Cso Italy, fondata nel 1998, è una realtà unica in Italia che associa molte delle aziende leader nella produzione e commercializzazione della ortofrutta. Cavalier Paolo Bruni, presidente di Cso Italy, ci parli del progetto Bio Made in Nature.
"Il progetto Made in Nature è la campagna europea finanziata dall’Ue e dalle principali imprese italiane del biologico socie di Cso Italy. Ha lo scopo di promuovere l’adozione di una dieta sana, oltre che sostenibile, contribuire a migliorare la salute e il benessere dei cittadini Ue, diminuendo così la spesa sanitaria degli Stati membri. I prodotti promossi rispettano rigorosamente i ritmi delle stagioni e sono coltivati nelle migliori aree d’Italia. Una terra ricca di storia e cultura agricola con una superficie biologica di 1,8 milioni di ettari (su 12 milioni totali) e oltre 72mila operatori certificati. Seguendo il corso delle stagioni, il consumatore può contare su una scelta di frutti saporiti e verdure freschissime, rispettosi di biodiversità e differenti caratteristiche di ciascun prodotto. In questa campagna le aziende coinvolte sono: Brio, Canova, Ceradini, Conserve Italia, Orogel fresco e Veritas Bio Frutta". Quali sono le prospettive per la pericoltura?
"La pericoltura ha vissuto momenti molto critici, a causa di una sempre maggiore difficoltà a produrre. Il cambiamento climatico soprattutto, ma anche insetti alieni e malattie fungine, ogni anno finiscono per falcidiare la produzione. Le rese medie per ettaro, solitamente intorno a 25 tonnellate, negli ultimi cinque anni si sono posizionate mediamente su 14 ton/ha, con minimi anche di 6-7 tonnellate nel 2021 e nel 2023. La difficoltà a produrre determina non solo un calo della redditività della coltivazione, ma perdite economiche ingentissime. Si stima che nel 2023 le aziende che hanno avuto problemi produttivi importanti non solo non hanno generato reddito, ma hanno perso circa 13mila euro per ogni ettaro coltivato a pere. È chiaro che la situazione sta portando all’abbandono della coltivazione per molte aziende, con cali di superficie significativi. Ma in questi anni sono stati fatti grandi sforzi dal mondo produttivo per rilanciare il settore: con la nascita di UNAPera si è innescato un percorso virtuso in cui le parole d’ordine sono diventate sinergia, razionalizzazione, obiettivi chiari e condivisi. Importantissimo è quanto si sta facendo sul piano di ricerca e sperimentazione. È in fase di realizzazione un progetto di medio periodo che abbraccia difesa, impiantistica, l’irrigazione e il post raccolta". Ci illustri i risultati della ricerca su come i giovani possono preferire frutta e verdura.
"La ricerca è realizzata in collaborazione con l’Istituto Piepoli: il dato di partenza è che negli ultimi anni le abitudini alimentari si sono diversificate. È aumentata l’offerta di cibi, è cresciuto l’influsso di culture alimentari diverse e si hanno a disposizione più informazioni sui vari regimi alimentari. Da una parte il giovane cerca uno stile alimentare corretto ed equilibrato, dall’altra si concede momenti in cui si abbandona al cibo come piacere. Ma prevale ampiamente il primo atteggiamento. E cresce la quota dei crudisti, vegani e vegetariani nei ragazzi tra 14 e 20 anni. Lo studio ha evidenziato come mangiare bene sia un piacere (per un ragazzo su due), il made in Italy è un valore (per il 41% del campione). Il 47% dei ragazzi vorrebbe imparare ad alimentarsi meglio. Ed è qui che entra in ballo l’ortofrutta: il 42% dei giovanissimi (14-20 anni) e quasi la metà dei più grandi (20-26 anni) dichiarano di mangiare frutta regolarmente, quasi tutti i giorni. Meno appeal ha la verdura, che scende al 34% nella fascia dei giovanissimi. Nella scelta di consumo di almeno la metà dei giovani (uno su due mangia frutta e verdura, perché sono buone e fanno bene) contano molto i modelli positivi: abitudini familiari, modelli di riferimento, educativi. Nell’idea dei giovani una promozione efficace del consumo di frutta e verdura potrebbe partire dal ricorso a testimonial autorevoli: sportivi, influencer, personaggi dello spettacolo, tramite il mezzo di comunicazione più apprezzato dalla GenZ, cioè i social. I giovani si disaffezionano quando non trovano la qualità e la modalità di consumo è difficile da gestire così come quando ravvisano dei prezzi non alla portata".