Il 2023 ha segnato un netto decremento del fenomeno inflattivo dopo i livelli record del 2022, anno in cui avevamo assistito ad un aumento generalizzato dei costi operativi ed in particolare del costo dell’energia nei bilanci delle imprese bolognesi. L’inflazione è infatti scesa a livello nazionale del 9,6% del 2022 al 5,3% del 2023. Le performance aziendali delle prime 500 imprese della provincia di Bologna, in particolare delle imprese cooperative, vanno lette anche tenendo conto di questi dati.
Con le sue 53 unità la cooperazione costituisce il 10,6% delle Top500 della provincia di Bologna: sono cooperative quattro delle prime dieci imprese del territorio e cinque delle prime venti. Il fatturato aggregato si attesta sui 18,6 miliardi di euro, il 61,29% del quale è attribuito alle prime cinque cooperative del campione, ed inoltre rappresenta il 20% del fatturato complessivo delle Top 500 provinciali.
Le cooperative bolognesi si contraddistinguono per la varietà di settori in cui operano, da quelli prevalentemente occupati da imprese ordinarie, come la meccanica di precisione e le macchine automatiche (8%), a quelli istituzionalmente “cooperative friendly”, come l’agroalimentare (25%), il commercio (10%), i trasporti (17%). La cooperazione sociale conferma il proprio ruolo, rappresentando l’11,32% del comparto.
Nel 2023 la cooperazione bolognese migliora i risultati positivi ottenuti l’anno precedente, quando le performance erano state mitigate dalla dinamica inflattiva. Il comparto registra un incremento di fatturato aggregato del 7% rispetto al 2022, sintomo di crescita del settore; mentre solo un quarto del campione (26%) subisce un’erosione di fatturato. All’interno del campione si segnalano poi situazioni eterogenee: Il 4% delle cooperative soffre cali percentuali di fatturato a doppia cifra, mentre il 68% invece registra aumenti di fatturato pari o superiori al 5%.
Il conflitto russo-ucraino e la forte dinamica inflattiva, che avevano caratterizzato le performance dell’anno 2022, avendo fatto incrementare significativamente i costi operativi delle aziende, hanno avuto effetti certamente meno importanti nell’esercizio in esame. Infatti solo l’8% delle cooperative ha chiuso in perdita nel 2023 (l’anno precedente era il 20%), e solo il 22% ha segnato un peggioramento del proprio risultato netto, mentre nel 2022 le cooperative che registravano una riduzione del risultato economico erano il 51%.
Inoltre, lo studio della capacità di generare redditi operativi (EBIT) mostra che solamente il 6% del campione riporta perdite operative (contro il 22% nel 2022 ed il 12% nel 2021) e l’80% delle cooperative riesce a migliorare il proprio Margine Operativo Lordo rispetto all’anno precedente (nel 2022 era appena il 43% del campione). Premesso che la lettura dei dati reddituali per le cooperative – soprattutto per quelle in utile – risente delle politiche di ristorno (che possono tradursi in incrementi di costi o riduzione di ricavi netti e conseguente riduzione di margini), i dati aggregati e medi ci consegnano, per il 2023, un generalizzato miglioramento della redditività caratteristica ed operativa rispetto all’anno 2022, nel quale, come già detto, si era rilevato un maggiore peso dei costi legati alla gestione caratteristica, elemento distintivo di tale comparto.
Gli indici di redditività – che nelle cooperative in utile possono risentire delle citate politiche di ristorno – confermano il quadro di miglioramento generalizzato, con un incremento rispetto al 2022 dei valori medi di tutti gli indici: la redditività per i soci passa dal 5,72% al 7,21%; la redditività degli investimenti dall’1,70% al 2,57% e quella delle vendite dall’1,82% al 2,43%.
Con riferimento al rischio finanziario i dati 2023 mostrano un leggero miglioramento del rapporto di indebitamento, con il valore mediano che si riduce da 3,84 a 3,51. È tuttavia necessario precisare che tale indice nel mondo cooperativo va interpretato alla luce della presenza di una particolare forma di finanziamento, il prestito sociale, che in molti casi rappresenta una presenza stabile all’interno delle fonti di finanziamento delle cooperative. In direzione opposta è invece il trend degli oneri finanziari e dell’incidenza degli oneri finanziari sul fatturato che aumentano rispetto all’esercizio precedente. Tale aumento, tuttavia, non sembra destare preoccupazioni in relazione alla sostenibilità del debito a futuro nelle imprese del campione.
La cooperazione svolge un’importante funzione sociale, che trova il proprio naturale presidio nell’occupazione, indicatore di capacità inclusiva e funzione anticiclica. Il dato aggregato 2023 ci restituisce una sostanziale tenuta dei livelli occupazionali (+0,11% rispetto al 2022), con il 28% del campione che ha subìto erosione di personale ed un 5% delle imprese che ha avuto cali a doppia cifra percentuale. La cooperazione provinciale impiega oltre 62.000 unità, ed anche per il 2023 si può affermare che il settore non solo ha confermato la sua particolare caratteristica di inclusività, ma anche la propria funzione sociale, in quanto le cooperative, da sole, occupano il 25% della forza lavoro complessiva delle Top 500 provinciali.
In conclusione, l’analisi mostra performance positive che confermano il trend di sostanziale ripresa e crescita del settore, dopo gli anni della pandemia e la parziale frenata dell’anno 2022, caratterizzato da inflazione e guerra russo-ucraina. Il sostanziale miglioramento della redditività, in particolare di quella operativa e netta, evidenziato un minor peso dei costi operativi (che in ogni caso caratterizzano fortemente il settore) rispetto all’esercizio precedente. Viene confermata dunque l’importanza e la centralità di questo comparto nell’economia provinciale, con buoni livelli di patrimonializzazione, senza che le imprese che lo compongono si sottopongano a rischi finanziari eccessivi, nonché una garanzia di importanti ed adeguati livelli occupazionali e di inclusione lavorativa.