ALESSANDRO GALLO
Sport

L’anima Virtus. Beli, Hackett e Pajola: le tre guide italiane

La società storicamente ha sempre puntato sugli atleti di casa. Nel gruppo troviamo anche Polonara, Visconti, Akele e Diouf.

Beli, Hackett e Pajola: le tre guide italiane

Marco Belinelli è nato a San Giovanni in Persiceto (Ciamillo)

Un’anima italiana. La Virtus, storicamente, l’ha sempre avuto. Facile farlo, quando gli stranieri, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta erano uno, al massimo due, con l’aggiunto di un oriundo, magari. Più difficile ora, che gli stranieri, che siano statunitensi o meno, alla fine costano meno e magari, stando alla vulgata, rendono di più.

Puntare su un gruppo di italiani non è mai sbagliato almeno per un motivo. Perché gli ‘indigeni’, chiamiamoli così, finiscono per essere, per forza di cose, più legati al club, alla società, ai tifosi, alla piazza nella quale giocano. Per gli stranieri, sempre pronti a usare il trolley e salire sul volo successivo, la situazione è diversa. E meno vincolati.

Chiaro che, per regolamento, almeno sei italiani, in squadra, ci devono essere. Ma la Virtus, giustamente, ha fatto un ragionamento diverso: non italiani tanto per far numero. Ma italiani importante se è vero, come è vero, che nel roster messo a disposizione di Luca Banchi ci sono due nazionali – Alessandro Pajola e Achille Polonara –, due che la maglia dell’Italia l’hanno indossata spesso e volentieri, come Daniel Hackett e Marco Belinelli e altri tre che fanno parte del gruppo al quale Gianmarco Pozzecco attinge a piene mani, Riccardo Visconti, Nicola Akele e Momo Diouf.

Italiani perché possono fare la differenza, perché sono i primi a fare gruppo. E se è vero, come dice Julio Velasco, che in campo non bisogna essere necessariamente amici, è altrettanto innegabile che un buon gruppo, affiatato, sia capace poi di superare di slancio i momenti no che immancabilmente si verificano durante una stagione.

E nel gruppo degli italiani, la Virtus ha fatto anche una scelta altrettanto oculata, mescolando esperienza, talento, fisicità e futuro. Capitan Belinelli e Hackett, carta di identità alla mano, non sono dei giovanotti. Sono 38 le primavere di Marco, 36 (ormai vicino alle 37) quelle di Daniel: due campioni che dovranno essere gestiti, nel corso della stagione, per evitare poi di ritrovarli spremuti, oltre misura, quando si decideranno le sorti della stagione.

Capitan Futuro, al secondo Alessandro Pajola, con i suoi 24 anni (vicino ai 25) potrebbe essere paragonato alla vecchia pubblicità delle pile Duracell. Energia inesauribile, quella di Pajola, che in difesa, e non solo in difesa, si fa sempre sentire. Più datato Polonara, ma Achille, nella passata stagione, ha pagato dazio con la sorte. Ecco perché l’anno che verrà sembra quello per far vedere il vero valore dell’ex giocatore del Vitoria.

E gli altri tre? Ricky Visconti. Nicola Akele e Momo Diouf? Attenzione a bollarli come comprimari. Per almeno due motivi: perché coach Banchi sa bene che la profondità del gruppo è fondamentale per arrivare lontano. E perché Visconti, Diouf e Akele hanno tutte le caratteristiche dei giocatori che magari possono entrare, per pochi minuti, dando subito una svolta al match. Provare per credere.