ANDREA ZANCHI
Tour De France

Stefano Bonaccini: "Il Tour de France in Emilia-Romagna, un sogno che si avvera"

Il presidente della Regione: "Un momento storico per il nostro territorio. Ci aspettiamo un ritorno economico e di promozione gigantesco. Attesi 100 milioni di euro di indotto e 2 milioni di persone sulle strade".

Stefano Bonaccini: "Il Tour de France in Emilia-Romagna, un sogno che si avvera"

Stefano Bonaccini: "Il Tour de France in Emilia-Romagna, un sogno che si avvera"

di Andrea

Zanchi

Nella terra del ciclismo, che a questo sport ha dato grandi e indimenticabili campioni, il cuore batte forte per l’arrivo del Tour de France. E batte forte anche per il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, tra i principali artefici dello sbarco della Grande Boucle sul territorio italiano. "Per l’Emilia-Romagna è un momento storico, un sogno che si avvera, frutto di un grandissimo lavoro di squadra durato anni" dice il numero uno di viale Aldo Moro.

Bonaccini, come è nata l’idea di portare il Tour sulle strade italiane?

"È nata dopo l’organizzazione dei mondiali di ciclismo ad Imola del 2020. Quando ci mettemmo in testa di portare per la prima volta la partenza del Tour in Italia, in tantissimi hanno provato a dissuaderci, perché sembrava un’impresa impossibile, a maggior ragione dopo la pandemia. E invece ce l’abbiamo fatta. Giocando di squadra con la Toscana, il Piemonte e la città di Firenze, in collaborazione con il governo e le autorità nazionali, dimostrando così che in Italia si può lavorare insieme al di là delle appartenenze politiche, e grazie alla straordinaria macchina dello sport della nostra Regione, coordinata da Giammaria Manghi, e allo straordinario lavoro dell’assessore al turismo Andrea Corsini e del Presidente Davide Cassani con la struttura dell’Agenzia di promozione turistica. E’ un evento eccezionale che da amministratore pubblico e appassionato di sport mi porterò dentro per tutta la vita".

Le ricadute di immagine dell’ospitare la Grand Départ sul nostro territorio si sono anche già tradotte anche in ricadute economiche per il turismo e l’economia regionale?

"Il Tour de France è una delle manifestazioni sportive più seguite al mondo, dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Il ritorno economico e di promozione per l’Emilia-Romagna sarà gigantesco. Ci aspettiamo 2 milioni di persone sulle strade, oltre centomila persone negli alberghi, un indotto diretto e indiretto che supererà i 100 milioni di euro e le bellezze della nostra terra che saranno trasmesse in ogni parte del mondo".

Questo appuntamento certifica quanto lo sport sia sempre più centrale nelle politiche di promozione del territorio: quali altri grandi eventi punta a ospitare l’Emilia-Romagna? E che ruolo avrà lo sport in futuro per la nostra regione?

"Ho personalmente voluto mantenere la delega allo sport in questi dieci anni perché investire nello sport significa investire sulle nostre comunità, creando socialità e promuovendo corretti e sani stili di vita per le persone, oltre che opportunità di sviluppo e di promozione economica, come dimostrano i risultati raggiunti in questi anni. Abbiamo realizzato o riqualificato oltre 200 impianti sportivi in tutta la regione e quasi il 40% degli emiliano-romagnoli pratica uno sport almeno una volta a settimana, dato ben al di sopra della media nazionale. Pochi giorni fa abbiamo presentato il nuovo piano triennale 2024-26: saliamo a 21 milioni di euro per sostenere promozione dell’attività motoria e manifestazioni sul territorio, ma anche quei grandi eventi di respiro nazionale e internazionale che si confermano un’importante leva di sviluppo, anche in chiave turistica. Per ogni euro investito, se ne ricevono 18. Solo in questo mese abbiamo ospitato il mondiale di Superbike a Misano, con 80mila spettatori. Senza dimenticare la Coppa Davis a Bologna a settembre, il Gran Premio di Formula Uno a Imola e quello di Motogp a Misano, tutti confermati anche in futuro".

Da grande appassionato di sport, una domanda ineludibile: quale è stato il suo ciclista preferito? E perché?

"Da piccolo, come tutti, giocavo con le biglie sulle piste di sabbia. Quelle biglie portavano le immagini di corridori che, grazie al mio lavoro, ho potuto incontrare di persona, come il protagonista della prima biglia che io ricordi di aver fatto vincere in spiaggia: Giovanni Cavalcanti, che fu il miglior gregario di Felice Gimondi. Confesso che è stata un’emozione profonda che spiega quanto l’immaginario del ciclismo abbia inciso sulla mia persona e su tanti della mia generazione. Ma se devo dire un nome, scelgo Marco Pantani: un mito senza tempo, un corridore straordinario che giustamente il Tour celebrerà partendo dalla sua Cesenatico a 20 anni dalla scomparsa".