Circa il 17% del cibo prodotto nel mondo viene gettato (fonte Unep) e di questo il 61% viene sprecato in ambito domestico, con un consumo insostenibile di acqua, suolo ed energia: per incidere su questo fronte occorre capire cosa cambia da Paese a Paese e perché. Questi gli obiettivi principali dello studio dalla rivista internazionale Journal of Cleaner Production, previsto nell’ambito del progetto SysOrg, di cui è partner il Crea Alimenti e Nutrizione. Obiettivo misurare la quantità, la frequenza e la tipologia di spreco alimentare domestico in ognuno dei 5 territori ‘campione’ – Copenaghen (Danimarca), il distretto federale della Nord Assia (Germania), Varsavia (Polonia), il Bio-Distretto del Cilento (Italia) e la regione di Kenitra (Marocco) –, oltre che comprendere la presenza di similitudini o differenze e come gli aspetti sociodemografici influiscono sugli scarti di cibo, caratterizzando dei clusters dello spreco alimentare da cui delineare possibili strategie comuni. Analizzando il dato pro capite, i tre territori più rurali, Nord Assia, Bio-Distretto Cilento e Kenitra, hanno un livello di spreco molto simile, di circa 130 grammi pro capite a settimana, così come anche le due città, Copenaghen e Varsavia, hanno mostrato uno spreco pro capite di 190 g a settimana.
L’appartenenza al territorio (rurale o urbano) ha influenzato significativamente la probabilità di non sprecare: la più alta si è registrata in Cilento (66%), seguita dalla Nord Assia (41%) e la più bassa negli altri tre territori (18%). Passando al dato familiare, si è osservato come quello relativo alle famiglie di Kenitra, il più alto (539g/a settimana), diventi in realtà il più basso se spalmato su tutti i componenti del nucleo familiare (125g pro capite/settimana), poiché è proprio a Kenitra che si registra la più alta percentuale di famiglie numerose (5 o più componenti) rispetto agli altri territori.
"Nei territori in cui il cibo viene principalmente gettato come parzialmente o totalmente non utilizzato, le azioni preventive dovrebbero concentrarsi sulle abitudini di acquisto – spiega Laura Rossi, dirigente di ricerca Crea Alimenti e Nutrizione e coordinatrice CREA dello studio –. Laddove, invece, il cibo viene scartato principalmente come avanzo dei pasti o dopo la conservazione, occorre potenziare le capacità culinarie delle persone, mirando alle giuste quantità e a riutilizzare gli avanzi dei pasti".