Luca Bonaccorsi, Esg director di PwC, si occupa di sostenibilità all’interno delle aziende: secondo lei perché questo tema è sempre più prioritario?
[/EMPTYTAG]"La sostenibilità è al centro del dibattito pubblico ed è ormai una priorità per gli imprenditori,
spinti dalle richieste dei consumatori, dalle istituzioni e dalla consapevolezza del ruolo sociale che hanno nei territori in cui operano. L’emergenza climatica, il declino della natura, lo sfruttamento nei Paesi in via di sviluppo, sono tutti temi ormai innegabili che chiedono a tutti uno sforzo per cambiare. Chi più chi meno. Questi problemi purtroppo non andranno via e anzi stanno peggiorando".
Ma la sostenibilità ha un costo che renderà le nostre imprese meno competitive?
"E’ innegabile che ci sono dei costi di aggiustamento nella transizione. Ma oggi sappiamo che le aziende sostenibili sono più efficienti perché usano meno materie prime ed energia, meno rischiose per gli investitori perché sono attente a natura e persone, ottengono credito e assicurazione a costi inferiore, godono di una reputazione migliore e quindi attraggono i talenti migliori. E questo è ancora più vero per un territorio che fonda buona parte del proprio posizionamento nell’immaginario collettivo sulla bellezza del suo patrimonio naturale e sulla qualità dei prodotti alimentari offerti dalla sua terra".
Chi è più attento a questi aspetti?
"Sono le giovani generazioni ad avere più attenzione per questi temi. Dal settimo Osservatorio millennials e Generation Z di PwC emerge che per 7 giovani consumatori su 10 le aziende comunicano in modo poco trasparente e che per il 30% circa dei giovani italiani la sostenibilità ambientale e il packaging eco-friendly sono decisivi nelle scelte di acquisto".
E chi altro?
"La spinta verso la sostenibilità arriva anche dalle istituzioni e dal mondo della finanza. Al Pnrr e ai fondi pubblici si aggiungono gli strumenti di finanza sostenibile che incentivano le imprese ad orientare i capitali privati verso investimenti che ne legano il costo al raggiungimento di obiettivi Esg predeterminati (ad esempio Green Loans/Bond, ecc).
Per rispondere all’esigenza di fornire una definizione chiara di ‘attività economica sostenibile’ e dei parametri Esg per aumentare la trasparenza ed indirizzare gli investimenti, la Commissione Europea ha pubblicato una serie di leggi per evitare truffe e proteggere i consumatori quali la Tassonomia Ue, la Direttiva contro i prodotti che causano deforestazione e altre contro il greenwashing che saranno pubblicate presto. Poi ovviamente c’è il nuovo bilancio di sostenibilità con la Csrd da quest’anno".
Cosa stabilisce?
"Indica i nuovi standard per il bilancio di sostenibilità, allarga l’obbligo a quasi 6mila aziende italiane. Ma in realtà lo estende indirettamente anche a tutte le Pmi perché richiede alle aziende di analizzare la propria catena del valore, ovvero la sostenibilità di fornitori e clienti, nel caso delle banche. Nel nuovo bilancio bisogna raccontare la propria azienda in maniera più analitica, ragionata. La legge non richiede nessun comportamento, l’azienda può continuare a fare quello che vuole, ma introduce un obbligo di trasparenza".
Lei cosa consiglia?
"Di essere proattivi e fare subito l’analisi di doppia materialità. E’ un po’ come fare le analisi del sangue e poi studiare tutti i valori per vedere se ci sono aree su cui intervenire. Il legislatore richiede solo la pubblicazione delle analisi, ma conoscerle per tempo ci permette di intervenire".