Torna The Hammer: Berrettini guida gli azzurri. È il nostro uomo con più esperienza

Leader / L'ex numero 6 del mondo torna in Davis e promette di non far sentire la mancanza dei big Negli ultimi mesi la rinascita, è a ridosso dei primi 30

Matteo “The Hammer” Berrettini, 28 anni, oggi è 43 del mondo

Matteo “The Hammer” Berrettini, 28 anni, oggi è 43 del mondo

Dopo aver perso ogni certezza in un 2023 segnato da enormi difficoltà dal punto di vista fisico e mentale, Matteo Berrettini ha deciso di scommettere ancora una volta su sé stesso, ripartendo con un nuovo team per questa stagione. Essere di nuovo pronto a vestire la maglia azzurra, quindi, non può che essere motivo di enorme gioia per lui. Sia per la chiara dimostrazione di poter competere ad armi pari contro dei connazionali sempre più forti, con Flavio Cobolli e Matteo Arnaldi che gli sono ancora oggi davanti nella classifica ATP, sia perché anche il 2024 era iniziato con qualche intoppo, costringendolo a saltare anche la trasferta in Australia. Ma mentre l’annata si avvicina alla sua conclusione, Berrettini può ora affermare con sicurezza di aver ripreso in mano le redini della propria carriera, pronto a dare una mano a capitan Filippo Volandri nella difesa del titolo in Coppa Davis. La classifica lo vede al n. 43, mentre la Race (ad oggi forse ancor più indicativa) lo pone al n. 38. Ma se è vero che al livello più alto la differenza sta nei dettagli, è proprio “vivisezionando” il suo rendimento che il finalista di Wimbledon può guardare avanti con fiducia. Secondo le statistiche ATP, Berrettini è il giocatore con il rating più alto (299.9) al servizio nelle ultime 52 settimane. Primo, nel dettaglio, per percentuali game vinti al servizio (91,2%), secondo per punti vinti sulla prima (78,7%) e quarto per prime in campo (69%). Numeri che spiegano perfettamente quanto ancora l’azzurro possa essere pericoloso, anche contro i migliori. Per informazioni, chiedere proprio al numero 1 Jannik Sinner, che ha dovuto sciorinare il suo miglior tennis nel match di secondo turno a Wimbledon per liberarsene. Il ranking ancora deficitario, d’altronde, lo ha penalizzato ripetutamente, mettendolo di fronte ad ostacoli sempre molto duri, sin dalle prime fasi dei tornei. Ultimo esempio Taylor Fritz a Flushing Meadows, che ha sfruttato certamente una sua giornata non brillante per imporsi 3-0, ma che allo stesso tempo è arrivato con pieno merito alla finalissima, prima di cedere il passo a Sinner. Dal canto suo, Berrettini ha poi dato prova di uno stato mentale se vogliamo ancor più incoraggiante, date le premesse del suo 2024. E ogni qualvolta abbia voluto o dovuto giocarsi le sue carte in un torneo di più basso rango (per necessario rodaggio, o per mettere punti in cascina) non ha mai deluso le attese. Al primo impegno ha raggiunto subito la finale nel prestigioso Challenger di Phoenix. E a due mesi dalla fine della stagione, con tre tornei vinti all’attivo, solamente Sinner – sì, ancora lui – può dire di aver fatto meglio, con sei trofei. Negli ATP 250 di Marrakech, Gstaad e Kitzbuhel, la sua superiorità sulla concorrenza è stata sorprendente, ribadendo ancora una volta il suo feeling con la terra battuta, la superficie su cui usa forse meglio le sue variazioni e sulla quale le rotazioni impresse alla palla col dritto pagano ancor di più. Lo status con cui scende in campo, insomma, è già quello dei giorni migliori, a dispetto della classifica. Lo certifica anche la freddezza nei momenti clou: nessuno, nell’ultimo anno, salva più palle break del romano (73%). Una caratteristica che lo rende elemento chiave anche della squadra di Volandri nel girone di Bologna. Un’occasione importante anche per migliorare il suo score in Coppa Davis, in cui ha vinto 5 partite su 9 tra singoli e doppi, partecipando ad una festa, quella dell’Unipol Arena, che lo scorso anno aveva potuto vivere soltanto come tifoso.