di Marco Principini
Matteo Caramaschi, presidente di Confcooperative Terre d’Emilia, come si è chiuso il 2024 per le vostre imprese?
"Complessivamente il bilancio è positivo, anche se gli andamenti tra i diversi settori sono molto differenziati. Per l’agroalimentare, ad esempio, il saldo è sicuramente buono per il lattiero-caseario, con quotazioni costantemente in crescita per il Parmigiano Reggiano. In grave difficoltà, al contrario, il comparto vitivinicolo, con andamenti insoddisfacenti anche per l’ortofrutta e alcune colture estensive colpite da alluvioni".
E gli altri settori contraddistinti da una forte presenza cooperativa?
"C’è stata una importante crescita per il Credito Cooperativo e, complessivamente, una buona tenuta, ed è un fatto molto rilevante perché si tratta di comparti ad alta densità occupazionale. Non ci nascondiamo, però, qualche preoccupazione sul futuro".
Quali sono i fattori di rischio che intravvedete?
"Le difficoltà dell’industria, ad esempio, possono pesare su tutto il settore dei trasporti e della logistica, ma anche sulla ristorazione collettiva. L’insoddisfacente adeguamento dei prezzi relativi agli appalti pubblici per servizi e forniture crea inoltre forte tensioni in altri ambiti".
Ad esempio?
"I servizi socio educativi, socio-sanitari, la ristorazione collettiva, il trasporto pubblico laddove c’è integrazione con il privato sociale rappresentato dalla cooperazione. In questi comparti, insieme ad altre voci, manca persino il pieno riconoscimento degli aumenti del costo del lavoro, ed è una situazione intollerabile".
Le vostre proposte?
"E’ dal 2023 che si gioca al ribasso. Noi chiediamo che gli aumenti dei costi effettivi siano riconosciuti pienamente, mentre oggi sui servizi si riconosce l’80% di costi che superino la soglia del 5%. Contestualmente chiediamo che il parametro adottato non sia quello del tasso d’inflazione generale, ma si guardi alle singole voci che incidono sui bilanci delle imprese dei diversi settori, con dinamiche specifiche che vanno colte".
Pare di capire che siate più pessimisti che ottimisti.
"No, non siamo pessimisti, ma l’ottimismo va anche alimentato da atti concreti che chiediamo a sostegno dello sviluppo delle imprese, a maggior ragione quando si parla di realtà che hanno una funzione sociale".
E i vostri investimenti di sistema in che direzione stanno andando?
"Due, fondamentalmente. Lo sviluppo ulteriore dei servizi che offriamo alle cooperative e la promozione di nuove realtà imprendittoriali. In quest’ambito abbiamo, tra l’altro, un nuovo progetto, denominato N-GAGE, che guarda in modo particolare ai giovani e ad ambiti professionali che scontano le più evidenti forme di precarietà: tra questi la cultura, lo sport, le libere professioni".