MANUEL SPADAZZI
Tour De France

Davide Cassani: "Noi patria del ciclismo. Due miliardi di persone ci ammireranno in tv"

Il presidente di Apt Emilia-Romagna tra gli artefici della partenza del Tour "L’idea nata con Bonaccini dopo il successo dei Mondiali a Imola. Eppure all’inizio in pochi credevano che ce l’avremmo fatta". .

Davide Cassani: "Noi patria del ciclismo. Due miliardi di persone ci ammireranno in tv"

Davide Cassani: "Noi patria del ciclismo. Due miliardi di persone ci ammireranno in tv"

Era scritto, che prima o poi dovesse accadere. Per dirla con lo stesso Prudhomme, il gran capo del Tour de France, non c’è da stupirsi del fatto che quest’anno la Grande Boucle parta dall’Italia. Piuttosto, bisogna chiedersi "perché il Tour prima d’ora non fosse mai partito dall’Italia" . Perché l’Italia "è la culla del ciclismo, ha dato i natali a tanti campioni. E noi francesi abbiamo tanto in comune con gli italiani". Eppure, quando si iniziò a parlare della possibilità di ospitare alcune tappe della Grande Boucle in Emilia Romagna, in tanti pensavano a una boutade. A un sogno destinato a restare nel cassetto. Ma Davide Cassani, presidente di Apt ed ex ct della nazionale di ciclismo, uno dei principali artefici del ‘Grand départ’ del Tour in Italia, ci ha creduto da subito.

Cassani, tra poche ore quel sogno diventerà realtà. Come ci siete riusciti?

"L’idea è nata con il presidente della Regione Stefano Bonaccini dopo il successo dei Mondiali di ciclismo a Imola, nel 2020, che eravamo stati in grado di realizzare in poche settimane. Gli dissi che potevamo, anzi dovevamo tentare di portare qui il Tour. Lui si è subito entusiasmato e mi ha detto: proviamoci. E così abbiamo invitato Christian Prudhomme, il direttore del Tour de France, a Bologna. Fin da quel primo incontro abbiamo capito che il nostro non era solo un sogno e avevamo delle concrete possibilità di riuscirci. Fondamentale è stato poi il coinvolgimento di Firenze e Torino. Insieme abbiamo creato una squadra forte e coesa che è riuscita in questa impresa".

Che valore ha per l’Italia, e per l’Emilia Romagna in particolare, ospitare la Grande Boucle?

"Significa portare l’appuntamento sportivo più seguito al mondo dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Un evento seguito in tv e sul web da 2 miliardi di persone. Il Giro d’Italia è qualcosa di bellissimo, ma il Tour è il Tour. Non è solo la corsa ciclistica più importante: è qualcosa di unico".

Si stima un indotto diretto di 59 milioni, di cui 29 solo per l’Emilia Romagna, e altri 60 milioni di indotto indiretto e per la filiera delle aziende del mondo delle due ruote. Sarà una volata per il turismo?

"Assolutamente sì. Noi da anni lavoriamo per aumentare le presenze turistiche legate al settore bike. Abbiamo portato qui tante tappe del Giro d’Italia, abbiamo lavorato con i tour operator del settore. In Romagna ci sono oltre 50 bike hotel super attrezzati. Ma mostrarci al mondo con il Tour de France ci permetterà di crescere in maniera esponenziale, ci darà una credibilità e una visibilità a livello internazionale. Al di là dell’indotto e dei pernottamenti di questi giorni, l’onda lunga del Tour la sentiremo per anni".

L’Emilia Romagna ha puntato tantissimo sul turismo sportivo negli ultimi anni: una scommessa vinta?

"Parlano i numeri: solo nel 2022 – secondo una ricerca condotta dal Centro studi SG Plus in collaborazione con l’università di Parma – i principali eventi sportivi ospitati dall’Emilia Romagna hanno garantito alla nostra regione un indotto di 150 milioni di euro e un milione e 150mila presenze turistiche. Da allora i numeri sono aumentati ancora. Quest’anno Abbiamo la Formula 1, la MotoGp e il Tour de France: siamo al top. Il turismo sportivo permette di fare presenze tutto l’anno, senza dimenticare il valore promozionale e in termini di comunicazione di questi grandi eventi".

In queste settimane ha girato tanto per iniziative e sopralluoghi legati al Tour: che atmosfera si respira?

"Un’atmosfera stupenda... C’è grande entusiasmo, soprattutto nei paesi più piccoli che saranno attraversati dalla corsa. Pensare che il Tour passerà davanti casa loro riempie di gioia tante persone. Anche chi non è un appassionato di ciclismo si è fatto contagiare dalla febbre gialla".