di Maddalena De Franchis
Le criticità del post-pandemia, i costi proibitivi di energia e materie prime, lo scenario bellico nel cuore dell’Europa, la diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie e le difficoltà di reperimento di manodopera qualificata: sono alcune delle tante sfide che le aziende romagnole si trovano a dover affrontare in questo periodo storico.
A sostenerlo è Alessandro Pesaresi, presidente del gruppo Pesaresi (colosso riminese delle costruzioni stradali) e numero uno della delegazione riminese di Confindustria Romagna.
Alessandro Pesaresi, cominciamo proprio dalle infrastrutture: un’opportunità notevole di sviluppo e, contemporaneamente, una nota dolente per il nostro Paese.
"La realizzazione di infrastrutture e grandi opere ha visto un incoraggiante recupero nel post-pandemia. Negli ultimi due anni, però, la ripartenza è stata rallentata, fin quasi a incepparsi, per colpa dei rincari, sia energetici che delle materie prime".
A cosa attribuisce l’impennata di costi e tariffe energetiche?
"A livello sovranazionale, la guerra russo-ucraina e le tensioni geopolitiche hanno avuto un ruolo determinante. Se, però, analizziamo nel dettaglio il contesto italiano, la causa scatenante – almeno per quel che riguarda i materiali – sono stati i bonus edilizi, in particolare il superbonus 110%".
Per quale ragione?
"Semplice: ha drogato il mercato, creando un caos normativo e alimentando un debito pubblico difficilmente sostenibile anche per le generazioni future. Per non parlare degli effetti distorsivi sull’aumento incontrollato dei prezzi di materie prime e servizi: i benefici, a mio parere, sono stati ampiamente superati dai costi".
Oltre all’impennata dei costi, quali ostacoli mettono a rischio la tenuta delle nostre aziende?
"Un problema di cui si parla poco, e che avrà certamente un impatto sui conti di imprese e cittadini nei mesi a venire, è l’innalzamento dei tassi d’interesse. Pensi a un’azienda che aveva pianificato degli investimenti in ricerca e sviluppo, o a una famiglia che aveva messo in cantiere l’acquisto di una casa: entrambe saranno costrette a contrarre prestiti molto più onerosi che in passato".
Malgrado le difficoltà, il vostro gruppo – così come altre importanti realtà della zona – ha in programma un consistente ampliamento d’organico. Quali figure vanno per la maggiore?
"Noi cerchiamo soprattutto ingegneri – anche neolaureati, alla prima esperienza nel mondo del lavoro – e profili tecnici. Ed è sempre aperta la ricerca di operai qualificati e personale per i nostri cantieri: la necessità è costante, ma non riusciamo a soddisfarla".
Perché nessuno sogna di fare, da grande, l’operaio nei cantieri stradali? È forse ritenuta un’occupazione troppo faticosa, o anche poco remunerativa?
"Poco remunerativa non direi: lo stipendio di un operaio qualificato eguaglia quello di un ingegnere neoassunto. Il nostro problema è un altro, è una piaga tipicamente italiana: il lavoro manuale non è abbastanza valorizzato".
Che intende dire?
"Nel nostro Paese, diversamente da altri Paesi europei, resiste ancora una distinzione – profondamente sbagliata – tra lavori di serie A e lavori di serie B".
In concreto?
"Ci si ostina a mandare i propri figli all’università senza guardare alle loro reali attitudini, ai loro talenti. Ma non tutti sono portati per un lavoro di tipo intellettuale. Inoltre, a proposito di università, si dovrebbe finalmente intensificare la collaborazione tra gli enti di formazione e le imprese, per formare profili e competenze in grado di rispondere ai mutamenti quanto mai rapidi dei mercati, nonché alle esigenze che, di volta in volta, si manifestano all’interno delle aziende".
Guardando al futuro, quale ritiene sia l’opportunità più importante da cogliere per il rilancio delle aziende romagnole?
"Sicuramente la sostenibilità ambientale. Nella nostra filiera produttiva, ad esempio, abbiamo messo a punto miscele innovative, che prevedono il recupero di materiale di scarto e sottoprodotti di lavorazione, altrimenti destinati a finire in discarica. L’obiettivo, grazie a un investimento costante nelle attività di ricerca e sviluppo, dev’essere quello di utilizzare sempre più materiali riciclati, evitando, così, lo sfruttamento di risorse naturali e il progressivo accumularsi di rifiuti".
Eil tema della transizione energetica?
"È una priorità indifferibile per l’intero territorio. Occorre diversificare le fonti, sia per ovviare alle ben note difficoltà di approvvigionamento, sia per ridurre le emissioni inquinanti. Per questo motivo, come Confindustria, chiediamo da tempo che sul parco eolico di Rimini si proceda senza ulteriori indugi. Come azienda, ci siamo avvalsi dei fondi europei messi a disposizione dalla regione per renderci quasi completamente autonomi, grazie all’installazione di un impianto fotovoltaico della potenza di 300mila kilowattora".