SIMONE ARMINIO
Top 500 Bologna

La nuova dimensione: "Tre territori uniti per affrontare nuove sfide"

La fusione di Confcooperative Terre d’Emilia tra Bologna, Modena e Reggio ha portato vantaggi con economie di scala e servizi migliori per le cooperative. Settori come l'agroalimentare affrontano sfide, mentre la solidarietà sociale richiede rinnovi contrattuali per sostenere servizi crescenti.

Matteo Caramaschi, lei è il primo presidente di Confcooperative Terre d’Emilia, l’associazione che lo scorso anno ha unito Bologna, Modena e Reggio. La fusione ha funzionato?

"Ha funzionato e sta funzionando, perché buoni erano i presupposti. Ci siamo messi insieme, infatti, non per sanare i problemi di ciascuno, come a volte in questi casi può capitare, ma perché abbiamo pensato che potesse essere un vantaggio per tutti".

All’atto pratico?

"Stiamo capendo come poterci supportare a vicenda e come la nuova dimensione possa essere utile all’associazione per attivare economie di scala e alle cooperative per ottenere servizi migliori e più ampi".

Un esempio concreto.

"Abbiamo avuto la possibilità di assumere una persona da dedicare alla parte finanziaria, per aiutare le cooperative a relazionarsi con le banche a ottenere investimenti e a sviluppare meglio le loro potenzialità. Un a cosa che le singole associazioni volevano fare da tempo e che insieme ci siamo potuti concedere".

Parliamo delle cooperative.

"Agroalimentare, solidarietà sociale e servizi, più il credito, sono quelli importanti".

L’agroalimentare ha affrontato sfide importanti in questi anni.

"È stato un anno molto complesso per molte realtà. Un dato su tutti:; la produzione di pere è calata dell’80% a causa delle instabilità atmosferiche e climatiche. Conseguenze: si è ridotta in modo esagerato la remunerazione e molti hanno smesso di produrle, cambiando colture".

I ristori sono arrivati?

"Il dialogo con il governo è importante, ci stiamo lavorando, ma il problema è che le emergenze sono tante e l’attenzione si sposta di crisi in crisi".

È così per tutte le produzioni?

"No. Il settore caseario, per esempio, e quello del Parmigiano, reggono anche grazie a tempi più lunghi di produzione".

Poi c’è lo scontro con l’Europa.

"L’aumento delle regole ha inciso negativamente, è indubbio. In più sono calati gli aiuti per far fronte alle avversità. La combinazione dei due elementi ha creato il malcontento che si è visto. La soluzione sta in una maggiore omogenizzazione delle regole e delle risorse di Stato in Stato, per evitare le concorrenze sleali.

Il settore della solidarietà sociale?

"La difficoltà principale ha riguardato il rinnovo dei contratti. Il tema è concreto: sacrosanto avere stipendi più alti, perché il lavoro nel mondo del welfare diventa ogni anno più complesso anche in seguito alla mutazione dei servizi richiesti, con pazienti sempre più anziani e degenze sempre più lunghe e complesse. Ma alle cooperative sono chiesti sempre maggiori servizi, a fronte di costi più alti, e con tariffe il più possibile stabili. Non tutte le cooperative hanno le spalle forti per sostenere questo impegno crescente, ritoccando al rialzo anche i salari".