Coldebella, la sua esperienza con la Pallacanestro Reggiana è iniziata nel maggio del 2023, dopo 16 mesi i numeri raccontano di un quinto posto al termine di una stagione brillante e di un pieno di entusiasmo che si rispecchia nella crescita degli abbonati, arrivati a tremila unità. Adesso avete una bella responsabilità e inizia il difficile: confermarsi. "È sicuramente un grandissimo orgoglio, ma credo che sia saggio azzerare il recente passato perché è sempre difficile ripetersi. Teniamo invece buoni i metodi che ci hanno portato ad avere una bella stagione e a superare i momenti difficili che sicuramente arriveranno, perché è in quelli che si vede il reale valore di un gruppo: o ti sfaldi o fai il salto di qualità. La nostra continuità sta tutta nella cultura che vogliamo trasmettere ai nuovi". Quella che sta nascendo sembra una squadra più ‘di sistema’ e che avrà bisogno di più tempo rispetto a quella passata che, invece, aveva più capacità ‘estemporanee’… Concorda?
"Sì, è un’analisi che condivido totalmente. Avevamo la volontà di creare un gruppo che amasse giocare assieme. Fin dal primo giorno ho visto una squadra che lavora in questa direzione, magari non avremo i picchi dell’anno scorso, ma spero ci possa essere più costanza. Servirà un po’ di tempo, ma abbiamo buoni margini di crescita".
Passiamo in rassegna i nuovi e partiamo da Winston, la stella. "Faccio una premessa: tutti i nuovi giocatori hanno margini di miglioramento importanti. In molti casi hanno rinunciato anche a qualcosa perché sentono che con noi possono fare il salto di qualità e avere poi un’opportunità a livello più alto. Winston è in un momento in cui deve decidere cosa fare della propria carriera: ha un talento con cui dovrebbe essere stabilmente in Eurolega, però deve dare più continuità ed evitare di specchiarsi nelle cose che sa fare. Se ci riuscirà, l’Eurolega diventerà il suo habitat".
Nel ruolo di guardia è arrivato Barford.
"Per me è un giocatore speciale. Sono sicuro che si farà voler bene perché performa a 360 gradi. Non è solo un grande attaccante, ma anche un ottimo difensore e ci mette tanta energia. Deve lavorare sulla sua consistenza sia all’interno di una partita che del percorso. Sono severo con i giocatori, ma serve per spingerli a migliorare".
Cheatham.
"Ha delle caratteristiche e delle qualità per le quali te l’aspetteresti già a un livello superiore al nostro: ha un tiro eccezionale, un’intelligenza cestistica molto sviluppata ed è pur sempre 207 cm per 118 kg. Evidentemente però gli manca l’ultimo step che speriamo possa fare alla Unahotels".
Gombauld.
"Produce tanto, in pochi minuti: punti, rimbalzi e qualche stoppata. Ha avuto un percorso particolare perchè era uno dei talenti francesi più quotati, ma forse non ha fatto le tappe giuste. Noi vogliamo, in primis, fargli reggere meglio i contatti e trasformarlo fisicamente grazie al lavoro di un super professionista come Sandro Bencardino. Parliamo di un ragazzo che ha un’apertura di braccia di 221 cm e con mani molto grandi".
Tocca a Gallo che coach Priftis ha addirittura accostato a Diamantidis come caratteristiche generali. Un paragone ‘scomodo’…
"È una sfida per noi, è un ragazzo che ci piace moltissimo e gli staremmo addosso. La prima cosa che ti colpiscono sono queste braccia lunghissime (211cm di ‘wingspan’, ndr) dovrà irrobustirsi e dare subito solidità in difesa se vuole guadagnarsi minuti. Ci crediamo molto".
Tra le conferme, oltre a Faye e Smith, c’è anche un gruppo italiano che spesso viene sottovalutato da chi giudica dall’esterno.
"Siamo contentissimi dei nostri italiani, tant’è che la prima mossa è stata quella di confermarli. A volte le cose che fanno non finiscono nel tabellino, ma trasferiscono agli altri la mentalità. L’emblema di questo è capitan Vitali che suona la carica in difesa e dà l’esempio. E comunque non dimentichiamo che lui e Grant sono stati gli ultimi due tagli della nazionale, quindi tanto male non sono…’.
Come si trova in città?
"Molto bene e ci tengo a dire che abito a due passi dal PalaBigi e sono stato piacevolmente sorpreso dal centro storico. Durante l’inverno ha un fascino particolare ed è una cosa che mi porto dietro dai tempi in cui giocavo a Bologna e l’avvocato Porelli voleva che i giocatori vivessero dentro le mura della città". È anche un modo per creare più connessione con la piazza.
"Certo, ma poi cosa c’è di più bello di andare ad allenamento in bicicletta, di portare i bimbi a piedi all’asilo o incrociare un tifoso che ti offre un caffè? La Pallacanestro Reggiana è anche espressione di un territorio che va vissuto".