
La riccionese Martina Galli è stata protagonista del recupero di importanti oggetti danneggiati nel terribile rogo del 2019 "Mi sono innamorata di Parigi dopo aver visto gli Aristogatti" .
Ha restaurato una serie di preziose opere tessili, rimaste danneggiate nell’incendio di Notre-Dame de Paris scoppiato nel 2019. Protagonista una restauratrice riccionese Martina Galli, 35 anni, fondatrice e presidente del Galli Heritage, che per questo importante intervento ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere delle arti e delle lettere dal Ministero della cultura francese.
A Notre-Dame cos’ha restaurato?
"Le opere del tesoro della cattedrale, ora esposte nella sacrestia aperta al pubblico. Sono specializzata in tessile e arazzi, di questo si occupa il mio atelier. Il lavoro è stato intenso. Nel cantiere tra restauratori e muratori si respirava una atmosfera piena di emozione. Con l’équipe che ho formato assieme a cinque italiane abbiamo lavorato tre mesi e mezzo. Vincere la gara d’appalto è stato un onore, come italiana all’estero non era scontato".
Su cosa ha lavorato?
"L’intervento più prestigioso l’ho fatto sui resti di un mantello dell’incoronazione di Napoleone I. Si tratta di un velluto di seta ricamato con fili metallici d’oro e d’argento, dov’erano state ricamate anche le api imperiali rimosse alla morte di stesso Napoleone. Questo è stato il lavoro che ha richiesto più tempo. Abbiamo restaurato le casule di Papi e di altri imperatori e re, come Carlo X e Luigi Filippo, nonché delle mitre. Il tutto sotto il controllo settimanale della Sovrintendenza che veniva a visionare l’avanzamento dei lavori e a controllare luce e umidità dell’ambiente".
I tessuti erano molto compromessi?
aCon l’incendio si erano anneriti tantissimo, erano sfilacciati e logorati".
In passato ha effettuato altri restauri del genere?
"Nei dieci anni di lavoro in Francia ne ho fatti tanti, lavorando sempre per musei, castelli, come le Château de Versailles, Haut-Koenigsbourg e Fontainebleau, dove sono intervenuta sugli arazzi. Ho poi operato a Dubai, per il museo della moschea Sheikh Zayed e per le collezioni della Sorbona e Museo Picasso".
Cos’ha ora in programma?
"Andrò a Calvi in Corsica per restaurare una sella da cavallo appartenuta a Napoleone. Tra i progetti c’è l’apertura di un secondo atelier a Nizza, che forse si realizzerà nel 2026, e di un altro a Dubai. A Parigi intanto porto avanti il mio atelier, che ospita altre restauratrici abilitate, perché intendo formare un bel gruppo".
A cosa è dovuta questa sua passione?
"Credo sia nel Dna, dovuta soprattutto alla mia famiglia di origine. Sono stata sempre attorniata da opere d’arte, perché mio padre era mercante d’arte e mia nonna pittrice. Così ho frequentato la sezione di Moda all’Istituto d’Arte Fellini (ora liceo) di Riccione, poi la scuola di Restauro e Conservazione all’Università di Urbino. Durante gli studi ho partecipato all’Herasmus in Belgio, finché dopo la tesi e il diploma, senza conoscere nessuno, sono venuta subito a Parigi, sogno coltivato fin da adolescente, quando ho visto gli Aristogatti".
Riccione non le manca?
"Mi manca, perché è una realtà paradisiaca, c’è il mare che vorrei avere vicino. E’ un giardino della felicità, dove due tre volte all’anno cerco di tornare anche per riabbracciare la mia famiglia".
Nives Concolino