Un ingegnere prestato all’equitazione: il bolognese Mauro Checcoli ha vinto la medaglia d’oro individuale e a
squadre nel Completo alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, ma ebbe il permesso dal padre di allenarsi con quell’obiettivo solo perché il marchese Fabio Mangilli – allora tecnico e selezionatore della squadra italiana – garantì a papà Checcoli che il figlio non avrebbe trascurato gli esami all’università per gli allenamenti.
"Nel 1982 ero il presidente della Fise", spiega l’ingegner Mauro Checcoli, "e a Roma ebbi occasione di incontrare la
formidabile signora Maria Antonietta Setti Carraro. Mi chiese di fare qualcosa per ricordare il generale Carlo
Alberto dalla Chiesa e sua figlia Emanuela, io mi misi subito in moto e proposi Milano come sede del futuro evento. Loro abitavano lì, Emanuela aveva lavorato alla caserma Perrucchetti dove era tra le fondatrici del primo
centro di riabilitazione equestre per disabili: ma non trovai il modo di organizzare qualcosa di serio, stabile e
importante. Lì già si facevano tante cose, non ebbi seguito". Ma Checcoli non si perse certo d’animo. "Allora pensai di provare a Bologna, la mia città – prosegue nel racconto –. Ero
ancora attivo come cavaliere nell’impianto che io stesso avevo contribuito a progettare e costruire, e che era lo
stesso centro ippico presso il quale avevo cominciato a montare da bambino: il Gese, per l’appunto. Non avevo
più incarichi sociali ma tanti amici che hanno seguito le mie intenzioni: cominciammo a fare questo Memorial da
appassionati, i primi anni feci da direttore tecnico poi uscii dal Gese. La vita mi portò altrove ma gli altri hanno
continuato, e con successo".
Un racconto che testimonia come, per il grande successo dell’evento, sia stato fondamentale il gioco di squadra.