Siccità, alluvioni, malattie delle piante. L’agricoltura, in Emilia Romagna, negli ultimi anni non si è fatta mancare niente. Eppure è una regione che fa del suo nome nel mondo ancora ciò che mangia. L’orgoglio, uno dei tanti, per cui è conosciuta fuori dai suoi confini.
Alessio Mammi, assessore regionale all’Agricoltura: andiamo con ordine. Si parlava di siccità.
"Un fenomeno in crescita che colpisce ormai tutta l’Europa mediterranea. La situazione nel nostro Paese è critica ed è dovuta anche a un combinato disposto molto negativo che vede il calo del 40% delle precipitazioni negli ultimi 20 anni e l’aumento costante delle temperature". Non benissimo per le colture.
"La crisi idrica mette in grave difficoltà le nostre produzioni agricole, soprattutto pomodori, mais, frutta, riso".
Come reagire?
"Abbiamo avviato, in tutta la regione, progetti per 683 milioni di euro, dedicati all’ammodernamento delle infrastrutture idriche, a investimenti per la sicurezza del sistema irriguo, a opere di bonifica strategiche e a fondi, oltre 13 milioni di euro, per la realizzazione di nuovi invasi consortili. Nel complesso, un vero e proprio piano Marshall per mettere in sicurezza l’approvvigionamento".
Abbiamo avuto anche le alluvioni, problema opposto.
"Le alluvioni del maggio 2023 hanno provocato al sistema agricolo quasi 1 miliardo di euro di danni. Un colpo duro per una regione che in agricoltura realizza circa 34 miliardi di euro".
Sono arrivati ristori?
"I fondi sui quali si può contare fino a ora per il comparto agricolo sono un terzo dei danni diretti e indiretti accertati, per 325 milioni di euro. Di questi, 106 milioni sono stati stanziati nel Fondo di solidarietà delle Regioni italiane. Alti 50 milioni arrivano dalla Legge 100 del 2023 attraverso la piattaforma nazionale AgriCat, e altri 50 milioni di euro sono stati destinati ai danni zootecnici e da frane. Inoltre il fondo di crisi europeo, cofinanziato dal Governo, ha messo in disponibilità 100 milioni di euro. La Regione ha garantito 21 milioni di euro del Programma di Sviluppo Rurale per il ripristino produttivo dei suoli. Ma tutto ciò non è bastato ad assicurare una ricostruzione totale delle infrastrutture e dell’indennizzo alle produzioni. Continuiamo a stare al fianco degli agricoltori".
E l’export agroalimentare? Ha retto alle calamità?
"Nel 2023 le nostre esportazioni agroalimentari hanno superato i 9.700 milioni di euro, il 15,7 per cento di quanto venduto all’estero dall’Italia, in crescita rispetto al 4,6 euro del 2022".
Quanto di questo deriva dai marchi Dop e Igp?
La Food Valley emiliano-romagnola, con le sue 44 produzioni Dop e Igp, vale di 3,6 miliardi di euro su 8,5 miliardi a livello nazionale e il comparto agroalimentare vale nel suo complesso vale 34 miliardi di euro, di cui quasi 10 miliardi esportati".
C’è un tema, però, che mina le produzioni. Manca lo spazio per coltivare. La Regione da 7 anni ha detto stop al consumo di suolo. Ha funzionato?
"Uno studio commissionato alle Università di Parma e di Bologna e dell’Istituto sui trasporti e la logistica, che ha coinvolto 226 dei 330 comuni della regione, ha calcolato una decadenza del 69,7 % delle previsioni in espansione dei piani urbanistici vigenti. Parliamo di 15.274 ettari dei 21,922 ettari previsti in precedenza. Dunque l’impatto è stato considerevole".
Una recente polemica nazionale ha riguardato l’utilizzo di suolo per il fotovoltaico.
"Ci siamo visti d’accordo con il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. La norma prevedeva l’impianto di pannelli solari nei pressi di autostrade e zone produttive. Una deroga che, per una regione come l’Emilia Romagna, basterebbe guardare una carta geografica, avrebbe un impatto devastante sugli ettari di terreni coltivabili".
Tra le piaghe dell’agricoltura a livello nazionale si annoverano anche il caporalato e lo sfruttamento del lavoro. Da queste parti non è diverso.
"La regione con le sue 1.675 aziende iscritte alla rete del Lavoro Agricolo di qualità costituisce circa un quarto di quelle totali (sono 6.506 quelle a livello nazionale) rappresenta un modello di riferimento. Noi, come Regione, già dalla vecchia programmazione, nei bandi per l’erogazione di contributi per gli investimenti aziendali prevedevamo una premialità aggiuntiva a chi è iscritto alla rete del lavoro agricolo di qualità. Non per premiare un qualcosa che dovrebbe essere scontato, ma per incentivare le aziende a rendersi trasparenti e isolare chi decide di rimanere in un sommerso in cui possono nascondersi irregolarità e sfruttamento".
Questa è la food valley. Si dice. Ma è anche la wellness valley, la packaging valley, la motor valley. Dove sta la verità?
"Siamo tutte queste cose insieme, ed è questo il segreto: un tessuto produttivo fatto di eccellenze abituate a interagire tra loro, come da sempre sappiamo fare".