MATTIA GRANDI
Tour De France

Da Bottecchia a Nibali. I campioni italiani che hanno conquistato la mitica maglia gialla

Memorabile la sua doppietta tra ’24 e ’25 quando dominò la corsa. Due trionfi a testa anche per Bartali e Coppi, indimenticabili rivali. Entusiasmanti le vittorie di Nencini e Gimondi. Ultimo assolo dello Squalo.

Da Bottecchia a Nibali. I campioni italiani che hanno conquistato la mitica maglia gialla

Da Bottecchia a Nibali. I campioni italiani che hanno conquistato la mitica maglia gialla

Ci sono sette capitoli a tinte d’Azzurro nel lungo romanzo sportivo colorato di giallo del Tour de France.

E sono molti di più i campioni del ciclismo italiano che alla Grande Boucle hanno recitato un ruolo da protagonisti con un posto sul podio o con imprese di giornata finite negli annali della specialità.

Partiamo dai vincitori. Il primo a trionfare a Parigi fu Ottavio Bottecchia con la sua doppietta nel biennio 1924-1925.

La consacrazione di un atleta completo, dopo il secondo posto centrato nel 1923 con la divisa della formazione transalpina Automoto, capace di dominare la corsa transalpina: 15 tappe, dall’inizio alla fine del Tour, in maglia gialla nel 1924 e 13 l’anno seguente.

Poi fu la volta di Gino Bartali e Fausto Coppi, con due affermazioni a testa.

’Ginettaccio’ nel 1938, con due vittorie di tappa, e nel 1948 in rimonta su Bobet con una leggendaria fuga sulle Alpi nella tappa Cannes-Briançon.

Per lui, ancora attualissimo, il record del periodo più lungo trascorso tra il primo e l’ultimo Tour vinto: un decennio. Bis d’autore anche per Fausto Coppi nel 1949 e 1952. Un’ascesa incontenibile.

Il 1949 fu l’anno della sua consacrazione nell’eterno duello da vertice con il rivale Bartali, e con la gioia del primato per la conquista del gradino più alto del podio nel Giro e nel Tour (senza dimenticare la Milano-Sanremo, ndr), mentre nel 1952 andò in scena una straordinaria prova di forza fin dalle battute iniziali della corsa.

Nessuna tappa vinta, ma una grande capacità di gestione del comando per Gastone Nencini con il trionfo del 1960.

Bene in salita e in discesa, già nell’albo d’oro del Giro d’Italia nel 1957, donò il suo mazzo di fiori al Parco dei Principi di Parigi al commissario tecnico francese Bodet per omaggiare l’avversario Rivière caduto gravemente.

Un lustro più tardi, e da esordiente tra i professionisti, per la favola di Felice Gimondi. Una partecipazione in sostituzione del gregario Battista Babini, con l’obiettivo di aiutare il capitano Vittorio Adorni, trasformata in un assolo dalla terza tappa in poi. Devastante a cronometro e in salita al Mont Revard.

Più di trent’anni di attesa per alzare ancora una volta le braccia al cielo in terra di Francia. Merito del compianto Marco Pantani che nel 1998 centrò l’accoppiata Giro-Tour con i colori della Mercatone Uno.

L’ultimo azzurro a trionfare al Tour de France è stato, invece, Vincenzo Nibali nel 2014. Una scorpacciata, iniziata con il successo nella seconda tappa York-Sheffield, fortificata giorno dopo giorno con gli assoli in salita in quel di Chamrousse e Hautacam. Per lui anche il lusso della Tripla Corona, con la vittoria in almeno un’edizione di tutte e tre le grandi corse a tappe. L’Italia occupa oggi la quarta posizione nella classifica per nazioni nella storia del Tour de France con 10 vittorie e 41 podi totali.

Venticinque i ciclisti italiani capaci di salire almeno una volta sul podio conclusivo. Detto dei sette trionfatori, ci sono anche i tre podi di Claudio Chiappucci, secondo nel 1990 e nel 1992 e terzo nel 1991, e i due dei vari Learco Guerra (1930, 1933), Gianni Bugno (1991, 1992), Giuseppe Martano (1933, 1934), Ivan Basso (2004, 2005) e Bartolomeo Aymo (1925, 1926).

A quota un podio troviamo, inoltre, Giuseppe Pancera (1929), Ambrogio Morelli (1935), Mario Vicini (1937), Vito Favero (1958), Graziano Battistini (1960), Guido Carlesi (1961), Antonio Pesenti (1931), Francesco Camusso (1932), Pierre Brambilla (1947), Giancarlo Astrua (1953), Gianni Motta (1965) e Franco Balmamion (1967).

Dal 2014 in avanti, sono davvero poche le soddisfazioni centrate oltralpe dai portacolori di casa Italia.

Quarta piazza di Nibali nel 2015 e quinta materializzata da Fabio Aru due anni dopo. Poi, il decimo posto di Damiano Caruso nel 2020.

Maglia a pois nel 2023, come miglior scalatore, per Giulio Ciccone.

Ma l’Italia del ciclismo guarda avanti con ottimismo e si prepara a tornare presto protagonista del Tour.