La sua Cento, per chiudere una carriera da leggenda. Non vi è la certezza e nemmeno dichiarazioni ufficiali in merito ma, a 42 anni compiuti lo scorso agosto e dopo aver girato il mondo, ci sono buone possibilità che per Carlos Delfino quella con la Benedetto sia l’ultima tappa di un cammino di quelli che sogni da bambino e che con talento, passione, voglia e dedizione, riesci a trasformare in realtà. Argentino di Santa Fe, ma centese d’adozione e per amore, sposato da anni con Martina Cortese, sorella di Riccardo e figlia di Claudio, due che di palla a spicchi se ne intendono giusto un po’.
Una famiglia cresciuta a pane e basket, tanto ideale da sembrare quasi costruita su misura per Carlos, che a Cento, dove la pallacanestro la respiri per strada, aveva già messo virtualmente le radici in passato, per piantarle definitivamente lo scorso dicembre, quando è arrivata la tanto attesa firma sul contratto che per la prima volta lo ha legato ai colori biancorossi.
"Sul parquet mi diverto ancora come un ragazzino e sarà ancora più speciale farlo qui", disse il giorno della sua presentazione alla Baltur Arena davanti a sponsor, stampa e tifosi, che in massa accolsero quello che già da tempo, in città, era uno di loro – "Benvenuto a Cento, io…? Che vivo qui da anni, ormai sono un centese d’adozione: sono contento di far finalmente parte di questa realtà", aggiunse –. Proprio lui, figlio della "Generacion Dorada", la Nazionale albiceleste che vinse l’iconico oro olimpico ad Atene nel 2004, assieme a compagni del calibro di Ginobili, Scola, Nocioni, Oberto e tanti altri, e che prima di avvicinarsi al Guercino aveva lasciato il segno per otto stagioni in Nba tra Detroit, Toronto, Milwaukee e Houston.
Idolo dei centesi, ancor prima del matrimonio di dieci mesi fa, era arrivato per aggiungere qualità e soprattutto esperienza ad un roster falcidiato da infortuni e sfortune che avevano condizionato fortemente il rendimento del gruppo durante la prima parte di stagione.
Diciassette partite a quasi 10 punti di media, 5 rimbalzi e 3 assist, in 26 minuti di impiego, a 41 anni suonati, e un contributo importante all’ultima salvezza: cose che solo lui e pochi altri possono dire di essere in grado di fare a quell’età.
La permanenza in A2 di Cento è l’ennesima medaglia preziosa al collo di Delfino, questa forse ancor più cara di altre visto l’affetto che lo lega alla sua gente, e che proverà a bissare nell’annata che verrà, sulla carta complicata quanto stimolante, che vivrà nel doppio ruolo di leader e capitano, come annunciato in estate al momento del rinnovo. Poche parole, tanto lavoro, così ha fatto in carriera e così continua a fare, anche se per strada lo spazio per chiacchiere e sorrisi non manca mai.
Come nella seconda parte della stagione passata, dovrà essere lui il valore aggiunto al gruppo, allenato quest’anno dal quasi coetaneo Di Paolantonio (un anno appena più "anziano" dell’argentino): assieme per onorare al meglio una stagione che per i biancorossi sarà unica. E allora Carlos, che sia un tango indimenticabile, coi colori biancorossi.
Giovanni Poggi