di Filippo Lo Piccolo
Il 2022 ha lasciato alle spalle il biennio segnato dalla pandemia da Sars-Cov19, ma l’economia mondiale ha dovuto affrontare il conflitto russo-ucraino che, a partire dal febbraio 2022, ha generato tensioni politiche e socio-economiche con impatti a livello internazionale. Inoltre, l’inflazione ha raggiunto livelli record: infatti, il 2022 si è chiuso con un aumento medio annuo sul 2021 dell’8,4% in Emilia-Romagna e dell’8,1% in Italia, portando ad un conseguente aumento generalizzato dei costi operativi e dei costi collegati all’accesso al credito. Pertanto, nel valutare i dati delle cooperative appartenenti alle Top 500 della provincia di Bologna nel 2022, è fondamentale tenere presente questo contesto di riferimento. Con le sue 49 unità, che impiegano quasi 49.000 dipendenti, la cooperazione costituisce il 9,8% delle Top 500 della provincia di Bologna: quattro delle prime dieci imprese del territorio sono cooperative, così come sei delle prime venti. Il fatturato aggregato si attesta sui 15,8 miliardi di euro, di cui il 68% è attribuito alle prime sei cooperative del campione. Il fatturato delle cooperative bolognesi rappresenta il 17% del fatturato complessivo delle Top 500.
Le cooperative bolognesi si contraddistinguono per la diversità di settori in cui operano, spaziando da quelli prevalentemente occupati dalle imprese ordinarie, come la meccanica di precisione e le macchine automatiche (8%), a settori istituzionalmente definiti “cooperative friendly”, come l’agroalimentare (24%), il commercio (10%), i trasporti (16%). La cooperazione sociale conferma il proprio ruolo, rappresentando il 10% del comparto.
Nel 2022 la cooperazione bolognese registra un incremento di fatturato aggregato, con un +8,1% rispetto al 2021, sintomo certamente di crescita del settore, anche se poco più di un quarto del campione (27%) subisce erosione di fatturato. Tuttavia, vi sono situazioni differenti. L’8% delle cooperative subisce cali percentuali di fatturato a doppia cifra, mentre il 67% registra aumenti di fatturato pari o superiori al 5%.
Le performance reddituali devono essere valutate considerando sicuramente quanto è stato menzionato in precedenza, ovvero gli eventi che hanno determinato un aumento dei costi operativi delle aziende. Il 20% delle cooperative ha chiuso in perdita l’esercizio 2022 (nel 2021 erano il 12%), mentre il 51% ha segnato un peggioramento del proprio risultato netto, quando nel 2021 il 65% delle imprese era riuscito a migliorarlo. Lo studio sulla capacità di generare redditi operativi assoluti (EBIT) evidenzia che nel 22% del campione si registrano perdite operative (12% nel 2021 e 24% nel 2020), con il 57% delle cooperative che ha subito una diminuzione del Margine Operativo Lordo rispetto al 2021. È importante notare che la lettura dei dati reddituali per queste imprese, specialmente quelle in utile, risente delle politiche di ristorno, che possono tradursi in incrementi di costi o riduzione di ricavi netti, con conseguente riduzione di margini. A fronte di un aumento del fatturato complessivo, i dati aggregati e medi del 2022 evidenziano un peso maggiore dei costi legati alla gestione caratteristica rispetto all’anno precedente.
Gli indici di redditività – che, come già evidenziato, nelle cooperative in utile risentono delle politiche di ristorno precedentemente menzionate – confermano il quadro sopra analizzato, registrando un leggero decremento dei valori medi rispetto al 2021. La redditività netta (ROE) passa da 4,37% a 3,51%, la redditività degli investimenti (ROI) da 2,03% a 1,85% e la marginalità operativa delle vendite (ROS) da 2,50% a 1,99%.
Un elemento importante da considerare è altresì il rischio finanziario, misurato dal rapporto di indebitamento. Tale indice, nel mondo cooperativo, deve essere interpretato considerando la presenza di una particolare forma di finanziamento, il prestito sociale, che va incluso nel quoziente sopra descritto come una presenza stabile all’interno della cooperativa. I dati 2022 registrano una sostanziale stabilità di tale rapporto rispetto al 2021 con un valore mediano che si attesta su 3,11. Gli oneri finanziari, tuttavia, a causa del fenomeno inflattivo precedentemente descritto, hanno registrato un incremento complessivo, passando da 140,5 a 174,2 milioni (+24%), aumentando lievemente anche la loro incidenza sul fatturato.
La cooperazione svolge un’importante funzione sociale, che trova il proprio naturale presidio nell’occupazione, indicatore di capacità inclusiva e funzione anticiclica. Il dato aggregato 2022 mostra un lieve decremento degli occupati (-0,90%). Tale dato in realtà testimonia una generale tenuta dei livelli occupazionali. Infatti, solo l’8% dell’intero campione ha subito una riduzione degli occupati a doppia cifra, mentre il 61% delle imprese ha mantenuto o incrementato il numero di dipendenti. Inoltre, è importante sottolineare che le cooperative contribuiscono da sole al 20% della forza lavoro complessiva del campione generale, confermando l’importante funzione sociale della cooperazione.
In conclusione, l’analisi mostra che, nonostante le buone performance in termini di fatturato aggregato, indebitamento e livelli occupazionali, la cooperazione bolognese ha risentito nel 2022 dell’incremento generalizzato dei costi operativi e di accesso al credito, che si sono manifestati a seguito della dinamica inflattiva e del conflitto russo-ucraino. Questo ha negativamente influenzato le performance economiche, soprattutto se confrontate con il 2021 che era stato un anno particolarmente positivo per tutte le Top 500. Nonostante ciò, la cooperazione conferma la sua solidità e il suo ruolo significativo nell’economia bolognese grazie ai buoni livelli di patrimonializzazione, uniti ad un elevato impatto sui livelli occupazionali e di inclusione lavorativa.