e Noemi Pecoraro
Tra le prime 500 aziende della provincia di Bologna, nel 2022, 51 operano nel settore agroalimentare e hanno generato un fatturato totale di circa 7,7 miliardi di euro. Il 61% del fatturato totale proviene principalmente dalle prime 10 aziende del campione, di cui 7 operano in forma cooperativa, contribuendo in modo significativo al 56% del fatturato complessivo del settore esaminato e confermando inequivocabilmente il loro ruolo fondamentale nel contesto economico della provincia di Bologna.
Il 2022 prosegue la fase di ripresa avviata nel 2021, superando le sfide incontrate nel 2020, anno in cui il Covid-19 ha determinato un significativo rallentamento dell’economia nazionale e internazionale. Le restrizioni adottate per mitigare la diffusione del virus hanno reso il 2020 un periodo particolarmente difficile per la maggior parte dei settori considerati. Tra questi anche l’agroalimentare ha sperimentato un rallentamento, sebbene in misura inferiore rispetto ad altri settori direttamente colpiti da tali restrizioni, riuscendo comunque a mantenere sostanzialmente invariate le sue performance generali.
Nel dettaglio, il 2022 ha portato certamente andamenti positivi, ricollegabili principalmente ad un notevole aumento dei ricavi aggregati del settore (+14% rispetto al periodo precedente), che tuttavia non si distribuiscono in modo omogeneo fra le imprese del comparto (circa il 22% delle aziende ha registrato una contrazione del fatturato). Congiuntamente all’aumento dei ricavi si osserva un incremento significativo dei costi operativi rispetto al 2021 e ciò ha pregiudicato le performance economiche: il 49% delle imprese ha registrato una flessione dell’Ebit, il 53% degli utili con il 29% delle imprese che chiude l’esercizio in perdita.
Quello che quindi emerge è che l’aumento dei ricavi complessivi non si traduce in una redditività soddisfacente, a causa dell’incidenza dei costi operativi che rappresentano un punto molto rilevante nel settore. Questo viene confermato dagli indici di redditività analizzati. Infatti, nel corso del 2022, la redditività media per i soci (ROE) passa dal 5,95% al 4,50%, la redditività media degli investimenti (ROI) dal 3,23% al 2,92%, mentre il ROS, che quantifica la percentuale di fatturato trasformata in reddito operativo, scivola da una media di 2,36% a una media di 2,13%. I motivi di questi andamenti sono certamente da ricercare nella situazione di particolare crisi mondiale portata, dal febbraio 2022, dal conflitto russo-ucraino e dalla crescente dinamica inflattiva che ha fatto lievitare i prezzi delle materie prime e dell’energia.
È degno di nota il mantenimento di una robusta patrimonializzazione nel settore, con un patrimonio netto totale che supera i 2,37 miliardi di euro, evidenziando un aumento del 3,2% rispetto al 2021. Allo stesso tempo, i valori mediani del rapporto di indebitamento rimangono sostanzialmente stabili.
Meno positivo è l’andamento del livello occupazionale. Le aziende agroalimentari del campione impiegano nel 2022 oltre 24.500 lavoratori, tuttavia si osserva un decremento di circa il 4,7% rispetto al 2021. La riduzione dell’organico non è pero omogeneamente distribuita: è il 45% delle aziende che registra una diminuzione dell’organico, che tuttavia non è compensato dalle assunzioni della maggioranza delle imprese.
In conclusione, il settore agroalimentare della provincia di Bologna, durante il 2022, ha di fatto tenuto, dimostrando però come gli eventi straordinari ricordati, ovvero l’insorgere di una guerra e la dinamica inflattiva, abbiano inciso significativamente sulle performance economiche delle imprese del comparto. I segnali positivi legati all’incremento nei ricavi aggregati, nonché al mantenimento di un certo livello di solidità patrimoniale e basso rischio finanziario, rappresentano comunque una base solida per il futuro.