di Luca Ravaglia
"Siamo nella fase in cui ci giochiamo le caratteristiche della Romagna del futuro. Quella nella quale, anche grazie ai fondi del Pnrr – il Piano nazionale di ripresa e resilienza – abbiamo la possibilità di sostenere il territorio e le attività che vi operano. Con la consapevolezza che se le cose non dovessero andare bene, rischiamo seriamente di compromettere le peculiarità per le quali la nostra terra è da sempre nota".
Paolo Lucchi, presidente di Legacoop Romagna, è al timone di una realtà che, numeri alla mano, vale circa sei miliardi di euro di fatturato, frutto dell’impegno di 305.000 soci e 24.000 dipendenti.
Numeri decisamente importanti, che inquadrano una realtà in crescita, ma alle prese, come d’altra parte tutte le altre, con le incognite dei nostri tempi.
"Le incertezze non sono poche – rimarca Lucchi – a partire dall’attualissimo tema dell’inflazione, che continua a rappresentare un forte ostacolo nelle prospettive legate al prossimo futuro. Ma che il quadro sia complesso lo dimostrano tanti altri aspetti, a partire da quello dell’occupazione".
Bastano i numeri per chiarire la portata della questione. "Nel 2022 – spiega Lucchi – la domanda complessiva di assunzioni nella nostra realtà era di circa 2.500 persone: siamo riusciti a trovarne soltanto 700, dunque un quarto rispetto alle esigenze. Un problema del genere rallenta sia l’attività quotidiana che le prospettive di investimento. È un problema enormemente serio. Anche perché a questo punto le stime per il 2023 sono di 2.800 posizioni aperte".
Il presidente di Legacoop Romagna non fa tanto una questione di profili richiesti, ma di un contesto generalizzato che finisce col riguardare, in pratica, tutti gli ambiti occupazionali.
"Il tema è planetario e ha i suoi numeri più eclatanti negli Stati Uniti, dove in ogni trimestre si dimettono quattro milioni di persone. Le ragioni? È difficile – e sarebbe sbagliato – accomunare tutto, ma resta il fatto che con l’avvento della pandemia si è fatta sempre più largo una concezione molto forte, basata su quello che ormai è diventato un acronimo diffusissimo: Yolo, ‘You only live once’, si vive una volta sola. Dunque tante persone decidono di lasciare il loro impiego giudicandolo in contrasto con la qualità della vita. Questo sta accadendo in maniera importante anche in Italia e ciò che colpisce più di tutto è il fatto che il passo lo compie anche chi non ha altre soluzioni alternative nell’immediato".
Nel nostro Paese la tematica va certamente a braccetto con il tema degli stipendi: "Negli ultimi 30 anni in Italia il reddito è calato del 2,6%. In Germania e in Francia è aumentato del 30%. Servono formazione e prospettive. Scenari nei quali il mondo delle cooperative può certamente giocare un ruolo cruciale. Il nostro valore aggiunto? La certezza per ogni socio cooperatore di essere parte decisionale della propria impresa. Un’ottima leva motivazionale".