Enrica Piacquaddio, 58 anni, presidente dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Bologna, che anno è stato per le finanze dei bolognesi?
"È stato un anno di rallentamento rispetto a una crescita sostenuta che invece abbiamo visto tra il 2021 e il 2011. Una sensazione, la nostra, corroborata anche dai dati di Unioncamere. Ciò non toglie che ci siano alcune note molto positive".
Ad esempio?
"Vediamo l’effetto degli investimenti in tecnologia, che unito ai maggiori servizi ha determinato una performance economica migliore del capoluogo rispetto al resto della regione. Penso a tutto ciò che, di pubblico e privato, si è mosso attorno al Tecnopolo".
Nel 2014, dopo la grande crisi, la città si riprese con l’arrivo di capitali esteri, vedi lo stabilimento Philip Morris. Oggi nessuno guarda più a noi?
"Capitali esteri ne arrivano ancora, ad esempio nella meccanica e nel mondo del packaging. La novità è però anche il nuovo apporto di capitale estero, sebbene molto parcellizzato, dato dall’economia del turismo".
Le politiche del governo stanno avendo un impatto? C’è la famosa ’messa a terra’?
"La disoccupazione si è ridotta, l’export è aumentato e ha confermato un trend positivo. Per contro, quello che si nota nel racconto degli amministratori locali e dei nostri commercialisti, è che cresce il divario nella popolazione tra chi ha molte disponibilità e chi ne ha molte meno, mentre si assottiglia la fascia media".
Altra spina nel fianco, il fronte immobiliare.
"È emersa una crescita ulteriore degli affitti brevi, poi soprattutto abbiamo cercato di capire come si svilupperà il turismo a Bologna e l’eventuale sviluppo di immobili a uso alberghiero tradizionale. Guardando alle agenzie immobiliari si nota, in ogni caso una ripartenza dopo un periodo di stop".
Merito di un allentamento dei tassi di interesse?
"La politica sul costo del denaro ha di sicuro inciso, più che sui mutui sui prestiti, dunque sulle imprese".
L’emergenza ambientale si è già fatta sentire?
"Le preoccupazioni principali, più che dai danni, in buona parte coperti dalle assicurazioni, arrivano dalla modifica delle modalità di rendicontazione, con i bilanci di sostenibilità, e l’aggiornamento dei processi produttivi che non si modificano dall’oggi al domani. Questo si traduce in grandi investimenti per le aziende. Preoccupazione che si somma a quella di una presenza su mercati esteri resi instabili da guerre, dazi e crisi di settore, come quella che ha toccato l’automotive in Germania, e i cui riflessi già si vedono evidenti sul nostro indotto".
Simone Arminio