Il veterano Giancarlo Sacco analizza la stagione alle porte. "Giusto che la prima sia promossa. In dieci hanno le carte in regola»

Il coach Giancarlo Sacco parla delle strategie e delle scelte di mercato delle squadre di serie A2, sottolineando l'importanza di giocatori italiani di valore e di stranieri capaci di fare la differenza. La competizione tra Bologna, Forlì, Rimini e Pesaro promette una stagione avvincente.

"Giusto che la prima sia promossa. In dieci hanno le carte in regola"

Il tecnico pesarese Giancarlo Sacco, ha allenato per decenni in serie A e serie A2 con grandi risultati

Giancarlo Sacco è un veterano della serie A e conosce a menadito anche la serie A2: il coach pesarese, l’anno scorso a Latina, applaude la scelta di tornare al girone unico.

"Ha più senso che la prima al termine di una regular-season massacrante venga premiata con la promozione diretta; altrimenti, come successo la stagione passata, un infortunio alla vigilia dei playoff può mandare a monte una stagione".

Come si gestisce una squadra che punta alla serie A, quindi deve partire forte e se fallisce, avere ancora la benzina per i playoff?

"Ci sono una decina di squadre che puntano a salire, tutte si organizzeranno per provarci subito e vedere poi come va il viaggio. Se c’è qualcuna che va in fuga, come fece Trapani, allora ti prepari per la post-season".

Pesaro e Forlì, in contro-tendenza, hanno scelto due esterni stranieri: condivide?

"Lo chiedete a uno che quando in serie A c’erano ancora solo due Usa, puntò sui lunghi italiani di Pesaro, Magnifico e Costa, per avere due piccoli americani. Non è però una scelta filosofica, dipende appunto dagli italiani che hai. Sono del parere che, se sono di valore, sono più produttivi di un lungo. Sacripanti ha fatto bene, sul mercato non c’erano assi italiani da prendere nel reparto esterni e ha deciso per due americani, poi dovranno essere loro ad innescare i compagni".

La Fortitudo ha deciso per due lunghi però...

"Perché aveva già nel roster dei giocatori italiani nel reparto esterni produttivi e completi, con tanti punti nelle mani. Scelta logica, direi...".

Potendone prendere solo due, qual è la qualità più importante per uno straniero in A2?

"Come negli anni Ottanta, devono fare la differenza, gli specialisti non hanno senso al piano di sotto. Quindi devono possedere capacità individuali notevoli, un passo sopra gli altri, e saper risolvere le situazioni a giochi rotti. In fondo, Trieste l’anno scorso ha vinto il campionato con due piccoli americani, sempre che Reyes si possa considerare un esterno".

Si dice che in A2 il metro arbitrale sia un po’ diverso, qualche consiglio?

"Bisogna adattarsi, poche proteste e faccette irritate che procurano solo guai. L’anno scorso dentro l’area tutto era lecito, quindi bisogna avere giocatori che allargano il campo per permetterti migliori letture".

Quattro squadre in 150 km che lotteranno per la promozione: Bologna, Forlì, Rimini e Pesaro, bella roba no?

"Sicuro, accenderà l’interesse e farà bene al botteghino. Sarà interessante, scalderà l’atmosfera e magari al pubblico di Pesaro tutti questi ’derby’ faranno pesare meno il fatto di aver perso la serie A. E’ bellissimo che ci sia della tradizione cestistica in questo territorio a cavallo fra Marche ed Emilia Romagna".

E Cento come la vede?

"Un gradino sotto, lotterà per salvarsi. Ma ha un personaggio come Carlos Delfino che calamita l’attenzione e dà lustro alla piazza. L’anno scorso l’ho sempre battuto, alla fine è venuto da me e mi ha detto: tu sei capace di far giocare anche i sassi. Un bel complimento".

Elisabetta Ferri