causa delle loro stesse insicurezze".
Come vede i giovani di oggi? "Troppo fragili e troppo focalizzati sulle tecnologie".
Lei ha una figlia di nove anni, ha paura che possa sperimentare ciò che ha vissuto lei in adolescenza?
"Ogni singolo giorno quando la vedo rincasare da scuola e quindi la riempio di domande per sapere come vada. Per fortuna è una bambina che parla molto e si apre con noi genitori. Mi auguro che non debba mai combattere contro le difficoltà che ho avuto io".
La paura la ferma?
"Mai, anzi mi dà la forza per ribaltare tutto e tutti".
Federico Tommasini