Il torneo secondo Poz. "Tante squadre ambiziose, sarà una stagione incerta. Tifosi, non seguite i social»

"Mi spiace per Pesaro, un’annata storta può capitare. La Effe? Ben attrezzata" .

"Tante squadre ambiziose, sarà una stagione incerta. Tifosi, non seguite i social"

Due immagini di Gianmarco Pozzecco, in alto con Charly Recalcati, suo maestro e guida fin dai tempi dello scudetto con Varese

di Massimo Selleri

BOLOGNA

Lo sguardo di Gianmarco Pozzecco sulle squadre italiane. Anche quest’anno l’attività delle nazionali si intreccerà a quella del campionato e delle coppe continentali, con il ct azzurro che dovrà decidere chi convocare per le due finestre che mettono in palio la partecipazione ai prossimi europei. "Sarà una stagione all’insegna dell’incertezza – spiega Pozzecco – perché ci sono almeno 10 club che non hanno nascosto le loro ambizioni di disputare una stagione ad altissimo livello. Se a queste aggiungiamo il fatto che la nostra serie A tutti gli anni riserva un paio di sorprese, non si può non pensare che qualche società rimarrà delusa. I posti per i playoff sono solo otto e qualcuna rimarrà fuori: siccome tra amici e giocatori ho molti amici, spero che non succeda a uno di loro, ma la vedo molto dura".

Riportiamo indietro le lancette di 20 anni. Lei in quale di queste 10 squadre giocherebbe?

"Punterei direttamente alla Nba chiedendo un ingaggio non inferiore ai 10 milioni di dollari. Io, come Andrea Meneghin, Basile o Myers siamo sicuramente più forti del livello attualmente espresso negli Usa. Ai miei tempi andavi oltre l’oceano solo se eri un fenomeno come Vincenzo Esposito o Stefano Rusconi, adesso che le frontiere si sono aperte il flusso tra l’Europa e l’America è molto più vivace. Questo è il motivo per cui ogni anno qualche giocatore della nostra serie A a fine stagione va in Nba e viceversa. Avere un ingaggio corposo rende anche più difficile essere messo ai margini, per questo andrei di là solo per quella cifra".

Farsi pagare molto è il consiglio che dà anche ai suoi colleghi allenatori?

"Mourinho disse a Moratti che il suo ingaggio doveva essere superiore a quello di qualsiasi giocatore. Questo è sicuramente il modo più sicuro per avere la necessaria autonomia. L’allenatore migliore è quello che durante la settimana lavora così bene con i suoi giocatori che durante la partita i suoi interventi sono minimi. A rovescio, il giocatore migliore è quello che si prepara bene alla gara seguendo alla lettera il suo allenatore. Se tutto questo funziona, ad una lettura superficiale potrebbe sembrare che l’allenatore non serva perché nel momento di maggiore visibilità non è lui il protagonista. Eppure è lui che ha creato le condizioni perché si arrivi a questo obiettivo e tutto questo accade se il coach ha potere di intervenire e autonomia. Vista la preparazione dei tecnici italiani, credo anche che 9 allenatori stranieri nella nostra serie A siano troppi".

Perché teme la delusione?

"Viviamo in un mondo condizionato dai social e dai loro post. Si tratta di giudizi sommari e si cerca sempre un colpevole quando, invece, spesso si perde per un motivo molto semplice: il tuo avversario è stato più forte di te anche se tu hai dato il massimo. Agli appassionati dico di stare meno sui social e di andare di più al palazzetto: questo è il miglior modo per vivere la pallacanestro".

Quest’anno le Marche non saranno rappresentate in serie A pur essendo una terra che ha sfornato giocatori del calibro di Andrea Cinciarini, Hackett, Pajola e Polonara. Cosa ne pensa?

"Sono molto dispiaciuto per la retrocessione di Pesaro. E’ una piazza storica e tutte le volte che ci ho giocato da avversario respiravi tutte quelle sensazioni che sono racchiuse nella parola tradizione. Una annata storta può capitare, ma la cosa importante è non fare mai il passo più lungo della gamba. Il club ha fatto bene a mantenere una gestione sana e questo ha gettato le basi per una immediata ripartenza. Da sempre è una regione molto viva".

Da ex giocatore di Varese è andato a lavorare, da ex Fortitudo accetterebbe un incarico in Virtus?

"Qualsiasi mia risposta sui post sarebbe in modo purgato commentata così: cosa ci vai o ci vieni a fare? Hanno ragione perché alla Virtus stanno lavorando molto bene. La rivalità tra Milano e Varese non è animata da un forte campanilismo per cui non si sono stati problemi. Se parlassimo di Cantù la questione sarebbe molto diversa".

Questo significa che per rivederla a Bologna dobbiamo aspettare il derby tra la V nera e la Effe?

"Con la mia famiglia vivo in Spagna e l’attività con la nazionale mi occupa a tempo pieno. Il derby di Bologna è, però, una partita unica che mi piacerebbe rivivere anche solo da spettatore dopo averla giocata in campo. Siccome non ci sono possibilità che la Virtus retroceda dobbiamo sperare nella promozione della Fortitudo. Da questo punto di vista mi sembra che la società biancoblù si sia attrezzata molto bene".