Marche patria del biologico, Verdicchio e Rosso Conero al top

Le Marche si distinguono per la produzione di vino biologico di alta qualità, con attenzione all'ambiente e alla sostenibilità. La certificazione bio richiede impegno e sacrificio, ma è apprezzata dai consumatori. L'Istituto marchigiano tutela vini promuove il settore, trainato da vini come il Verdicchio e il Rosso Conero, esportati principalmente negli Stati Uniti, in Germania, in Svezia e in Svizzera.

Marche patria del biologico, Verdicchio e Rosso Conero al top

Marche patria del biologico, Verdicchio e Rosso Conero al top

Non basta spingere un bottone e affidarsi a un semplice clic per produrre vino biologico. Servono sacrificio, attenzione, rinuncia spesso alle grandi produzioni per ettaro e passione. Le bottiglie bio sono un valore aggiunto sia in termini di qualità di prodotto che di azione di tutela e salvaguardia dell’ambiente. Le Marche, terra del Verdicchio (le capitali sono Jesi e Matelica), ne hanno fatto un vanto e una scelta già alla fine degli anni Novanta e su questo percorso gran parte dei produttori fonda la propria filosofia aziendale. Produrre con certificazione bio non è né facile né comodo, perché la certificazione prevede un protocollo di controlli stringenti, sia in vigneto che in cantina, e le verifiche hanno costi superiori per le imprese. Eppure i consumatori apprezzano questa scelta di sostenibilità, un concetto forte soprattutto per gli stranieri che amano trascorrere le vacanze negli agriturismi delle dolci colline marchigiane, dove in vetrina c’è sempre un’ampia presentazione di vini. L’Istituto marchigiano tutela vini diretto da Alberto Mazzoni (presidente Michele Bernetti) ne fa un vanto e una bandiera in una regione che oggi contempla venti denominazioni (15 Doc e 5 Dogc) e una Indicazione geografica protetta (Igt). Da queste parti, nonostante la generale flessione dei consumi, il settore tiene. Il comparto vino comprende 11mila aziende, 18mila ettari coltivati con una produzione media regionale che negli ultimi quattro anni registra una produzione di 880mila ettolitri a stagione. L’Istituto marchigiano tutela vini (500 associati) è il frate guardiano della qualità e della promozione del brand Marche, sostenuto con forza anche dalla Regione. Se si dovesse individuare una capitale del bio, comprese anche le altre coltivazioni, la medaglia d’oro va consegnata a Urbino, patria di Raffaello, città di grande cultura che da antesignana fra le prime ha elaborato una proposta turistica col vino al centro e che si basa sulla combinazione tra sport, ambiente, accoglienza nella natura e arte. Rosso Conero e Verdicchio sono i prodotti di punta delle Marche che a loro volta trainano anche l’export, che ha come mercati principali Stati Uniti, Germania, Svezia e Svizzera. Sono coltivati anche Passerina, Pecorino, Lacrima, Ciliegiolo, Montepulciano, Malvasia, Sangiovese, Trebbiano toscano, Vernaccia, Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero. Il piano di promozione e marketing elaborato da Imt prevede per tutto il 2024 degustazioni, seminari, Master class, eventi in presenza e on line. Brindisi continuo.

Beppe Boni